Si è svolta ieri a Figino Serenza la 18ma edizione del Townes Van Zandt Festival

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Grandi emozioni, ieri 14 maggio 2022, al Townes Van Zandt Festival, ma non sono emozioni che si provano ad un concerto qualsiasi. La kermesse organizzata da Andrea Parodi è giunta alla diciottesima edizione ed è stato un gradito ed attesissimo ritorno dopo due anni di “stop”. Le edizioni sarebbero state 20 se non ci fossero stati i due anni di pandemia: ricordo ancora il mio penultimo biglietto, la cui data stampata era 7 marzo 2020, e lo sconforto provato in quel periodo, tanto per l’annullamento degli eventi che per la grande incertezza che serpeggiava, ma è superfluo parlarne. Il Townes, in realtà, non si è mai fermato, perché si è trasformato in un canale YouTube dove sono state trasmesse ben 38 puntate che raccontavano tutto ciò che girava attorno alla manifestazione dedicata al cantautore texano ed ai suoi protagonisti.

Tuttavia quella di ieri è stata l’edizione che tutti stavano aspettando, e non solo per la grande musica e gli straordinari talenti che si sono esibiti sul palco del Teatro “Sacro Cuore” di Figino Serenza. Perché il TVZ Festival non è solo un concerto: è un vero e proprio momento di aggregazione per centinaia di persone che si riuniscono in virtù di una passione comune, dall’Italia e da tutta Europa. Gli stessi musicisti sono arrivati da tutta Ia penisola, da altri stati europei, dagli USA e dal Canada, per rendere omaggio ad un songwriter forse meno noto di altri al grande pubblico, ma immensamente amato, interpretando le sue immortali canzoni in versioni spesso riarrangiate e personali. Molti di loro hanno percorso lunghe distanze per salire sul palco e cantare un solo brano, ma l’importante, al Townes, è esserci.

Angie, Andrea Parodi e Scarlet Rivera

Senza retorica, partecipare al festival, in qualità di spettatore o di performer, è come far parte di una grande famiglia. Si respira un’atmosfera amichevole e conviviale prima, durante e dopo la serata. Musicisti e pubblico si incontrano negli spazi intorno al teatro, conversano, si ritrovano e si riabbracciano. Le distanze, quelle a cui la pandemia ci aveva abituati, tornano ad accorciarsi, ed è possibile incontrare e magari trascorrere un po’ di tempo con personaggi del calibro di Scarlet Rivera, la violinista di Desire e del Rolling Thunder Review di Dylan, o Eric Andersen, che ha alle spalle sessant’anni di carriera e che con Van Zandt ha anche inciso un disco, o Tim Grimm, attore e songwriter i cui brani sono sempre ai primi posti nelle classifiche folk USA.

Eric Andersen

Tutti questi artisti internazionali saranno poi in tour, nei prossimi giorni e settimane, ed i loro percorsi si intersecheranno più volte: così, ad esempio, nel pomeriggio di domenica 15 maggio lo stesso Grimm insieme a Chris Buhalis e Thom Chacon ha reso omaggio, nel suggestivo Castello Visconti di San Vito a Somma Lombardo, ad un altro grandissimo cantautore scomparso di recente, John Prine. La “Queen of Swords” Scarlet Rivera, invece, condividerà il palco proprio con Thom Chacon in numerose tappe del suo tour, che si concluderà il prossimo 24 maggio a Verano Brianza.

