Philip Larkin, i Beatles e la rivoluzione sessuale

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Philip Larkin (1922-1985) è un poeta britannico poco conosciuto in Italia, ma è molto noto in patria per le sue raccolte di liriche quali The Less Deceived, The Whitsun Weddings e High Windows ed è stato considerato dalla Poetry Book Society il poeta più amato dagli inglesi.

Spirito caustico, dissacrante, misogino, privo di illusioni, consapevole del ruolo di transizione rappresentato dagli anni Sessanta tra il vecchio e il nuovo sistema sociale e culturale, Larkin cita in Annus Mirabilis, una sua lirica del 1967, Please Please Me, il primo album dei Beatles.

Il disco uscì nel 1963, quando lo scrittore aveva 41 anni, e viene menzionato come un elemento innovativo che si colloca in un momento in cui venivano rigettati le vecchie ipocrisie e i moralismi legati alla tematica dei rapporti prematrimoniali, nell’ambito della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta.

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Un altro fattore che secondo Larkin contribuisce a mutare la visione del mondo è legato alla letteratura: nel 1960, infatti, la censura sul romanzo L’amante di Lady Chatterley di D. H. Lawrence viene tolta e i lettori inglesi possono finalmente addentrasi tra le pagine di un libro che mette a nudo la passione amorosa senza mezzi termini.

Sexual intercourse began
In nineteen sixty-three
(which was rather late for me) –
Between the end of the “Chatterley” ban
And the Beatles’ first LP.

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Secondo Larkin, prima del 1963 i rapporti tra uomini e donne, per raggiungere lo scopo dell’atto sessuale, erano basati su un gioco di contrattazioni, su schermaglie femminili per farsi sposare, per avere l’anello al dito e legittimare ciò che la parte più conservatrice della società britannica almeno in apparenza, considerava inaccettabile, vale a dire il sesso prematrimoniale. Fino a quel momento, un senso di vergogna pervadeva gli esseri umani, a partire dai sedici, anni, per la consapevolezza dei propri desideri che potevano essere soddisfatti, in molti casi, solo dopo il matrimonio, con tutta l’ipocrisia e il moralismo che questa visuale comportava.

Up to then there’d only been
A sort of bargaining,
A wrangle for the ring,
A shame that started at sixteen
And spread to everything.

Nel 1963, le canzoni del primo album del quartetto di Liverpool non inneggiano esplicitamente al sesso, se non tramite velate allusioni quali Please, please me, oh yeah, like I please you, oppure She was just seventeen – you know what I mean. Tuttavia veicolano una nuova visione del mondo, fatta di autentica gioia di vivere: “un senso freschissimo di libertà, paragonabile alla gioia di un’uscita anticipata da scuola in un pomeriggio di sole”, come afferma Ian MacDonald nel suo Revolution in the Head (tradotto in italiano con il titolo The Beatles – L’opera completa).

Then all at once the quarrel sank:
Everyone felt the same,
And every life became
A brilliant breaking of the bank,
A quite unlosable game.

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Larkin, nel 1963, era già troppo vecchio (è lui stesso ad affermarlo) per beneficiare di questo mutato ordine di cose, di questa moderna mentalità, e tuttavia trasmette ai lettori una sorta di nostalgia per un’occasione mancata, una sottile invidia per le nuove generazioni che poterono approfittare delle atmosfere più permissive e godere appieno le propria giovinezza. “Sdoganare” il sesso prematrimoniale significa infatti, secondo il poeta, riequilibrare i rapporti tra uomini e donne, creare uguaglianza tra i sessi e rendere l’amore un gioco dove non si vince e non si perde (a quite unlosable game).

Forse il misogino Philip non si sarebbe lasciato andare al nuovo stile di vita, non avrebbe “saltato il banco di continuo”, avaro com’era di denaro e di sentimenti, ma al tempo stesso non si concede considerazioni negative, mantenendo le sue affermazioni sul filo di un equilibrio che fa nascere anche in chi non ha vissuto quell’epoca il desiderio di essere stato protagonista di quegli anni.

Larkin era stato molto più esplicito nei confronti della rivoluzione sessuale citando ciò che la rese concretamente possibile, vale a dire gli anticoncezionali, nella lirica High Windows (le “alte vetrate” sono quelle di una chiesa, e la Chiesta secondo l’autore è colpevole, con la sua ipocrita morale, di aver frenato le naturali pulsioni di molte persone, tra le quali lui stesso):

When I see a couple of kids

And guess he’s fucking her and she’s

Taking pills or wearing a diaphragm,

I know this is paradise.

Everyone old has dreamed of all their lives…

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Tornando a Annus Mirabilis (il titolo cita una poesia di John Dryden del 1667, in cui l’”anno meraviglioso” è quello in cui tanti eventi determinanti, come l’epidemia di peste e il Grande Incendio di Londra, si verificarono) ancora una volta, nell’ultima strofa che riprende la prima, i Beatles vengono citati, sia pure en passant, come una forza propulsiva in grado di cambiare il mondo, abbattere muri, rovesciare sistemi e portare nuova energia e gioia di vivere nella vita di milioni di persone, tanto negli anni Sessanta quanto successivamente.

So life was never better than
In nineteen sixty-three
(Though just too late for me) –
Between the end of the “Chatterley” ban
And the Beatles’ first LP.

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Traduzione di Luca Alvino

La vita sessuale è cominciata
nel millenovecentosessantatré
(che era già piuttosto tardi per me) –
tra la fine del bando a Lady Chatterley
e i Beatles con il primo trentatré.

Fino allora c’era stata solamente
come una sorta di negoziazione
un eterno diverbio per l’anello,
un senso di vergogna che iniziava
a sedici anni e si insinuava ovunque.

E poi, di punto in bianco, si cessò
di litigare, a decisione unanime,
e la vita di ciascuno diventò
un far saltare il banco di continuo,
un gioco a cui non si poteva perdere.

La vita dunque non fu mai più bella
che nel millenovecentosessantatré
(anche se un po’ troppo tardi per me) –
tra la fine del bando a Lady Chatterley
e i Beatles con il primo trentatré.