L’album Dopo le strade di Renato Franchi e l’Orchestrina del Suonatore Jones 2012 è dedicato a Vittorio Arrigoni e al suo appello “Restiamo umani”
Il 14 aprile 2011, esattamente 13 anni fa, Vittorio Arrigoni detto Vik, scrittore, reporter e attivista umanitario, venne rapito e ucciso, all’uscita dalla palestra di Gaza in cui era solito recarsi, da un gruppo terroristico legato all’area jihadista. In un video pubblicato su YouTube, il giovane pacifista – sostenitore della soluzione “binazionale” alla guerra israelo-palestinese – venne mostrato bendato e legato, mentre i rapitori accusarono l’Italia di essere uno “stato infedele” e l’attivista di essere entrato a Gaza “per diffondere la corruzione”.

Renato Franchi e la sua Orchestrina del Suonatore Jones, da sempre attenti, nel proprio percorso musicale, ai fatti di attualità, ma soprattutto alla promozione e diffusione di una cultura di pace, decisero di dedicare il loro terzo album in studio Dopo le strade… appunti di viaggio… a Vittorio Arrigoni, per rispondere al suo toccante appello “Restiamo umani” ed essere al fianco di tutti coloro che si impegnano in prima persona per costruire una società basata sul rispetto dei diritti umani e della coesistenza pacifica tra i popoli. Il disco uscì il 20 marzo 2012 per l’etichetta Latlantide.
A distanza di oltre un decennio, così il cantautore legnanese ha voluto ricordare la genesi dell’album e la decisione di dedicarlo all’attivista brianzolo.
Vik era un nostro ammiratore ed aveva assistito a diversi nostri concerti, anche se non lo avevamo mai conosciuto personalmente. Nel 2008 aveva segnalato la nostra formazione per un concerto a Bulciago, cittadina della Brianza lecchese di cui sua madre, Egidia Beretta, è stata sindaca dal 2004 al 2014. Nel settembre di quell’anno Vittorio era appena partito per Gaza, così anche in quell’occasione non riuscimmo a incontrarlo: ci fu solo uno scambio telefonico di saluti e ringraziamenti con l’impegno di vederci al suo rientro in Italia, ma il destino fu spietato e la sua morte non ci permise di conoscere quel ragazzo con l’utopia negli occhi, che amava la vita e la musica.
In quel periodo il percorso dell’Orchestrina proseguiva intensamente con tantissimi concerti, mentre sul fronte della creatività nuovi brani andavano ad aggiungersi agli innumerevoli già in repertorio, e l’album “Dopo le strade” è frutto di questo clima. Il suo filo conduttore è l’idea di addentrarsi coraggiosamente nell’incognito per realizzare i propri sogni oltre i confini e i condizionamenti, come aveva voluto fare lo stesso Vittorio Arrigoni.
Come ha spiegato lo stesso Renato, la tematica ricorrente nel disco è quella del viaggio come metafora dell’esistenza, come scoperta di sé e dell’altro. Ma non mancano episodi più intimisti e ricordi di persone e di realtà ormai scomparse, così come passaggi di esplicita denuncia nei confronti dell’ipocrisia, della violenza, della guerra.
Il sottotitolo Appunti di viaggio vuole fare riferimento alle esperienze di Franchi e soci sui palchi di tutta Italia e al loro voler essere tanto un gruppo di proposta del miglior cantautorato italiano (ricordiamo i loro tributi a Fabrizio De André, Pierangelo Bertoli e Luigi Tenco) quanto un ensemble con un ricco canzoniere composto da brani originali.
L’immagine di copertina (uno scatto di Giuseppe Cozzi, autore anche della ricca photo session i cui scatti inediti arricchiscono questo articolo) raffigura la band in una strada di Legnano, città natale di Renato Franchi, a rievocare il titolo del disco, nei pressi del negozio di supporti fonografici “Melody Maker”. Nel digipack è presente uno scritto di Walter Pistarini, autore di numerosi volumi su Fabrizio De André e sulla musica italiana, oltre che infaticabile collezionista di rarità discografiche e grande amico di Renato. Pistarini richiama, nel suo testo, “la passione genuina verso il prossimo, la disponibilità verso gli amici, la voglia di fare” che da sempre contraddistinguono il “viaggio musicale” del cantautore legnanese, e sottolinea come il titolo del full-length richiami “le strade che si incrociano”, quelle dei rapporti umani, della musica e della vita: “ci siamo noi cu sei tu, ci sono io… le nostre storie, le nostre passioni… i racconti del mondo che ci circonda”.

