Tony Princiotta: il rock come stile di vita
Che cos’è il rock?
Per molte persone il rock è una forza propulsiva in grado di cambiare la vita e di renderla degna di essere vissuta. Ascoltare il primo disco o assistere al primo concerto può essere un’autentica folgorazione, che impone al nostro percorso una direzione da prendere. Quando la si ascolta, ma soprattutto quando la si suona, la musica rock si insinua sotto la pelle, scorre nelle vene, diventa parte del nostro DNA, rende tutto possibile e ci trasforma in chi abbiamo sempre desiderato essere. Che questa straordinaria sensazione duri soltanto lo spazio di una canzone o pervada tutta la nostra esistenza è un’esperienza soggettiva. Ma ogni rocker, musicista o semplice fan, la conosce bene. E la conosce bene anche Tony Princiotta, autentico virtuoso delle sei corde nato e cresciuto in riva al Lario.
Folgorato dal rock da ragazzino, dopo due anni di studio del pianoforte, Tony ha scelto di fare della musica la sua professione all’età di vent’anni e da due decenni fa parte della scena musicale italiana e svizzera, collaborando con numerosi artisti e lavorando ai propri progetti. Recentemente abbiamo avuto occasione di incontrarci e di confrontarci su diversi argomenti.
Ciao Tony, benvenuto nel mio blog! Per prima cosa ti vorrei chiedere che cosa è per te il rock.
Ciao Mary, è un piacere rispondere alle tue domande!
Il rock è ovviamente un genere musicale, derivato dal blues, che ha dettato legge da quando è nato, a partire dagli anni ’50, contaminandosi con altri generi. Ma, al di là di questo, il rock è soprattutto un modo di essere, di comportarsi, di affrontare le cose, uno stile di abbigliamento… un paio di jeans strappati e una maglietta nera sono rock… ma anche un’automobile un po’ ammaccata, “vissuta” può essere rock… Fondamentalmente, il rock è uno stile di vita.
Mi piacerebbe anche sapere se associ la musica rock ad un colore e ad un sapore… ma ne parleremo più tardi! So che la tua passione per la chitarra è nata all’età di 13 anni, quando per la prima volta hai imbracciato questo strumento. Quali sono stati i tuoi idoli da ragazzino e i musicisti che ti hanno influenzato?
I miei primi idoli musicali sono stati i Guns n’ Roses e i Mr Big, ed in particolare i rispettivi chitarristi Slash e Paul Gilbert. Avevo due videocassette VHS che mi sono studiato nota per nota e da lì è nata la mia mega passione per le sei corde.
Qual è il primo disco che hai acquistato? E il primo concerto a cui hai assistito?
Il primo disco in assoluto che ho acquistato è stato Jovanotti For President seguito a ruota da Oro, incenso e birra di Zucchero: un vero capolavoro, quest’ultimo, suonato da grandissimi strumentisti. Il primo vero concerto a cui ho assistito fu quello dei Megadeth al Forum di Assago l’11 aprile 1995 e posso dire che mi abbia cambiato la vita! Fui irresistibilmente affascinato dai musicisti sul palco, dalla vita da rockstar che conducevano e dai volumi incredibili di quella serata!


Parliamo della scena musicale comasca. Quando si parla del panorama musicale lariano penso soprattutto alla canzone d’autore – i primi nomi che mi vengono in mente sono Van De Sfroos, i Sulutumana, Andrea Parodi; in ambito jazz e blues ci sono varie personalità di rilievo, nell’underground ci sono molti gruppi emergenti… ma il rock? Esiste una scena rock a Como?
Devo ammettere che non seguo molto la scena comasca. In ogni caso considero rock l’ex chitarrista della punk band lariana Succo Marcio, Mario Bargna, con cui ho suonato e arrangiato la canzone 106 Miglia. Un altro indiscusso rocker comasco è il mio amico Simone Tomassini, grande cantante e autore, con cui ho la fortuna di collaborare spesso, sia in studio che nei live. Anzi, permettimi di dire che ho registrato le chitarre nei suoi brani “W la musica sempre” e “Penso e ci ripenso su” e recentemente anche quelle del suo nuovo imminente singolo, di cui però non posso ancora svelare il titolo.

