A Segrate e Como due serate-tributo a Fabrizio De André, tra musica, danza e iniziative a sfondo sociale
“Fabrizio De André mi ha insegnato l’alfabeto dell’amore: leggere le sue poesie, i suoi canti, che sono una sorta di antologia dell’amore, mi ha trasmesso una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l’aspirazione alla libertà… In Fabrizio è forte la voce che parte dal profondo dell’uomo e che grida giustizia radicalmente e per me gioiosamente, entrando anche in una cultura libertaria”.

Queste ispirate parole di Don Andrea Gallo, tratte da un’intervista raccolta da Renzo Sabatini ed inserita nel volume “Che non ci sono poteri buoni” (Editrice A, 2018), dimostrano la straordinaria eredità che Faber ha lasciato. Portavoce degli “ultimi”, uomo di grande spiritualità, poeta dalla vasta cultura letteraria, feroce critico del potere e dell’ordine costituito, personalità ribelle e indomita: a distanza di 24 anni dalla sua scomparsa, De André è tutto questo, e molto di più. Migliaia di artisti, in Italia e anche all’estero, continuano ad cantare i suoi brani o a considerarli punti di riferimento per le proprie composizioni, mentre le iniziative di tributo ed omaggio al suo repertorio non si contano. E questo fine settimana vede lo svolgimento di due ricchissime manifestazioni a lui dedicate. Ieri, venerdì 20 gennaio, al Teatro Toscanini di Segrate ha avuto luogo la tradizionale serata “faberiana” organizzata fin dal 2001 dal milanese Circolo Metromondo. Oggi sabato 21, invece, si terrà la diciassettesima edizione di “Dai diamanti non nasce niente”, l’annuale kermesse ospitata dallo “Spazio Gloria” di Como.


Due eventi all’insegna della grande musica, dunque, che vedono avvicendarsi sul palco solisti e band con le loro personali interpretazioni ed arrangiamenti delle canzoni di Faber. Ma non manca l’occasione di rivolgere lo sguardo verso le problematiche sociali ed ambientali, visto che a Segrate ha presenziato l’associazione “Fridays for Future”, alla quale è stato devoluto parte dell’incasso, mentre alla serata comasca parteciperanno Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, attivisti nell’ambito del disarmo e dello sviluppo ecosostenibile e portavoci dell’ICAN (International Campaign for the Abolition of Nuclear Weapons), premio Nobel per la Pace 2017. A fare da trait d’union delle due serate è la presenza ormai storica di Renato Franchi, che con la sua band è da sempre ospite fisso dell’evento milanese ed è anche direttore artistico della rassegna comasca fin dalla prima edizione. Ma la continuità tra lo spettacolo di venerdì e quello di sabato sarà rappresentata anche dall’esibizione un’artista emergente, dalla forte personalità e dal nome emblematico: Marinella.

Classe 1991, Marinella Vescovini, da sempre vicina al canzoniere deandreiano, si è mostrata venerdì raffinata interprete dell’immaginifico testo Le nuvole e dell’intenso Recitativo Corale da “Tutti morimmo a stento”, atto d’accusa contro la guerra, i soprusi e la sopraffazione. La sua performance è stata accompagnata dalle suggestive coreografie di Anastasia Francaviglia. A Como, invece, la cantante – oltre ai suddetti brani, che dimostrano il suo gusto per l’espressività della parola, proporrà un brano inconsueto, Â çímma, scritto da Fabrizio in collaborazione con Ivano Fossati ed ispirato ad un tipico piatto ligure. Non si tratta di una semplice ricetta, bensì di un inno alla ribellione degli “ultimi”, in quanto così come la pancia di vitello ripiena è una pietanza povera, ma molto apprezzata, allo stesso modo chi vive ai margini della società può realizzare qualcosa di importante. Una scelta indubbiamente ricercata per l’artista modenese, che ha recentemente iniziato a lavorare su del materiale inedito: il suo primo singolo uscirà a febbraio e sarà seguito dalla pubblicazione di un EP.


A Segrate il set di Marinella è stato solo l’apertura di una lunga e poliedrica serata che ha visto il sold-out al teatro di Cascina Commenda. A fare gli onori di casa, l’assessore alla cultura di Segrate Barbara Bianco, Gino Perri del Circolo Metromondo ed il critico musicale Giuseppe Verrini, che ha introdotto gli artisti e gli ospiti. Oltre alla musica c’è stato spazio per diversi interventi dallo spirito deandreiano, sia pure in senso lato. E’ stato dato spazio alla memoria storica del nostro Paese, con il saluto di Ivano Tajetti dell’ANPI provinciale, che ha ricordato la figura del partigiano Giovanni Marzone, recentemente scomparso, e di un compagno di avventura di quest’ultimo, caduto in circostanze simile a quelle narrate da De André in una delle sue canzoni più amate, La guerra di Piero. A seguire, l’appello di Lorenzo Barilli di Fridays for Future, che ha rinnovato l’invito a partecipare alla manifestazione del 3 marzo a Milano a favore della giustizia climatica, è stato preceduto dall’attesissimo sketch dello stand-up comedian Germano Lanzoni. Il mattatore de “Il Milanese Imbruttito” si è lanciato in un esilarante excursus che ha toccato varie tematiche: la frenesia della vita cittadina, le problematiche ambientali, la tecnologia e l’intelligenza artificiale e il loro conflittuale rapporto con l’individuo, ma non ha mancato di citare affettuosamente il padre, spesso protagonista, con gli spassosi aneddoti che lo riguardano, dei suoi funambolici interventi. E infine l’attore ha offerto, sia pur ironicamente, uno spunto di riflessione: per interpretare al meglio il proprio ruolo nella società è importante saper portare ciò che si è (la persona) nella propria professione.