Peter Bonta, Luca Rovini, Paolo Ercoli

In tre ore di spettacolo, presentato come sempre con verve ed ironia da Alessio Brunialti, si sono avvicendati sul palco musicisti di casa nostra come Michele Dal Lago e Giusi Pesenti con la loro versione di Pueblo Waltz, impreziosita dal timbro della “sega musicale”, poi James Meadow con Our Mother the Mountain e Claudio Alcara con un’intensa interpretazione di All I Need . Direttamente dalla California, poi, il duo degli Open Road, chitarra e violino, con la loro Loretta; da Pisa, invece, uno dei più “americani” tra i cantautori nostrani, Luca Rovini, con una bellissima versione da lui tradotta in italiano di I’ll be here in the morning, accompagnato dal fedele Peter Bonta, già membro di Rosslyn Mountain Boys e Artful Dodgers, e dal virtuoso di dobro e pedal steel Paolo Ercoli, che con le sue ricercate sonorità ha arricchito le performances della maggior parte dei musicisti.

Eddy Ray Cooper

Dalla Francia, invece, un altro habitué del Townes, Eddy Ray Cooper, con una accattivante e applauditissima interpretazione di No Deal; a seguire, il trio dei Lonesome Pynes con la loro traduzione di Tower Song– La Torre, a loro avviso uno dei brani più suggestivi e malinconici di Van Zandt; dalla Germania, poi, Mr Jones ha interpretato Lungs. Alex Kid Gariazzo, accompagnato da Angie (basso) e Riccardo Maccabruni (fisarmonica) ha proposto Mr Bojangles (Jerry Jeff Walker); a loro si sono uniti Scarlet Rivera e Andrea Parodi, con la versione da lui tradotta di Tecumseh Valley, ambientata in Liguria e Sardegna.

Marco “Python” Fecchio e Tim Grimm

Uno degli ospiti più attesi, Tim Grimm, ha eseguito due brani dal suo ultimo album Gone: Joseph Cross, un pezzo del suo amico Eric Taylor, e Dreaming of King Lear, dedicato allo stesso Taylor, a Michael Smith e a David Olney, tutti e tre scomparsi lo scorso anno. Si tratta di una toccante composizione che esprime cordoglio per la loro perdita, ma anche gratitudine per la musica che essi ci hanno donato. Travolgente, poi, il set di “Banana”Lowell Levinger, seguito da quello di un altro personaggio strepitoso, Eric Andersen con Meadowlark e Snowin on Raton, quest’ultima con la partecipazione della moglie Inge ai cori.

Alex Gariazzo, Thom Chacon e Andrea Ramolo

Nella parte conclusiva, un connubio di artisti nostrani ed internazionali: Dominik Plangger & Claudia Fenzl, Daimon 27 (Luca Dai) e Miki Martina si sono alternati con Chris Buhalis, che ha proposto due brani, tra cui un delizioso duetto con Claudia Buzzetti (Pancho & Lefty), e a seguire l’affascinante e talentuosa italo-canadese Andrea Ramolo, che dopo una suadente Lover’s Lullabye ha dato vita ad un altro duetto insieme a Thom Chacon, interpretando If I Needed You, una delle più belle canzoni d’amore composte da Van Zandt. Da segnalare, poi, l’omaggio a John Prine, morto di Covid due anni fa, da parte dello stesso Chacon, con la sua versione di Mexican Home. Gran finale, poi, con tutti i musicisti sul palco per una corale e coinvolgente Blowin’ In The Wind.

Paolo Ercoli, Claudia Buzzetti e Chris Buhalis

Dopo il concerto, come da tradizione, ci si ritrova tutti insieme, artisti e pubblico, per cenare, mentre i musicisti improvvisano jam sessions e succedono, proprio come dice il “padrone di casa” Andrea Parodi, cose straordinarie: così, ad esempio, “Banana” Lowell Levinger, leggendario fondatore degli Youngbloods e grande estimatore del nostro Paese, della nostra cucina e della nostra lingua, si è cimentato con una appassionata e divertente versione de L’italiano di Toto Cutugno. Il Townes Van Zandt Festival è anche questo: un ritrovo tra amici vecchi e nuovi, in cui la musica di questo mai dimenticato cantautore è il linguaggio universale che unisce centinaia di persone animate dal desiderio di condividere esperienze memorabili.