La mostra di Giovanni Tagliavini all’ARCI Bellezza di Milano

“La bellezza ci salverà”: una affermazione programmatica, che rimanda al saggio di Tzvetan Todorov La bellezza salverà il mondo, nel quale si indica l’arte come via che conduce all’aspirazione all’assoluto. Il filosofo bulgaro, a sua volta, aveva citato una celebre frase tratta dal romanzo L’idiota (1869) di Dostoevskij. Un’idea particolarmente significativa, questa, in un momento come quello attuale, in cui le tensioni a livello mondiale si susseguono e pertanto soltanto la bellezza – che sia rappresentata dalla natura, dall’arte, dalla musica o dai legami affettivi – può offrire consolazione e protezione dalle angosce del quotidiano.

La bellezza ci salverà è anche il titolo della mostra di Giovanni Tagliavini, allestita presso la Palestra Visconti, nel seminterrato dell’ARCI Bellezza di Milano, che è stata inaugurata lo scorso 21 febbraio. La scelta di tale spazio non è casuale, e non si basa soltanto su un gioco di parole relativo alla location (il circolo prende il nome dalla via in cui è situato, intitolata allo scultore e orafo Giovanni Bellezza) ma ha una grande valenza storica, perché proprio qui vennero girate alcune scene del film Rocco e i suoi fratelli, quelle in cui il protagonista e il fratello Simone si allenano nella palestra di pugilato.

photo by Mary Nowhere

Tagliavini, che ha lavorato in pubblicità, come illustratore per testate come Diario e Il Manifesto e ha disegnato diverse copertine di libri (tra cui il recente La mia storia del jazz di Gaetano Liguori), realizza le proprie opere utilizzando una tecnica molto particolare. Partendo da un dipinto, l’artista lo scannerizza, lo rielabora con Photoshop e alla fine ottiene un quadro digitale, che viene stampato su un supporto di alluminio. I lavori ottenuti possono essere di piccole o di grandi dimensioni. Quello che li accomuna è la presenza dei volti scolpiti, geometrici, l’uso dei colori vivaci ed il motivo del labirinto, che diventa parte integrante delle sembianze dei personaggi, sotto forma di spirale o di linee spezzate.

Nelle capigliature dei due protagonisti di AfroBacio, opera ispirata alle maschere africane, la texture labirintica va ad intessere le capigliature dei personaggi. La tematica della migrazione è trattata in Arrivanti, dove compaiono ancora le variopinte maschere, e in Lampedusa, abbronzatissimo, in cui l’uomo raffigurato alza le mani, inerme, lanciando un grido di dolore, sotto un cielo rosso sangue, davanti all’indifferenza di chi non lo accoglie. Attonito è lo sguardo, invece, del personaggio che indossa il Giubbotto di salvataggio. Anche la pandemia non lascia indifferente l’artista, al punto che il protagonista di Maskera satura indossa una FFP2 che gli copre la maggior parte del volto, sia pure in trasparenza, mentre la Donna a metà porta una mascherina chirurgica al collo come fosse un monile.

Non possono mancare ispirazioni che rimandano alla politica e alla storia italiana: Funerali in Duomo ricorda la strage di piazza Fontana, il 12 dicembre 1969, mentre La classe operaia va in paradiso allude alle manifestazioni di piazza di cinquant’anni fa, utilizzando il colore rosso per definire i profili dei fieri volti dei partecipanti sul nero dello sfondo.

photo by Mary Nowhere

Sono presenti anche gli autoritratti dell’artista, che vanno da IOioio oi in cui pennellate decise di rosso e di nero ne definiscono il viso, al psichedelico IO occhiali. Elementi psichedelici appaiono anche in Post-trance, in cui il personaggio raffigurato sembra appena tornato da un trip, mentre Stupefa… è un volto giallo dagli occhi allucinati e con il mento proteso. Compaiono anche delle immagini femminili, come la Donna al mare in bikini e la ragazza in topless di Ancora mare, che con le braccia alzate e le mani incrociate dietro la testa ricorda la figura centrale delle Demoiselles d’Avignon.

Molto squadrati sono infine i contorni della sagoma umana di 1, nessuno, 100000 io e me, realizzato dall’artista assemblando all’interno del profilo particolari di altri dipinti. Nella testa, poi, compaiono, come in un personale Sergeant Pepper, i volti di numerosi personaggi dell’ambiente artistico e culturale.

La mostra, aperta fino al 6 marzo 2022, è stata curata da Jean Blanchaert ,mentre la creative director è Paola Manfrin. Lunedì 28 febbraio, dalle ore 20, si terrà poi lo spettacolo teatrale/musicale Canti d’amore e di libertà, con Milton Fernandez ed Angel Galzerano.

Gli orari di apertura sono i seguenti:
Lunedì 18.30-23.30
Martedì 14.30-23.30
Mercoledì 14.30-17.30
Giovedì 14.30-17.30
Venerdì 14.30-17.30
Sabato 11.00-17.00
Domenica 11.00-14.00

Per accedere è obbligatoria la tessera ARCI. L’ingresso è gratuito.

Per ulteriori informazioni: gtagliavini@tiscali.it

photo by Mary Nowhere