L’arpista Vincenzo Zitello tra i protagonisti dell’ultima edizione di “BustoFolk”
È iniziata giovedì 15 settembre a Busto Arsizio e proseguirà fino a questa sera, domenica 18, BustoFolk 2022, manifestazione all’insegna della cultura e delle sonorità celtiche, organizzata dall’accademia di danze irlandesi Gens d’Ys, presso il Museo del Tessile. La kermesse, giunta alla ventunesima edizione, include concerti, esibizioni di danza, mostre, conferenze, laboratori ed altri eventi. Non mancano il tradizionale mercatino e vari stand gastronomici.

Tra i protagonisti della serata di venerdì 16 c’era Vincenzo Zitello, noto per essere stato il primo divulgatore dell’arpa celtica e bardica in Italia a partire dal 1977. Formatosi con Dominig Bouchaud e Alan Stivell, a partire dagli anni Ottanta ha inciso 12 album ed ha contribuito ad oltre 120 produzioni discografiche. Le collaborazioni che vanta sono estremamente prestigiose: ha suonato in diversi album di Ivano Fossati e in Storie d’Italia (1993) dei Gang; ricordiamo poi, nel 1995, il suo accompagnamento ad Allen Ginsberg in un reading durante un tributo a Fernanda Pivano e, nello stesso anno, la composizione di un’Ave Maria eseguita poi dal vivo insieme a Rossana Casale, Franco Parravicini e Federico Sanesi, a Loreto, alla presenza del papa Giovanni Paolo II. Tra i suoi lavori più recenti, Anima Mundi (2019), dedicato alle figure dei Tarocchi, e Infinito (2014), basato sulle quattro stagioni ed i quattro elementi.
Il suo ultimo album, Mostri e Prodigi, uscito lo scorso anno in contemporanea all’omonimo libro di Elisabetta Motta edito da Pendragon, è un ritratto musicale di otto creature fantastiche presenti nella mitologia antica, facenti parte di un ricco patrimonio culturale e archetipico entrato nell’immaginario collettivo attraverso i “bestiari” medioevali, la letteratura, l’arte, la musica. Nell’album il musicista modenese suona non solo le arpe (celtica e bardica), ma anche violino, viola, violoncello, contrabbasso, viola da gamba, salterio, theremin, santoor, autoharp, lama sonora, tin whistle, ocarina, clarinetto e altri strumenti appartenenti alla tradizione europea e mondiale, supportato dal fedele Federico Sanesi e da altri strumentisti di talento, quali Arthuan Rebis, Claudio Rossi, Riccardo Tesi ed altri ancora.

La molteplicità dei timbri è sostenuta da un’abilità compositiva che dà vita ad otto brani ricchi di fascino, che avvolgono l’ascoltatore in un morbido abbraccio sonoro e lo trasportano verso le latitudini della fantasia, popolate da creature attraenti o pericolose, come La Sirena, Il Basilisco, La Fenice, La Chimera, Il Centauro, Il Drago. E “Mostri e Prodigi” era anche il titolo dello spettacolo presentato l’altra sera a Busto Arsizio, nella prima parte del quale il musicista ha eseguito numerosi brani del suo repertorio all’arpa celtica e bardica, per poi invitare sul palco la scrittrice Elisabetta Motta, che ha illustrato il progetto letterario e musicale realizzato con il polistrumentista, e l’attore Davide Ferrari.


Zitello ha spiegato l’origine e il significato delle sue composizioni, che sono spesso ispirate alla cultura irlandese e bretone. Tra esse meritano una citazione Gli amanti, tratta dal penultimo album, ed Annina, dedicata alla figlia, eseguita sull’arpa detta “clarsach”, dalle corde in metallo; tra gli altri, poi, Anfore, un brano ispirato al Mar Tirreno, ed un altro che ha rievocato la mitica isola di Ys ed una serie di leggende che la riguardano, tra le quali quella della cattedrale sommersa, immortalata anche da Claude Debussy nel suo preludio per pianoforte La cathédrale engloutie.

