Giulia Tripoti e Claudio Merico raccontano il loro “open project” artistico-musicale, dal quale è nato l’album “Sahira”

Sito internet: karkumproject.it
Canale YouTube: https://www.youtube.com/@karkumprojectworldmusic

Esempi di eroismo al femminile, rievocati attraverso le vicende di figure archetipiche – principesse, sirene, piratesse, guerriere, ribelli – che appartengono alla storia e alla mitologia del Mediterraneo, dell’Africa e dell’India sono la materia narrativa di “Sahira – Storie di donne eroiche“, il secondo album, di recentissima uscita, di Karkum Project.
Dietro questo moniker si cela un “contenitore” di carattere musicale ed artistico animato da Claudio Merico e Giulia Tripoti che opera nell’ambito della world music e delle arti visive. Il disco esce a meno di un anno dal precedente “Aljama – Canti antichi del Mediterraneo” ma, come hanno chiarito gli stessi musicisti, ha avuto una gestazione molto lunga e racchiude le loro passioni, le loro ricerche e gli studi degli ultimi cinque anni.

Il nome proprio “Sahira” significa “primavera eterna” in arabo e, proprio perché all’equinozio il dì e la notte hanno la stessa durata, esso simboleggia l’equilibrio tra Terra e Luna. Sahira, ideale genitrice di tutte le donne raffigurate nelle undici storie che costituiscono il concept, racchiude in sé il complesso delle qualità femminili, prima fra tutte la maternità, la capacità di donare la vita, che appartiene anche alla Terra, Grande Madre di tutti i viventi. Questo personaggio, come spiegano Tripoti e Merico, può essere raffigurato “come una donna dall’espressione disincantata e affaticata dal peso del mondo, che deve sorreggere sopra la sua testa”; la sua immagine è stata poi rappresentata graficamente nell’illustrazione di copertina, realizzata da Marta Cavicchioni.
Dopo aver avuto modo di ascoltare ed apprezzare questo album (link alla recensione: http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/sahira/) ho colto l’occasione per avere uno scambio di idee con i due artisti.

Ciao Claudio e Giulia, benvenuti nel mio blog. Entrambi avete avuto un percorso ricchissimo di esperienze, tra musica, teatro, attività di ricerca e collaborazioni prestigiose. Quando e come è nato il vostro sodalizio?

Innanzitutto grazie per il tuo interesse. Ci piace definire Karkum Project come un “open project”, un contenitore artistico musicale aperto a collaborazioni nell’ambito della world music. Esso è nato tra il 2017 e il 2018, in Sabina (Lazio), con l’idea di poter racchiudere in un’unica attività diverse forme artistiche inerenti le culture dei popoli, le ricerche e lo studio di differenti sistemi musicali.

Navigando nel vostro sito è davvero stupefacente la vastità della vostra ricerca musicale e culturale: il vostro campo di attività va dalla produzione discografica all’organizzazione di festival ed eventi, all’indagine nell’ambito della musica andalusa, araba, sefardita e tradizionale italiana; avete inoltre realizzato video e documentari, gestite un blog di world music… come riuscite a spaziare in così tante direzioni? Qual è il ‘fil rouge ‘che unisce tutte queste attività?

Ancor prima di essere una band, Karkum Project è un duo di artisti che si occupano di autoproduzioni artistiche e relative alle culture dei popoli del mondo. Abbiamo infatti all’attivo, come hai messo in evidenza, anche alcuni documentari e videoclip, oltre alle produzioni musicali e ai festival. Dopo alcune interessanti collaborazioni a carattere musicale abbiamo deciso di raggruppare tutte le nostre passioni in un disco di canzoni, di matrice world music, che racchiude le nostre esperienze:”Sahira“, appunto.

Il vostro secondo album celebra, come abbiamo evidenziato all’inizio, lo spirito della femminilità, intesa come qualità “eroica”, incarnata in undici diverse figure femminili appartenenti alla storia, alla leggenda e al mito dell’area mediterranea, ma anche dell’India e dell’Africa. Questo lavoro è sicuramente espressione della vostra multiforme attività di ricerca. Da dove è nata l’idea di realizzare un disco dedicato a questa tematica?