Da sinistra: Lorenzo Barilli, Germano Lanzoni, Paolo Farina
Tornando agli ingredienti musicali dello spettacolo, essi sono stati altrettanto gustosi e variegati. Il cantautore pugliese, ma milanese d’adozione, Paolo Farina ha proposto, coinvolgendo attivamente il pubblico, Ehi tu, Fabrizio, un blues che esprime la sua devozione per Faber, tratto dal suo album “Canzoni in blues- Vol. 1” del 2018. Molto apprezzato, poi, è stato il set del quartetto di Roberto Durkovic. Il musicista di origini praghesi vanta una lunga collaborazione artistica e interculturale con un gruppo di strumentisti tzigani incontrati nella metropolitana di Milano e, affascinato dal loro talento, ha realizzato un progetto che coniuga i coinvolgenti ritmi gitani con la canzone d’autore, con qualche tocco di flamenco e di tango argentino. La performance dei “Fantasisti del metrò”, questo il nome dell’ensemble, è stata impreziosita dalla presenza di Anastasia Francaviglia e di Alessandra Centonze che, con le loro sensuali movenze di danza Duende rese ancor più affascinanti dagli splendidi abiti, hanno accompagnato l’esecuzione di classici di Faber (Sally, La canzone dell’amore perduto e La città vecchia) e di alcuni brani originali, tra i quali merita una citazione Venezia, per l’occasione preceduta da Libertango di Astor Piazzolla.


La Danza Duende, ideata da Yumma Mudra (Myriam Szabo), è una forma di espressione corporea che consente a chi la pratica di scoprire il proprio potenziale intrinseco per lavorare su tutti gli aspetti della propria esistenza. Rappresenta la ricerca dell’autenticità nel movimento, per portare “la vita nella danza e la danza nella vita”. Chi si accosta a questa disciplina impara a sviluppare il coraggio e l’abilità di improvvisare, accresce la propria percezione dello spazio, acquisisce una maggiore abilità di comunicare e migliora flessibilità e generosità nel collaborare con gli altri danzatori, mettendo in gioco la propria storia personale. Il risultato di questo percorso, messo in atto dal gruppo dalla performers che si sono esibite ieri, emana un senso di libertà, di gioia e di sensualità, ed è stato il perfetto contraltare visivo e plastico delle canzoni interpretate dai diversi musicisti.


A chiudere la serata, prima della “Faber Session” che ha visto tutti i musicisti sul palco, l’Orchestrina del Suonatore Jones di Renato Franchi. L’ensemble, che si è presentato in formazione acustica (Gianfranco D’Adda alle percussioni, Dan Shim Sara Galasso al violino, Roberto Nassini alla fisarmonica oltre allo stesso Franchi, voce e chitarra) assume questa “tradizionale” denominazione in occasione dei concerti-tributo alla canzone d’autore, ma non rinuncia alla propria autonoma dimensione artistica, presentando, accanto alle composizioni di Faber arrangiate in maniera personale – tra le tante, citiamo La ballata dell’amore cieco, Geordie e Rimini – anche diversi pezzi del proprio repertorio.

Ricordiamo, inoltre, che la band annuncerà a breve l’uscita del nuovo album, il quindicesimo firmato dal songwriter legnanese, e lancerà un crowdfunding per coinvolgere i propri ammiratori a sostenere il progetto. Il set dell’Orchestrina è stato accompagnato dalle danze del gruppo Ondakini di Metiss’Art che sulle note di Un malato di cuore, Via del Campo e Volta la carta ha realizzato coreografie di grande suggestione. Ancora una volta Franchi e i suoi hanno ottenuto calorose manifestazioni di gradimento e affetto dagli spettatori, infiammando una platea già calda grazie alla qualità delle proposte artistiche e degli interventi che si sono avvicendati sulle tavole del palco segratese.

Riunirsi nel nome di Faber significa centellinare gocce di splendore che diffondono umanità e verità, rimanendo in costante movimento “in direzione ostinata e contraria”. Melodie memorabili, liriche e immagini che fanno parte dell’immaginario collettivo, pungente ironia, affascinanti figure femminili, ma anche sguardi verso l’attualità e contro l’indifferenza, l’ingiustizia e tutte le guerre: se queste sono alcune delle tessere che compongono l’immenso mosaico dell’universo di Fabrizio De André, questi elementi erano tutti presenti nella kermesse di Segrate. Resta grande, ora, l’attesa per la serata comasca, che si prospetta altrettanto ricca di invitanti ingredienti “faberiani”.