L’intervento di Motta e Ferrari è servito principalmente ad approfondire la figura della Sirena, indubbiamente una delle più affascinanti tra i personaggi della mitologia europea per via della sua straordinaria bellezza e del melodioso canto che aveva il potere di ammaliare i naviganti, facendoli perire tra i flutti marini. Non molti sanno che le sirene erano in origine creature sapienziali, rappresentate con le ali, metà donne e metà uccello, e solo in seguito divennero pericolose seduttrici raffigurate con la coda di pesce. L’attore, al suono dell’arpa, ha letto un estratto dal dodicesimo libro dell’Odissea, quello in cui Ulisse si prepara ad attraversare il territorio marino in cui vivono queste fatali creature, ed un racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che descrive l’incontro tra un uomo ed una sensuale e giovanissima sirena. Zitello ha poi chiuso il concerto con un brano virtuosistico, Gaelic Raga, in cui entrambe le arpe vengono suonate contemporaneamente. Al termine dello spettacolo ho avuto la possibilità di rivolgergli alcune domande.

Ciao Vincenzo, benvenuto nel mio blog! Partiamo dal tuo ultimo disco: avevo già assistito, qualche mese fa, alla presentazione del libro Mostri e Prodigi di Elisabetta Motta, accompagnata dalle tue musiche, ed anche questa sera abbiamo avuto modo di averne un ulteriore “assaggio”. Volevo chiederti se l’ispirazione per la scrittura dei brani è nata dalla lettura del saggio o, piuttosto, la composizione è avvenuta in maniera autonoma.
Durante il lockdown Elisabetta mia ha dato un libro, un bestiario medioevale, con delle bellissime illustrazioni, riguardante personaggi che fanno parte dell’immaginario collettivo, tanto di quello cristiano che di quello più antico, pagano, e che mi avevano sempre affascinato. Ho quindi deciso di comporre otto brani ispirati a queste creature. Circa una settimana prima della pubblicazione dell’album, la scrittrice ha poi manifestato l’intenzione di scrivere lei stessa un volume con intento divulgativo dedicato all’argomento. Nel libro è così stato inserito un QR code, grazie al quale è possibile ascoltare le tracce musicali.
Tra tutti gli artisti con cui hai condiviso il palco, vorrei soffermarmi sul tuo incontro con Franco Battiato: la prima volta che hai lavorato con lui eri giovanissimo, perché il supergruppo “Telaio Magnetico” ed il relativo tour risalgono al 1975… che cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Da Battiato ho imparato l’importanza della ricerca creativa, la necessità di allontanarsi dall’ovvio, di trovare una modalità e uno spazio personali per esprimersi al meglio. Lo considero un maestro, un fratello maggiore, poiché mi ha aiutato molto nel mio percorso, in un paio di casi anche economicamente, per dei provini che poi sono diventati dei dischi. Un’altra caratteristica di Franco che mi ha colpito è il suo saper vivere intensamente i propri periodi artistici in relazione al mondo che lo circondava e al momento storico, e a questo mi sono ispirato. Ho cercato anche io di fare altrettanto, guardando al suo pensiero, al suo modo di vivere la musica, e credo che questo sia il ricordo più bello che ho di lui. Per me l’atto artistico è un bisogno; suonare e comporre mi aiuta a vivere il mio tempo in modo diverso.