L’esigenza di creare “Sahira” nasce dall’unione di alcuni fattori: innanzitutto sentivamo il bisogno di esprimere le nostre passioni musicali in modo accessibile a più persone, mediante l’espediente della “forma-canzone”. Nello stesso tempo volevamo creare un lavoro che veicolasse concetti filosofici e sociali di alto profilo, che trasmettesse in senso evolutivo l’importanza del femminile nelle nostre società. Per racchiudere tutto questo abbiamo pensato alla fusione di differenti linguaggi musicali, in un contesto cantautoriale, dove gli arrangiamenti avrebbero potuto offrire spunti di modernità, talvolta decontestualizzando determinati linguaggi musicali, pur conservandone le caratteristiche. In queste undici canzoni riusciamo a leggere nelle storie temi ancora attuali come il femminicidio, la libertà d’espressione, la lotta per la propria terra. Parliamo di donne eroiche, reali, leggendarie o di fantasia, e attraverso le loro mitiche storie cerchiamo di far arrivare messaggi di pace e di presa di coscienza verso un mondo consapevole e più in sintonia con la Madre Terra.

Uno degli elementi più interessanti del disco è sicuramente l’utilizzo di più lingue, anche all’interno di uno stesso brano, in linea con l’idea di accostare e “contaminare” tra loro culture differenti, che sta alla base della vostra attività. I testi dei brani, immagino, sono stati scritti in collaborazione con i diversi ospiti…

I testi sono originali e frutto della nostra fantasia e curiosità verso la contaminazione linguistica. Gli idiomi si intrecciano per portare l’ascoltatore ancor più a contatto con il contesto geografico-temporale di ogni singola canzone. Si passa dall’italiano all’arabo, ladino, spagnolo, moorì, romanì, bulgaro, curdo, indi in una miscellanea compositiva fortemente caratterizzante della donna eroica protagonista. Poco prima della stesura finale del disco, infine, abbiamo controllato assieme a studiosi madrelingua il nostro lavoro.

Dal punto di vista sonoro, avete utilizzato un’incredibile varietà di strumenti, molti dei quali suonati da voi, altri dai musicisti che provengono da varie parti d’Europa ed Africa. Come siete venuti in contatto con questi artisti e con queste realtà musicali?

L’elemento che più ci ha dato soddisfazione è stato proprio la scelta dei guests. Abbiamo avuto il piacere di condividere questi brani con artisti incredibili, ma queste collaborazioni hanno radici profonde, infatti nella maggior parte dei casi questi artisti avevano già lavorato con noi negli anni precedenti, sono stati parte fondamentale del nostro passato musicale e volevamo dunque celebrare con loro la nostra “creatura”. Dobbiamo dire che i nostri ospiti hanno espresso grande entusiasmo verso questo lavoro e di ciò siamo strafelici. Mi sembra doveroso citarli: Francesca Turchetti (Spagna) – chitarra flamenca; Milena Jeliazkova (Bulgaria) – cori bulgari; Manish Madankar (India) – tabla; Ousman Coulibalì GRIOT (Burkina Faso) – kora, voce moorì; Esharef Alì Mahagag (Libia) – voce araba; Mübin Dünen (Kurdistan – Turchia) – santur, ney, duduk, voce curda; Lucio Graziano (Italia) – tamà.

Concludiamo la nostra chiacchierata con un quesito immancabile: quali sono i vostri progetti per il futuro?

Mentre scriviamo le risposte della tua gentile intervista, apprendiamo il fatto di essere stati inclusi nella prestigiosa “Transglobal World Music Charts” di maggio, la classifica internazionale dei migliori dischi di world music al mondo. Non si può spiegare la gioia di questo momento: per noi è un gran bel traguardo che ci insegna a credere nella nostra musica e nella nostra visione artistica. I nostri progetti futuri includono comunque una serie di showcase e la realizzazione di uno o più videoclip.

Ringrazio dunque Giulia Tripoti e Claudio Merico, augurando loro tutto il meglio per la loro creatura “Sahira” e per la loro multiforme attività artistica e culturale.
Raccomando, inoltre, l’ascolto di questo album, un autentico affresco sonoro dai colori vivaci, un percorso tra mitologia, passato e presente che non mancherà di conquistare chi vorrà ripercorrere le gesta di undici eroiche donne che, tra realtà e fantasia, in periodi e luoghi differenti, hanno lottato per conquistarsi il proprio spazio nell’immaginario collettivo e in una Storia che, troppo spesso, non è stata scritta al femminile.