Torniamo a te. Hai collaborato con personaggi di spicco come Blaze Bayley (cantante degli Iron Maiden dal 1994 al 1999), Paolo Meneguzzi e il già citato Simone Tomassini, hai suonato con Mal dei Primitives nel disco del suo 50mo anniversario, ma la lista degli artisti con cui hai lavorato è lunghissima. Quali sono le esperienze che hai apprezzato maggiormente e i musicisti con i quali ti sei trovato meglio?
Guardandomi indietro mi rendo conto di aver suonato con tantissimi personaggi: è prestigioso aver lavorato con loro e ne sono felice e consapevole. Con Blaze mi sono trovato a suonare nel 2006 grazie a mio fratello Luca, che era già il suo chitarrista da anni. Nonostante provenisse da una band di culto come gli Iron Maiden, è stato fantastico interagire con lui. È una persona semplice e pura. Quando era a Como pensava solo a comporre musica guardando fuori dalla finestra di casa nostra – è stato nostro ospite per 15 giorni- cercando l’ispirazione! Poi girava di sera nei pub con me e Luca e la gente era incredula! Bei tempi! Comunque mi sono trovato molto bene con quasi tutti i musicisti, anche con quelli più illustri. Ho trovato simpaticissimi e alla mano Fausto Leali e Mal. Per quest’ultimo ho suonato le chitarre su “Bello Guardarti” e “Sono Io”, canzoni contenute all’interno del suo disco del 2015 “Nel mare della musica”.


Mi è inoltre piaciuto molto suonare con Andrea Braido e con Cucchia, ex musicisti di Vasco. Ho avuto un’esperienza memorabile in un mega festival chitarristico nel 2018 in Svizzera, con Maurizio Solieri, anche perché dopo di noi è salito sul palco Billy Gibbons degli ZZ Top, una vera leggenda vivente del blues rock mondiale: gli americani lo definirebbero “Larger than life”! In camerino ho avuto persino la fortuna di scambiare due chiacchiere e di scattare due foto insieme a lui. Parlando di occasioni più recenti, un anno fa ho scritto e prodotto una canzone con Valeria Rossi, con la quale mi sono trovato davvero benissimo. Il brano si intitola “Fidaty” e ho scelto di farlo cantare a Cristina Valenti.
Ho apprezzato molto il tuo contributo al progetto Musica Nuova in Cucina dell’Officina della Musica di Como. Spieghiamo ai lettori di che si tratta: 15 musicisti hanno raccontato in un libro realizzato “a strati”, simile ad una vaschetta di lasagne, il proprio rapporto con il cibo e la cucina. Hanno incluso la loro ricetta preferita ed un pezzo di loro composizione, che è stato inserito in un cd di 15 brani inediti. Tra l’altro ho sperimentato personalmente la tua squisita ricetta, il timballo di pasta al forno. Come è nata l’idea di collaborare a questa originale raccolta?
Il progetto del libro/CD mi è stato proposto da Cecilia Casella e Cristiano Stella. All’epoca ero insegnante di chitarra presso la scuola “Notasunota”, che è collegata all’Officina, e quindi ho subito accettato anche perché ho saputo che sarebbero stati coinvolti illustri personaggi della scena musicale e culturale come Piero Cassano, Bocephus King, Andrea Parodi e molti altri. Tra l’altro non avevo mai scritto un libro e nemmeno un solo capitolo, quindi ho pensato, perché non farlo?