Potremmo dunque dire che Battiato sia stato per te, come per molti altri, un maestro di vita…
Certamente, e a questo proposito vorrei raccontare un aneddoto: una volta, in mia presenza, Franco donò ad un ragazzo un disco di grande valore, una copia di L’Egitto prima delle sabbie autografato da Stockhausen. Questo perché lui non era attaccato agli oggetti, neanche a quelli più preziosi, ma semplicemente se ne serviva per poi staccarsene quando non erano più necessari. Come si diceva prima, analogamente egli viveva le diverse tappe della propria vita personale e artistica in modo intenso, per poi evolvere verso nuove direzioni. Ho imparato da lui, dunque, anche questo “senso del tempo”, che implica da parte mia la capacità di distaccarmi persino dalle mie stesse creazioni, che magari riascolto soltanto a distanza di anni. Battiato, poi, sapeva essere molto ironico, ad esempio quando scrisse “A Beethoven e a Sinatra preferisco l’insalata”, ma nel contempo riconosceva la genialità del compositore tedesco al punto di decidere di realizzare un film su di lui. Franco era, come Beethoven, uno straordinario innovatore (basti pensare che quest’ultimo e Mozart avevano solo 14 anni di differenza).

Un altro personaggio mitico che hai incontrato è stato Allen Ginsberg…
Sì, Ginsberg aveva composto un pezzo intitolato “Il Bardo”, di cui conservo ancora lo spartito da lui autografato. Mi aveva chiesto – alla metà degli anni Novanta – di accompagnarlo in una serie di reading che aveva tenuto in Italia, perché gli piaceva la mia musica. In quel periodo Allen stava attraversando una fase buddista e dunque, come nel caso di Battiato, egli viveva il proprio tempo e le diverse tappe della propria esistenza senza lasciarsi condizionare, in totale autonomia. Stare accanto a queste figure è stato per me fonte di grande ispirazione: grazie a loro ho compreso che gli esseri umani sono tutti uguali, proprio perché umani, ma al tempo stesso devono coltivare i propri talenti in relazione alle proprie potenzialità e ai propri limiti, e magari partendo da questi ultimi si può creare un nuovo linguaggio espressivo. Pensiamo ancora a Battiato, che tecnicamente “non sapeva” dipingere, ma ha realizzato dei quadri straordinari (ho la fortuna di possederne uno).
Hai suonato in moltissimi luoghi e contesti differenti: teatri, chiese, parchi, ma anche all’aria aperta, in luoghi incontaminati. Tra queste innumerevoli locations, ce ne sono alcune particolarmente significative?
I luoghi sono davvero tanti, un’autentica collezione… potrei citare Castel Sant’Angelo a Roma, molti palazzi e ville straordinari, ma ho suonato anche in alta montagna, in Valle D’Aosta, presso il Lago del Miage, ogni anno da 22 anni a questa parte, ed è un evento che attira sempre moltissime persone. La particolarità della location porta sia me che gli spettatori ad un’autentica catarsi emotiva. E poi vorrei ricordare quando ho suonato per papa Giovanni Paolo II a Loreto.

Per concludere, volevo dirti se stai lavorando ad un nuovo disco.
Si, certamente: a novembre, infatti, uscirà un nuovo lavoro intitolato “La voce delle rose”. La rosa è un fiore altamente denso di significati simbolici nella cultura occidentale, così come il loto lo è per quella orientale, ed ha ispirato moltissimi poeti. Anche in questo caso ho collaborato con Elisabetta Motta, che ha scritto un saggio su questo argomento, e la formula sarà la medesima del libro precedente, con il QR code che consentirà di ascoltare i brani musicali. Sto inoltre preparando un progetto su Orfeo, che non ha ancora un titolo, e che si baserà sull’intreccio di vari linguaggi espressivi (corporeità, musica, danza) con l’intento – partendo dal mito di Orfeo che perde Euridice e la va a cercare nell’Ade – di rappresentare il senso della perdita e il divenire. È una tematica legata anche alle problematiche ambientali che vorrei sviluppare in questo lavoro.

Ringrazio Vincenzo Zitello per la sua disponibilità e ricordo che oggi pomeriggio, domenica 18 settembre, a BustoFolk tornerà, dopo il successo dello scorso anno, lo spettacolo di falconeria, con il volo dei rapaci che volteggeranno liberi nel cielo, durante il quale verranno svelati i segreti di questa antica arte. In serata, invece, si esibiranno i Fragment, formazione romana fondata da Ariele Cartocci. Per ulteriori informazioni: bustofolk.it