La mostra personale di Shifter a Mariano Comense è una esplorazione dell’interiorità umana

Sabato 12 ottobre alle 17 verrà inaugurata, presso lo spazio “La Bottega Arte” di Mariano Comense in via S. Stefano 51, la nuova mostra personale di Sara “Shifter” Pellucchi, dal titolo “Quinte sospese”.
Si tratta di un percorso articolato lungo tappe che includono la pittura e la fotografia, da sempre i mezzi espressivi prediletti dall’artista insieme alla scrittura (Sara ha al suo attivo un romanzo, Foschie, ed altre pubblicazioni, e ha fondato il sito artovercovers.com, che si occupa di recensire copertine di dischi indagando il rapporto tra musica ed arti visive).
L’esposizione comprenderà vari concept, alcuni dei quali verranno esposti per la prima volta. Il filo conduttore è quello dell’isolamento: spesso gli artisti, e Shifter non fa eccezione, hanno bisogno di uno spazio privato, quella “stanza tutta per sé” che Virginia Woolf auspicava in un suo famoso saggio, per potersi esprimere liberamente e, attraverso l’atto creativo, ritrovare sé stessi, le ragioni del proprio agire e l’unità con il Tutto.
Il titolo “Quinte sospese” evoca l’idea di un teatro, come se attraverso un sipario fosse possibile scrutare ciò che accade nei più nascosti anfratti dell’anima da un punto di vista che si pone, idealmente, in alto, così come Sara osserva il cielo dalle finestre della propria mansarda, il luogo in cui realizza i propri lavori. Le opere, dunque, vogliono esprimere questo concetto sotto diversi aspetti e tramite l’utilizzo di mezzi differenti.

Illustri solitudini, trittico di dipinti di grande formato, raffigura tre personaggi accomunati dall’aggettivo “povero”. Povero Diavolo, Povero Re e Povero Spettro sono esseri privi di un’autentica fisicità, abbozzati, artefatti, come avvolti in un bozzolo dal quale emergono solo con la propria testa, sempre contraddistinta da una peculiarità (la corona per il re, le corna per il diavolo, il cappuccio per lo spettro). La loro solitudine sovrasta un paesaggio notturno. Il povero diavolo è, nell’accezione comune, una persona bisognosa ed è il punto di partenza del concept, poiché tre figure (il demone, il sovrano, il fantasma) che nell’immaginario collettivo possiedono notevole forza divengono l’incarnazione di un ossimoro, a voler sottolineare la vanità del potere, tanto di quello spirituale che temporale, o di quello che si può esercitare sugli altri individui.

A seguire, l’inedita sequenza di Ciglia su stati informi di esistenza, in cui protagonista è un corvo, animale al quale è associata una ricchissima simbologia, appollaiato sulla luna, mentre contempla l’abisso che si staglia sotto di lui. Vengono qui ripresi, in parte, elementi già presenti in Sentinelle, quadri di grandi dimensioni in cui coppie di volatili solcavano il cielo nei diversi momenti della giornata.
Le opere che compongono questa serie sono state concepite da Shifter nella solitudine della propria mansarda contemplando dalle finestre la grande biodiversità aviaria, trovandosi idealmente molto in alto, quasi allo stesso livello del volo degli uccelli.
Il corvo, che si ciba di cadaveri, è tradizionalmente simbolo di malaugurio ma in alcune culture, come quella giapponese, è messaggero divino e simbolo di amore genitoriale (la stessa Sara si dedica alla propria attività creativa nelle pause concesse dagli impegni familiari). Esso, inoltre, è sinonimo dell’isolamento volontario di chi ha deciso di vivere su un piano superiore. L’animale è, dunque, un elemento contraddittorio, che racchiude in sé l’infinita varietà della vita ed è accostabile alla figura dell’artista e al suo porsi al di sopra della comune visione del mondo.
La luna, altro elemento denso di innumerevoli significati, vuole essere in queste rappresentazioni una sorta di “occhio” che si apre a contemplare la vastità e l’incomunicabile, ma più in generale la realtà, che a volte appare come una landa desolata in cui è difficile decifrare il senso di ciò che accade.
La voragine evoca le profondità dell’anima, ma simboleggia anche il ventre materno e dunque il tentativo dell’individuo di indagare i recessi della propria interiorità e di ricongiungersi con la fonte della vita. Il concetto di abisso allude agli “stati informi di esistenza”, ma può anche significare l’unione con il Tutto, dall’indifferenziazione dell’infanzia alla dissoluzione della morte, fino al raggiungimento dell’unione mistica.
Ritorna con questo ciclo, nelle opere di Shifter, il tema dell’indagine del sé, che è tanto più approfondita quanto più è possibile per l’artista estraniarsi, anche solo momentaneamente, dalla frenesia delle incombenze quotidiane.