Nel tuo capitolo affermi che nella tua immaginazione “il rock è decisamente rosso e piccante, come fosse costituito da spezie che si fanno sentire intensamente”. Questa associazione sinestesica tra musica, colore e sapore mi sembra particolarmente azzeccata. Vorresti commentarla?
Nel mio immaginario la musica rock è rossa perché ha a che vedere con qualcosa di sanguigno: “blood, sweat e rock ‘n roll”, dicono gli americani. È qualcosa di estremamente passionale, quindi “hot” quindi … rosso!
Il tuo contributo musicale alla raccolta è rappresentato da uno strumentale intitolato “Heroes And Cowards” e ispirato alla tragedia della Costa Concordia avvenuta nel 2012. Ti va di parlarcene?
Ho scritto “Heroes and Cowards” riferendomi, appunto, alle drammatiche vicende di cronaca relative al naufragio della nave Costa Concordia. Pensai al ragazzo musicista che cedette il suo posto in scialuppa di salvataggio a una madre con la sua bimba al prezzo della sua stessa vita. E a quanto fu codardo il capitano, primo – e non ultimo – ad abbandonare la nave. Mi iniziò a balenare in mente qualche melodia, presi la chitarra e iniziai a scrivere. Strumentalmente ho preso ispirazione da due dei miei guitar heroes preferiti: Andy Timmons e Yngwie Malmsteen, due super virtuosi dello strumento.


Anche se il rock è la tua più grande passione, nell’ultimo anno hai compiuto “incursioni” anche in altri territori musicali…
Studiando al CPM di Milano, la prestigiosa scuola fondata da Franco Mussida, mi sono cimentato ed appassionato a tutti i generi musicali: oltre al rock, blues, funky, pop. L’unico genere che non sento mio è il jazz. Questo dal punto di vista chitarristico. Comunque mi piace sperimentare. Il 12 marzo scorso, infatti, è uscito “Symbiotica”, un pezzo che ho composto insieme a Clemmy Della Rocca in cui ho realizzato dei temi chitarristici su una base dance, con una sonorità un po’ chill-out. Il titolo deriva dal fatto che due generi così diversi come la dance e il rock sembrano essere entrati in simbiosi in questo brano.


Oltre alla tua attività di chitarrista e docente di strumento, sei impegnato come producer. Quali sono gli ultimi progetti a cui hai lavorato?
Ho realizzato tre produzioni che non hanno niente a che vedere con il rock. La prima è stata il brano “Non sono una bambola” di Maicol Berti, uno dei protagonisti del Grande Fratello 2010. La seconda è “Fidaty”, un reggaeton di cui ho scritto la musica, mentre Valeria Rossi ha scritto il testo. L’ultima produzione è un pezzo techno-trance, “Into The Waves”, in cui non è presente la chitarra: partendo da una mia idea musicale, il dj Alex Di Stefano (con il quale ero stato messo in contatto dalla mia ex manager Sonia Torresi) ha realizzato un remix, e il risultato è entrato nella Top Twenty di Beatport, un portale per DJ, raggiungendo l’11mo posto e rimanendo in classifica per diverse settimane. In questa produzione ho lavorato insieme a mio fratello Luca con il moniker DynArt.

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Premesso che la pandemia comporta tuttora incertezze riguardo alll’attività musicale, in questo momento, oltre a suonare, collaboro con lo studio DynArt di mio fratello a Balerna (Svizzera) e con lo studio SimoneLab di Simone Tomassini a Vertemate (Como). Mi auguro pertanto di registrare più dischi possibile in queste due strutture e di instaurare sempre nuove collaborazioni. Inoltre, avendo partecipato al nuovo singolo di Simone, spero il prossimo anno di andare in giro a promuoverlo. C’è inoltre una mezza idea di realizzare un brano con la reginetta del liscio comasco Giusy Mercury…vedremo!
Ringrazio Tony per aver risposto alle mie domande e per aver condiviso con i lettori la sua passione per il rock. Questi sono i suoi canali social:
Facebook: https://www.facebook.com/tonyprinciottaofficial
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UC7pDxNWovl2U1W0NpY9bbKw
Instagram: https://www.instagram.com/tony_princiotta/