Egypt Station è uscito da qualche giorno, molto è già stato detto e le recensioni più autorevoli spaziano da considerazioni nettamente positive a commenti più impietosi. E anche io, in genere restia a scendere nell’arena dei commentatori, se si tratta di Paul McCartney – per me il musicista più grande di tutti i tempi – non posso astenermi dal fare qualche riflessione.
Su McCartney si è scritto di tutto e quindi, in mancanza di termini nuovi per descrivere il suo genio, mi “accontento” di definirlo l’artista musicale più intelligente del mondo. “Intelligente” nel senso di versatile, capace di stare al passo con i tempi nell’arco di oltre cinque decenni e di esprimere al meglio il proprio talento in ogni circostanza. Ha vissuto la straordinaria avventura beatlesiana per poi evolversi da membro della rock band più famosa del pianeta a frontman di un nuovo gruppo e a solista. E’ compositore, poeta, polistrumentista, pittore, artista a tutto tondo; è un grandissimo performer, protagonista di show memorabili, un accorto businessman e – last but not least – il musicista più ricco del Regno Unito. A Paul va inoltre la mia personale stima per il suo ottimismo, la sua resilienza, il suo proporsi sempre sotto una luce positiva, la capacità che ha avuto di vivere intensamente sotto i riflettori e nel contempo di affrontare l’inevitabile scorrere del tempo rimanendo sempre un uomo affascinante e in perfetta forma, anche ora, a 76 anni… anche questo è un grande sintomo di intelligenza, intesa come abilità nel gestire efficacemente la propria vita personale pur essendo un personaggio di successo, cosa che non è da tutti.
Premetto che i miei album preferiti del Nostro sono Ram, Chaos and Creation in the Backyard, McCartney e Red Rose Speedway . Sono dischi che ho ascoltato innumerevoli volte, con melodie memorabili e testi che mi toccano il cuore. Il “mio” Paul è qui dentro e in una manciata di altri brani come Bluebird, My Valentine, No More Lonely Nights. Senza aprire il capitolo Beatles, ovviamente. Tuttavia, evitando paragoni con il passato, è giusto contestualizzare quest’ultimo lavoro nel momento presente, come ennesimo capitolo di una sfolgorante carriera.
Passando in rassegna le tracce, I Don’t Know resta uno dei miei pezzi preferiti, in cui la voce narrante, di fronte alle difficoltà quotidiane, tenta di imparare le lezioni della vita e cerca conforto nell’amata. Segue Come On To Me, leggera e trascinante, che descrive in modo coinvolgente un’attrazione a prima vista; trovo divertente l’idea che qui Paul abbia voluto mettersi in gioco, cosi come in Fuh You, con aspetti più “piccanti” e non solo con versi più meditativi e (perdonatemi) adatti all’età come nelle bellissime Happy With You e Hand in Hand.
Non amo particolarmente i testi di impegno sociale di tracce come People Want Peace o Despite Repeated Warnings, per quanto trovi lodevole il fatto che Paul abbia voluto dire la sua e prendere posizione su queste tematiche, come del resto ha sempre fatto. E comunque il pezzo sui problemi ambientali è geniale nella sua complessa struttura di “mini-suite” di ben sette minuti. Tra gli altri brani, a mio avviso Dominoes è senz’altro uno dei momenti migliori del disco, e la mia simpatia va anche alle energiche Caesar Rock e Hunt You Down, L’idea di accostare frammenti diversi, in quest’ultimo pezzo, ricorda illustri precedenti come Uncle Albert/Admiral Halsey e il medley di Red Rose Speedway.
Al di là delle preferenze personali , resta il fatto che l’uscita di un nuovo album di Paul McCartney rappresenta, prima di tutto, una grande emozione. Le rivelazioni graduali, la pubblicazione dei singoli, il countdown per l’uscita del disco sono attimi memorabili che conducono il fan verso il momento liberatorio dell’acquisto, dell’apertura della confezione, della contemplazione della copertina, per poi giungere finalmente all’ascolto e poter gustare il lavoro nella sua completezza. Sapendo che diverrà, come quelli che lo hanno preceduto, una presenza costante nella nostra vita.
Sapere che Paul c’è, che ci donerà altri frammenti del suo genio, che ci allieterà con comparse in show televisivi o in live improvvisati, che si esibirà ancora lasciando il suo pubblico senza fiato per tutta la durata del concerto è una di quelle certezze che accompagna e conforta molti di noi nella quotidianità, nelle varie tappe e stazioni della nostra esistenza. Nella speranza che il viaggio duri il più a lungo possibile.