Pensieri “psichedelici” pomeridiani
Picture yourself in a boat on a river
With tangerine trees and marmalade skies
Somebody calls you, you answer quite slowly
A girl with kaleidoscope eyes
Cellophane flowers of yellow and green
Towering over your head
Look for the girl with the sun in her eyes
And she’s gone
In quest’ultimo anno l’esigenza di rifugiarmi nella scrittura come in un porto che mi ripari dalle tempeste emozionali che ogni tanto squarciano il mio cielo è diventata sempre più pressante. Scrivere è il mio bridge over troubled water che mi aiuta ad attraversare lo spazio che intercorre tra uno stato d’animo irrequieto e a volte scoraggiato ed una sponda riscaldata dalle promesse di qualcosa di meraviglioso che mi attende.
Mi sono allontanata dalle pagine autoreferenziali e dalle discese negli anfratti più oscuri della mia coscienza per rivolgermi verso l’esterno, per fondermi con l’esistente, con la bellezza che è dappertutto, nel cielo o tra le pagine di un libro, in un quadro, in una fotografia o in una canzone. Mi è capitato di provare emozioni incredibilmente intense ascoltando una melodia o dei versi già uditi centinaia di volte. Sembra che gli anni, anziché aumentare il mio distacco dalla realtà e dalle sue illusioni, abbiano il potere di amplificare a dismisura le mie percezioni e sensazioni suscitate da un’immagine, un paesaggio, un ascolto, uno sguardo.

Sorrido, a volte, e mi stupisco di quanto inaspettate siano le alchimie che si producono tra gli esseri umani. A volte mi sembra di vivere in una rappresentazione del Sogno di una notte di mezza estate, ma non so chi sono, se Hermia, Helena o Titania. Da qualche parte deve esserci un Puck distratto che ha lasciato cadere le gocce del succo del fiore magico in modo casuale e irresponsabile. Ma non ci penso più di tanto e mi rifugio nella mia nowhere land, circondandomi di tutto ciò che mi è caro, che mi procura conforto, che nutre la mia anima: i dischi più amati, parole ispiratrici, immagini che mi fanno ricordare il passato o prospettive che aprono una finestra sul futuro.
Vedo alle mie spalle spazi vuoti, che non potranno essere colmati. Penso a coincidenze e ad accadimenti che mi riempiono di meraviglia e ad incontri simili a stelle cadenti che sfiorano la mia orbita, collisioni tra corpi celesti provenienti da estremi opposti della galassia. Sollevo la testa verso il cielo. La Luna, Giove, Venere, punti luminosi che sono gli stessi in tutti i cieli, il mio e quello di chi vive più o meno lontano da qui.

Mi mancano risposte. Non so dare un nome a quello che provo. Una cosa è certa: sono viva. Sono qui, sono sempre stata qui, non so se e quando potrò allontanarmi, ma chiudo gli occhi e mi fondo con il calore del sole che tramonta. Sono tutt’uno con l’energia dell’Universo. Sono dappertutto ora, supero la mia finitezza per diventare qualsiasi cosa. Vivo fino in fondo questa sensazione indefinibile. La mia coscienza sia allarga, il mio orizzonte si espande. Sono nel cielo e le nuvole attraversate dai raggi di luce risplendono come diamanti. Non so cosa mi attende, ma so che non ho vissuto invano.
Follow her down to a bridge by a fountain
Where rocking horse people eat marshmallow pies
Everyone smiles as you drift past the flowers
That grow so incredibly high
Newspaper taxis appear on the shore
Waiting to take you away
Climb in the back with your head in the clouds
And you’re gone
