Allo Spazio Gloria di Como, ieri sera, la diciassettesima edizione del tradizionale tributo a Fabrizio De André
Navigammo su fragili vascelli
per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
che la pietà non vi rimanga in tasca.
(Recitativo/Corale, da “Tutti morimmo a stento”, 1968)
Il multiforme universo di Fabrizio De André si compone di brani che fanno parte dell’immaginario collettivo, che sono stati inseriti nelle antologie scolastiche o che vengono citati per le immagini memorabili, poetiche, sarcastiche, lapidarie che contengono. Ma anche di canzoni meno conosciute, perle preziose della sua produzione, che proprio per questo attirano l’attenzione di artisti e band che decidono di riproporle, dimostrandone la straordinaria attualità. E ieri sera autentiche “gocce di splendore” i pezzi più amati ma anche quelli più ricercati – sono state elargite agli spettatori che hanno assistito a “Dai diamanti non nasce niente”, l’annuale concerto-tributo al cantautore genovese che si è tenuto allo Spazio Gloria di Como.


Giunta alla diciassettesima edizione, la kermesse lariana è, insieme a quella organizzata dal circolo milanese “Metromondo”, una delle più longeve iniziative di omaggio al songwriter sul territorio lombardo. Questo terzo weekend di gennaio ha visto lo svolgimento di entrambe le manifestazioni con la consueta fortissima partecipazione di pubblico. La serata comasca ha avuto come protagoniste cinque proposte musicali eterogenee per tipologia e provenienza, ma accomunate dall’intento di voler fare propri tanto i “classici” del repertorio deandreiano che brani più insoliti. La conduzione era affidata, come sempre, alla verve del giornalista Alessio Brunialti.
Ad aprire il concerto, come è avvenuto l’altra sera a Segrate, è stata Marinella, con due recitativi (Le nuvole e Recitativo/Corale), insieme a Se ti tagliassero a pezzetti e infine  çímma, scritta a quattro mani con Ivano Fossati ed emblema, come tanti altri pezzi di Faber, della volontà di riscatto degli emarginati. La cantautrice, che è anche docente di filosofia in un liceo musicale, sta lavorando al suo primo EP, che conterrà storie di vita vissuta di diversi personaggi, in linea con l’ispirazione che condusse più volte lo stesso De André a tratteggiare ritratti di figure divenute veri e propri archetipi.

L’esibizione dell’artista modenese è stata seguita dall’intervento di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, scrittori ed attivisti per la pace, il disarmo e la tutela ambientale, che hanno presentato i loro ultimi due libri “Resistenza e nonviolenza creativa” e “Memoria e futuro”, entrambi editi da Mimesis. Alle pubblicazioni curate dalla coppia hanno collaborato figure da sempre impegnate nella diffusione della cultura della pace, come Alex Zanotelli, Moni Ovadia e Vittorio Agnoletto. Il fil rouge che lega le loro iniziative a Fabrizio De André è lo spirito libertario di quest’ultimo, che spesso si è espresso contro l’assurdità della guerra, contro le logiche del potere e in favore della dignità degli ‘ultimi’.

È stata poi la volta del quintetto saronnese Figli di un temporale, che ha interpretato il brano che ha ispirato il loro moniker, Fiume Sand Creek, e la suggestiva Ho visto Nina volare, ma particolarmente apprezzati sono stati la loro versione quasi ‘prog’ di Nella mia ora di libertà e l’arrangiamento ‘pinkfloydiano’ di Amico fragile.

A seguire Gio Bressanelli, valido cantautore cremasco già ospite in una precedente edizione dell’evento, si è esibito insieme al chitarrista Francesco Guerini. Particolarmente riuscita la sua rivisitazione di un brano inconsueto come Sidun, accompagnato dal timbro del bouzouki, e di Preghiera in gennaio, che De André compose dopo il suicidio dell’amico Luigi Tenco, avvenuto il 27 gennaio 1967:
Meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare
Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.

Molto attesa, poi, la performance dei comaschi 404, band-rivelazione dello scorso anno, che hanno proposto cinque pezzi, tra i quali Le acciughe fanno il pallone e Un chimico, resi particolarmente affascinanti dall’interpretazione vocale di Noemi Conti. I quattro giovanissimi musicisti, che hanno recentemente pubblicato il loro secondo EP “Interrotti”, sono stati raggiunti sul palco da Sergio Seregni per cantare a due voci Una storia sbagliata; a quest’ultimo si è unito il cantautore comasco Luca Dai per La canzone del padre, uno dei pezzi più emblematici da “Storia di un impiegato”, racconto onirico che esprime il fallimento esistenziale di un uomo.


A chiudere la serata, come è avvenuto a Segrate l’altra sera, la ‘resident band’ del tributo comasco a Faber, vale a dire l’Orchestrina del Suonatore Jones di Renato Franchi, che è anche direttore artistico della manifestazione. L’ensemble si è presentato in versione ‘full band’ con sette elementi. Il loro set si è aperto con Dall’altra parte del vento, che Massimo Bubola volle dedicare nel 2008 all’amico e collaboratore per ricordare la sua prematura scomparsa:
Ho guardato i ricordi dal fondo di un bar
sopra lo specchio inclinato
e ti ho visto seduto nell’oscurità
col tuo bicchiere sul banco
col tuo bicchiere al mio fianco…
Tra i brani proposti, citiamo anche Le storie di ieri, composta da De André insieme a Francesco De Gregori, denuncia dei rigurgiti del fascismo:
E anche adesso è rimasta una scritta nera
Sopra il muro davanti casa mia
Dice che il movimento vincerà
I nuovi capi hanno facce serene
E cravatte intonate alla camicia

La lunga kermesse si è conclusa, come da tradizione, con la jam session che ha visto tutti i musicisti sul palco per le versioni corali di Geordie e Il pescatore.
Le canzoni di Faber ci accompagneranno sicuramente per “mille anni al mondo, mille ancora”; nel frattempo lo Spazio Gloria, come ha annunciato il ‘patron’ Enzo D’Antuono, proseguirà la sua preziosa attività di promozione culturale sul territorio lariano, con proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, concerti ed altri eventi per i prossimi sei anni (nella speranza, ovviamente, che la concessione venga rinnovata anche in seguito). Le “gocce di splendore” rappresentate dalle composizioni di Fabrizio De André continueranno dunque, anche grazie alle iniziative di omaggio a lui dedicate, a comporre la colonna sonora delle nostre vite e ad ispirare artisti e musicisti appartenenti a diverse generazioni.