Dopo le strade è un album molto ampio, composto da ben quattordici tracce. A sei inediti firmati da Renato si affiancano una composizione del batterista e vocalist Viki Ferrara, alcuni omaggi alla canzone d’autore, una poesia recitata da Dario Bertini e la riproposizione di Quando la guerra finirà, tratto dall’omonimo album della Kanzonaccio Band, la longeva formazione – attiva dal 1976 al 2001 – evolutasi nei suoi ultimi anni di vita, con alcuni cambi di lineup, nell’Orchestrina del Suonatore Jones.
Il disco si apre con Angeli nel vento, divenuta in breve tempo una delle canzoni più amate della band, un “classico” del loro repertorio che non manca mai nei live. È dedicata a tutte le persone, amici, conoscenti e personaggi che sono stati punti di riferimento ma se ne sono andati troppo presto e che, pur avendo lasciato un grande vuoto, ci accompagnano idealmente con la loro presenza come “angeli”, appunto:
In viaggio nella stessa favola con te
Siamo stelle in mezzo al buio
Con il cuore nello stesso orizzonte di Dio
Siamo solo tu ed io
Al centro della musica
Con canzoni senza tempo
Siamo angeli nel vento
Con in tasca un’ingiustizia
Negli occhi un temporale
Su queste strade che ci fanno volare…
L’ossimoro nel titolo di Baci e pugnali rimanda al contrasto tra la fortuna e il dolore. Il brano si apre con un omaggio a Clarence Clemons, sassofonista di Bruce Springsteen recentemente scomparso, mentre il testo è in parte ispirato da un verso di Macbeth: “Ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini”.
Racconta in proposito Renato Franchi:
Partendo dalla frase di Shakespeare ho mutato i sorrisi in baci, pensando a Giuda e ai veleni della menzogna e dell’ipocrisia da cui bisogna stare sempre in guardia, alle cattiverie e ingiustizie del mondo che diventano metaforicamente pugnali nella schiena lanciati a volte a sorpresa, altre – con precisa volontà – al centro del petto.
L’artista ha voluto rievocare un episodio significativo a cui questa canzone è legata:
Avevo scoperto che un promotore di eventi musicali, nonostante i suoi sorrisi e pacche sulla spalla, non mi stimava, anzi denigrava la mia persona, le mie convinzioni politiche e la mia musica, perciò un giorno lo presi di petto e gli chiesi se aveva qualcosa di personale contro di me. Il personaggio, forse colto di sorpresa, restò letteralmente muto e sgonfio come una ruota di bicicletta bucata: balbettava e non sapeva che cosa rispondere. Quando ci incrociammo nuovamente, a giustificazione del silenzio di qualche settimana prima mi disse che in realtà le mie canzoni gli piacevano, ma risultavano a suo giudizio un po’ “tristi”. Lo guardai dall’alto in basso e lo vidi piccolo, misero e ipocrita. Gli risposi che ognuno ha i propri gusti e che vanno rispettati, ma che non era mia abitudine dare coltellate nella schiena alle persone, invitandolo ad ascoltare “Baci & pugnali” e liquidandolo senza possibilità di replica. Da allora ho “cancellato” molte persone ipocrite dai miei contatti e ho continuato a scrivere canzoni tutt’altro che “tristi” poiché, nonostante la visione pessimistica che talvolta può affiorare, in esse restano intatte fiducia e speranza come fedeli sentinelle del cuore.
Ho camminato su mille strade gonfie di baci e di pugnali
Ho capovolto cuori e stagioni fra mille inganni e tre denari
Ho rivoltato tutti i miei anni sopra i deserti oltre il confine
Ho attraversato tuoni e tempeste, sogni e sentieri pieni di spine
E se mi guardi le mani cerca la linea del cuore
La troverai tra la fortuna e il dolore
E se un giorno passerà una bella canzone
La terrò qui vicina ai miei passi e al tuo cuore…

La title track Dopo le strade è il racconto dell’io che abbraccia il “noi”, racchiudendo il senso di tutto il CD con immagini di viaggio, amori, incontri, delusioni, sconfitte e soprattutto il rifiuto di uno stile di vita all’insegna dell’individualismo e della competizione. Franchi è molto legato alla frase “nel buco della notte sulla ferrovia”, scritta pensando al treno partito dal Binario 21 dalla stazione centrale di Milano in occasione del viaggio/concerto dell’Orchestrina ad Auschwitz nel 2011. Egli ha immaginato un vuoto, una voragine al centro del buio profondo dove era stato seppellito il futuro di migliaia di persone, sradicate con la brutalità e la violenza dai loro affetti e dalle loro case e poi ammassate su carri merci in un viaggio senza ritorno verso la morte:
Dopo le strade, sopra le città
Oltre il sogno, un soffio più in là
Nel buco della notte sulla ferrovia
Con il tempo che vola, che ci porta via
Le strofe successive ripropongono il tema del viaggio come metafora dell’esistenza umana, ma anche le difficoltà che funestano il quotidiano, stagioni musicali e politiche infelici, minacciosi venti di guerra che affliggono vari popoli del mondo:
Dopo le partenze sorridono i ritorni
L’attesa e la pazienza, i passi sono i giorni
Per tutti gli orizzonti di luci e di parole
Nel fuoco dei tuoi occhi che splendono nel sole
Dopo le stagioni dei nuovi briganti
Dopo tutti i diavoli e i loro cantanti
Dopo le giornate di corvi e di vento
Oltre la guerra, sotto lo spavento…
Gino profuma di Sud e narra di quando nei negozi di barbiere si ascoltava e si imparava la musica. La canzone vuole ricordare un parente del batterista Viki Ferrara, lo zio Gino, richiamando sonorità d’altri tempi, con il mandolino che svolge un ruolo da protagonista. Da segnalare, al basso, la presenza dell’eclettico bassista Paolo Donnarumma, che ha rafforzato la parte ritmica da tarantella di questo brano dal sapore antico.
Un caro amico, il poeta Dario Bertini, che con l’Orchestrina aveva realizzato l’album Distilleria di contrabbando due anni prima, è presente in Dopo le strade con una sua lirica, Ricognizione, da lui stesso interpretata.