Del tutto innovativo è l’utilizzo dell’AI per la realizzazione di Suono (d’)istanze: l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in rapida espansione in ambito artistico come in molti altri campi, consente a chi lo utilizza di esplorare, oltre al proprio animo, il cosiddetto “inconscio tecnologico”. L’AI è infatti uno strumento che amplia enormemente le potenzialità espressive dell’artista, guidandolo verso orizzonti ignoti a lui stesso. Il software diviene dunque co-autore dell’opera, alla stregua dei mezzi e dei materiali tradizionali che possiedono, per la propria intrinseca natura, tanto potenzialità quanto vincoli.
Nelle foto, al centro di un paesaggio innevato, campeggia una trottola multicolore con un misterioso castello sullo sfondo. Il giocattolo rimanda all’infanzia, all’innocenza e all’immaginazione, ma ci ricorda anche che, come il suo vorticoso roteare, ogni cosa ha un inizio e una fine.
Le istanze sono, nella lezione freudiana, le componenti costitutive della personalità: l’Es, la dimensione più spontanea dell’individuo, vicina al suo “stato di natura”; il Super-Io, ovvero la necessità di adeguarsi alle regole imposte dalla famiglia e dalla società; e infine l’Io, responsabile dei comportamenti umani, in cui si prendono le decisioni e hanno luogo pensieri, rappresentazioni e sentimenti. Le tre istanze devono essere in equilibrio tra loro; se ciò non avvenisse, si verificherebbero disturbi della personalità.
Le circonvoluzioni del giocattolo, nell’intento dell’artista, descrivono i tentativi di costruire l’armonia tra Es e Super-Io per arrivare all’Io, rappresentato dal castello. Per giungere alla meta bisognerà attraversare una distesa che può apparire rassicurante, come un prato innevato sul quale lasciare le tracce del proprio passaggio, o pericolosa, come un lago ghiacciato, a voler enfatizzare ancora di più la dimensione effimera della felicità. Tra movimento e costante ricerca di stabilità, come una trottola che gira incessantemente, le istanze dovranno coprire distanze estese quanto la vita stessa, per raggiungere il traguardo della realizzazione personale.

Tempesta è un altro trittico di dipinti che rappresenta i diversi momenti che conducono dalla quiete e dalla percezione di un cambiamento meteorologico in arrivo fino allo scoppio di un temporale. La tempesta non è necessariamente un elemento negativo, ma può essere anche energia di rinnovamento, che introduce un cambiamento di prospettiva rispetto alla staticità di una situazione.
L’artista è riuscita a catturare l’attimo in cui, accompagnata da venti impetuosi, una perturbazione – spesso molto attesa, come accade durante le settimane di intensa calura estiva – si palesa in modo repentino, mentre il cielo si offusca rapidamente, ammantando di un’ombra minacciosa il paesaggio. Questo improvviso oscurarsi lascia presagire l’arrivo di precipitazioni – acquazzoni o grandine – che, a seconda della loro intensità, porteranno refrigerio alla vegetazione assetata o si scaglieranno con violenza contro la natura e le creazioni dell’uomo.
Ma la tempesta non è soltanto un fenomeno atmosferico, bensì un archetipo dell’agitazione dell’umanità e del mondo, foriera di novità e di “aria di rivoluzione”: Sturm und Drang, cioè “tempesta e impeto”, fu ad esempio un importante e innovativo movimento culturale tedesco, precursore del Romanticismo. Essa, dunque, non è necessariamente forza distruttrice, ma è anche energia di rinnovamento, che introduce un cambiamento di prospettiva rispetto alla staticità della situazione iniziale.

A chiudere, Allegoria dello stupore, ultimo trittico di quadri in cui su uno sfondo brullo e desolato si stagliano oggetti volanti (dirigibili, aeroplani e razzi) legati con un filo ad una scatola, simbolo di sorpresa, di novità da rivelare e, appunto, di stupore.
La scatola è un elemento ricorrente nell’immaginario e nella produzione artistica di Shifter. Essa è un archetipo femminile, raffigurazione dell’inconscio e del corpo materno, poiché contiene un segreto, racchiudendo e separando dal mondo ciò che è prezioso o fragile. Le scatole evocano i pacchi regalo, il Natale, le feste di compleanno e tutti i momenti speciali in cui le persone, soprattutto i bambini, scartano con emozione doni che celano oggetti misteriosi, fonte di novità e, appunto, di stupore. Le tonalità brillanti che le caratterizzano contrastano con lo sfondo quasi monocromatico e con le silhouette degli oggetti neri protesi verso l’osservatore. 
L’oggetto volante rappresenta l’anelito alla libertà, alla fuga, il bisogno che l’essere umano prova, in tutte le fasi della sua vita ma soprattutto in età evolutiva, di abbandonare le proprie certezze per andare verso l’ignoto. La scatola, come si è detto, allude alla sorpresa, racchiusa tra pareti che proteggono e custodiscono. Il filo è l’elemento che connette le due dimensioni, quella infantile (il contenitore) e quella adolescenziale/adulta (il velivolo).

Dopo il vernissage di sabato 12 ottobre alle 17, la mostra resterà aperta fino a domenica 20 ottobre con i seguenti orari: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 13, sabato e domenica dalle 10 alle 19. Per informazioni: www.shifter.it; tel. 3477989263.