Percorsi musicali che si intrecciano prima e dopo il lockdown: Bocephus King, Raffaele Kohler, Bobo Rondelli

Life is sweet, you’ve got to learn from your defeat. Parole semplici, queste di Bocephus King, disarmanti nella loro schiettezza, che ci ricordano, se dovesse sfuggirci, che la vita vale la pena di essere vissuta. E la musica è una fonte di consolazione anche nei periodi più bui, come quello da cui siamo appena usciti. Non sappiamo quanto durerà questa tregua post-lockdown (ci si augura che l’emergenza, almeno qui da noi, sia terminata), ma possiamo finalmente tornare ad alcune delle nostre abitudini, anche se con qualche restrizione. Ed assistere ad esibizioni dal vivo è una delle consuetudini alle quali, sia pure in minor misura rispetto ad un tempo, si vorrebbe tornare. Ultimamente ho avuto occasione di assistere ad alcuni concerti, ma per prima cosa il mio pensiero va all’ultimo live a cui ho partecipato prima del lockdown, quello dello stesso Bocephus King, il 16 febbraio scorso, a Verano Brianza.

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Ho ripensato all’artista canadese perché, l’altro giorno, ho saputo che è appena arrivato in Italia, che egli considera la sua seconda patria, e che è in procinto di girarla con un nuovo tour, idealmente proseguendo quello che si era interrotto a febbraio. Per una serie di circostanze mi sono tornate in mente proprio le parole della sua canzone Life is sweet, con la quale aveva aperto la sua performance di Verano. L’occasione era San Valentino e la promessa del musicista era quella di intrattenere il numerosissimo pubblico – la biblioteca era affollatissima e ora come ora ciò non sarebbe possibile, purtroppo – con canzoni d’amore, proprie e altrui, dato che Jamie (questo il suo nome all’anagrafe) ama rendere omaggio, nelle sue esibizioni, agli artisti per lui più significativi.

the infinite and the autogrill

Oltre a presentare i brani del suo ultimo album The Infinite and the Autogrill vol. 1, tra i quali Farewell Lugano, traduzione di Lugano addio di Ivan Graziani, Bocephus ha interpretato brani di vari artisti, come usa fare nei suoi live, e ha eseguito persino una particolare versione di All You Need is Love, seguita più tardi da Eight Days a Week. Insomma, pare che i Beatles non possano mai mancare. Non ho potuto fare a meno di ripensare a questo concerto anche perché Bocephus King è amico fraterno di Bobo Rondelli, al punto da dedicargli un posto d’onore sulla copertina del suo ultimo album, e quello con il cantautore livornese era uno dei miei appuntamenti di questa settimana.

I miei percorsi musicali si intrecciano e si ricongiungono, anche grazie ad Andrea Parodi, organizzatore di eventi che portano un po’ di respiro in questa estate dal clima piacevole, ma dal fiato un po’ corto post-lockdown. E così il virtuosismo della tromba di Raffaele Kohler, grande musicista e persona squisita che rivedo sempre con piacere, è stato martedì scorso al centro di Border Radio, spettacolo tra musica e narrazione condotto da Claudio Vigolo con la collaborazione dello stesso Parodi. 

Raffaele è uno dei musicisti-eroi del lockdown che con il suo strumento, suonato ogni sera alle 18 dalla finestra del suo appartamento milanese, ha portato nei mesi scorsi un po’ di sollievo e di speranza agli abitanti del capoluogo lombardo e a tutti gli italiani, interpretando emozionanti brani che spaziavano tra diverse epoche e generi.  Nello show, che si è tenuto presso il pub Amandla di Cermenate, i suoi assoli hanno fatto da filo conduttore in un ideale viaggio che spaziava dall’Italia ai Balcani e dal Messico agli Stati Uniti. E ascoltando certe melodie la vita si fa davvero più dolce e leggera. Kohler e Parodi hanno anche duettato in alcuni brani, come l’immancabile Canzone dell’amore perduto di Fabrizio De André. Raffaele Kohler ha suonato anche nell’album di Bocephus King, insieme a tanti altri musicisti che avrò occasione di riascoltare presto.

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E infine, giovedì, l’atteso concerto di Bobo Rondelli a Cantù. Artista di culto, il cantautore è originario della stessa Livorno di Piero Ciampi, al quale ha voluto rendere omaggio con due brani, quello di apertura della serata e la commovente Sporca estate, dedicata ai figli di genitori separati. Nello show si sono alternati momenti intensi e lirici come il brano Nara F., dedicato alla madre scomparsa sei anni fa, che aveva subito molestie all’età di soli tredici anni, ed altri dissacranti, sghignazzanti, tra sogni erotici giovanili infranti e goliardiche avventure di un gigolò italiano in trasferta a Rotterdam. Rondelli non ha paura di mettersi a nudo, di descriversi come  maudit in preda a passioni ingovernabili, straziato da vicende esistenziali irrisolte, soffocate dall’alcool e parzialmente redente divenendo canzoni e narrazioni (you’ve got to learn from your defeat, direbbe Bocephus King).
Il songwriter intrattiene il pubblico, oltre che con le proprie note, anche leggendo qualche pagina del suo libro autobiografico Cos’ hai da guardare, in cui si accostano episodi incredibilmente comici e drammatici e l’equilibrio tra i due estremi si fa poesia. L’artista provoca il pubblico, lo insulta, lo coinvolge tra lacrime e risate, in un’atmosfera forse un po’ dispersiva, poiché le file di sedie distanziate non hanno consentito il contatto e lo scambio che uno show di questo tipo meriterebbe. Bobo rende omaggio anche a De André, con una Canzone dell’amore perduto affidata al pubblico femminile e lasciata a metà, e a Johnny Cash, che imita con maestria, prestandogli un po’ del suo spirito provocatore;  l’artista di congeda dal pubblico con una ironica ballata su un condannato a morte, vero tormentone della sua infanzia che, come lui stesso afferma, lo segnò per sempre. 9_luglio_CantuLa vita, per Rondelli, è tutt’altro che dolce; prevalgono l’ironia, lo sberleffo, l’inevitabile ritorno al dolore, che si vorrebbe allontanare, ma che inevitabilmente attanaglia l’anima. Per me, spettatrice, l’occasione di confrontarmi con artisti diversi, dopo che tutto, quattro mesi fa, si era bruscamente interrotto, è sempre fondamentale. 
Altri concerti mi attendono, rivedrò amici, volti e luoghi familiari; potrò allontanare il ricordo di quella claustrofobica parentesi in cui la musica dal vivo si era fatta solo virtuale; l’estate è ancora lunga, e spero che la dolcezza della vita, accompagnata da strofe e note, possa prevalere sui momenti meno luminosi.