Tra le altri brani inediti, ricordiamo la già citata Quando la guerra finirà, qui ripresa con un nuovo arrangiamento; Buonanotte, una ninna nanna rock, dedicata alla bellezza e alla gioia dei ritorni; Canta di loro, un pezzo di Piero Milesi dedicato a Fabrizio De André e tradotto dalla lingua originale genovese arricchito dalla tromba di Fabio Beltramini e La nonna della piana, ispirata da un racconto di Alessandro e Davide Saccozza ed ambientata a Roy, in provincia di Vercelli.
Quattro, poi, sono gli omaggi alla migliore canzone d’autore: Caterina di Francesco De Gregori, Filastrocca a motore di Pierangelo Bertoli, Se mi guardi vedi dei Gang – brano, questo, spesso presente nei concerti dell’Orchestrina e successivamente ripubblicato in Oggi, mi meritavo il mare del 2019 – e, infine, Un giorno dopo l’altro di Luigi Tenco. È sorprendente notare come nella recensione comparsa sulla prestigiosa rivista Buscadero, che ha sempre tributato giudizi lusinghieri su Renato Franchi e la sua musica, vengano menzionate solo queste “cover”, a fronte di una ricca sequenza di tracce originali.
A proposito del brano di Tenco, la docente universitaria Mariangela Giusti, autrice di alcuni testi poetici che, in seguito, hanno dato vita alle liriche delle canzoni di Filastrocche scritte per strada, il successivo album dell’ensemble, ha osservato:
Da una parte c’è la voce interiore di Luigi che sperimenta tutte le sonorità profonde possibili, che riflette su di sé, sul tempo che passa giorno dopo giorno, sulla difficoltà a mantenere viva la speranza oltre l’abitudine. Dall’altra ci sono i suoni conosciuti dell’Orchestrina, la voce graffiante di Renato, i ritmi che si rincorrono e puntano all’esterno, alla comunicazione, al coinvolgimento di chi ascolta per ribadire che anche la speranza è un diritto di tutti, sempre.

Nutrita è la schiera di musicisti e collaboratori che hanno suonato nel disco: ai musicisti dell’Orchestrina (Viki Ferrara alla batteria e alla voce, Marta Franchi, flauti e voce, Joselito Carboni, chitarra elettrica e mandolino, Gianni Colombo, organo, tastiere e pianoforte, Carlo “Manolo” Cilibrasi alle percussioni e Roberto D’Amico al basso elettrico) si aggiungono Marino Severini dei Gang in Se mi guardi vedi, il violinista Michele Gazich in I tempi del cuore (il cui testo è stato scritto a quattro mani con Claudio Ravasi), i già citati Paolo Donnarumma e Fabio Beltramini e, infine, Liliana Lanzarotti (violino), Benedetta Spampinato (violoncello) e Dario Cazzola (bouzoki) dell’ensemble “I Re della Cantina”. La regia sonora è affidata a Davide Saccozza.






in alto: Benedetta Spampinato, Liliana Lanzarotti
al centro: Dario Cazzola, Marta Franchi
in basso: Fabio Beltramini, Carlo Cilibrasi
Track list:
1. Angeli nel vento (R. Franchi)
2. Dopo le strade (R. Franchi)
3. Se mi guardi vedi (A. e M. Severini)
4. Caterina (F. De Gregori)
5. I tempi del cuore (R. Franchi – C. Ravasi)
6. Canta di loro (P. Milesi – E. Bianchi – G. Ulivi)
7. La nonna della piana (R. Franchi)
8. Filastrocca a motore (P. Bertoli Pierangelo – M. Dieci)
9. Gino (R. Franchi – V. Ferrara)
10. Baci e pugnali (R. Franchi)
11. Quando la guerra finirà (R. Franchi – G. Colombo)
12. Buonanotte (R. Franchi)
13. Ricognizione (D. Bertini)
14. Un giorno dopo l’altro (L. Tenco)
