Esce il 26 febbraio il nuovo EP di Naturelle

A distanza di qualche mese torno a parlare di Naturelle, cantautrice, modella, vocal coach, testimonial per diversi brand e, last but not least, mamma di tre splendide bambine: Annalou, nata lo scorso ottobre, Sophie di quasi 3 anni e Maya di 6. Ospito volentieri di nuovo Natasha Bargna (questo il suo nome all’anagrafe) nel mio blog, perché la considero una figura femminile molto significativa, in grado di conciliare la maternità con la carriera artistica in maniera efficace e competente e che ha fatto di questa sua capacità un punto di forza della propria immagine professionale.

photo by Danilo Facci

La cantante pubblica infatti spesso sui suoi profili social immagini della propria famiglia e della propria sfera privata, dimostrando di essere a proprio agio nel proporsi nei diversi ruoli. L’idea che emerge è quella di dimostrare che il compito di madre si può conciliare con una professione impegnativa come quella musicale e artistica, al di là dei pregiudizi e degli stereotipi che vorrebbero le donne impegnate su uno solo di questi fronti. Naturelle ed io abbiamo avuto modo di confrontarci su queste tematiche e di parlare dei suoi ultimi progetti.

Ciao Natasha e bentornata… è un vero piacere per me averti di nuovo ospite nel mio blog. Complimenti, innanzitutto, visto che sei diventata mamma per la terza volta! Dopo esserti dedicata alla tua piccola per i primi mesi, hai già ripreso la tua attività a pieno ritmo e infatti ora hai raggiunto un importantissimo traguardo: il 26 febbraio uscirà infatti il tuo nuovo EP, intitolato Une femme à vivre, realizzato con l’etichetta K Noiz e disponibile su tutte le piattaforme digitali. Vuoi parlarci di questo progetto musicale?

Ti ringrazio molto per le tue parole sempre gentili. Il grande amore per la mia ultima figlia mi ha letteralmente travolta portandomi a dedicarmi molto a lei, ma anche a seguire con ancor più grinta e forza di volontà i miei progetti lavorativi e artistici. Ti parlo molto volentieri di questo nuovo progetto, anche perché come sai è qualcosa a cui tengo particolarmente. “Une femme à vivre” è un EP di genere smooth jazz che ho realizzato insieme ad Arby, un bravissimo compositore e musicista. Io mi sono occupata dei testi e delle melodie del cantato, mentre lui ha scritto la musica. Potrei considerare questo EP il frutto della mia maturazione artistica e di donna, anche perché contiene un messaggio molto importante. Volevo realizzare qualcosa che mi appassionasse e in cui io credessi davvero.

photo by Danilo Facci

Quali sono gli argomenti che affronti nei tuoi brani? E come nasce, solitamente, una canzone che interpreti?

I quattro brani di questo EP mettono al centro la figura femminile in tutte le sue sfaccettature, dall’aspetto più seducente e ammaliante a quello più dolce, materno e romantico, descrivendo varie situazion,i tra le quali anche quella di una relazione “tossica” dalla quale una donna riesce a riscattarsi riappropriandosi della propria libertà e felicità. Tutte le canzoni sono nate dopo aver ascoltato la musica creata in studio da Arby. Per me è stato amore al primo ascolto e ho immaginato da subito la melodia del cantato. Il titolo è un gioco di parole in francese (la mia seconda lingua) e significa sia “Una donna da vivere”, vale a dire l’idea di una donna da scoprire, apprezzare e amare giorno per giorno, sia “Una donna per vivere” in riferimento ai valori di accoglienza e maternità così come al concetto di donna come fonte di sostentamento e presenza irrinunciabile per i figli.

Ti andrebbe di ripercorrere insieme il significato dei vari brani?

In queste canzoni, come ho detto prima, volevo affrontare tematiche diverse relative al vissuto di ogni donna, da quelle legate alla sensualità a quelle più romantiche e di introspezione, e la differente natura di una relazione di coppia, che può essere gratificante e costruttiva o, al contrario, controproducente per il benessere e per la realizzazione individuale. Due dei brani, The Realm of Pleasures e La Vie La Nuit, descrivono un atteggiamento seduttivo ed ammaliante tra uomo e donna; è qualcosa che fa parte della mia natura, ma che non ha a che vedere con i sentimenti. Lo stato d’animo che ha ispirato invece I’m Free e Be Here è legato anche ad alcune mie esperienze personali. Be Here evoca un legame sentimentale appagante, che conduce una donna, unitamente alla complicità che vive insieme al suo partner e alla convergenza di vedute, a costituire con lui una famiglia, a realizzare il suo progetto di vita. È un rapporto in cui vincono la comprensione ed il rispetto; è il tipo di relazione che augurerei a chiunque e che sto vivendo io. In I’m Free si parla di una condizione decisamente diversa, in cui la figura femminile vive un rapporto distruttivo con un uomo che tende a privarla della sua libertà, a schiacciarla, ad affossarla; da questa situazione la donna riesce a riscattarsi, a seguire il proprio anelito interiore, a raggiungere la propria felicità e libertà, sicuramente non senza coraggio. Io sono libera e indipendente come la protagonista di questa canzone e in passato sono riuscita ad uscire da una relazione come quella qui descritta, ma sono consapevole del fatto che non tutti gli uomini sono disposti ad accettare questo modo di essere da parte di una compagna e che non tutte le donne abbiano la forza d’animo che consenta loro di emanciparsi da un rapporto disfunzionale.

photo by Danilo Facci

Di grande impatto è la copertina del disco: l’immagine infatti ti ritrae nell’atto di allattare la piccola Annalou. Si tratta di uno scatto, realizzato da Danilo Facci, che esprime tenerezza, mostrando un intimo atto d’amore tra una neomamma come te e la tua bambina, senza rinunciare al fascino e alla femminilità che ti contraddistinguono. È stata una tua idea?

Assolutamente sì. Ci tenevo molto a mettere in copertina un’immagine che trasmettesse un messaggio forte e chiaro: quello della forza interiore delle donne, della loro ecletticità. La maternità è il modo in cui riesco ad esprimere meglio la mia femminilità, ma naturalmente ogni donna può manifestarla in modi diversi, che possono anche non contemplare l’essere madre. Nella foto di copertina inoltre indosso una giacca elegante maschile, che rappresenta la mia convinzione che non esistano ruoli troppo rigidi tra uomo e donna nel quotidiano così come nel mondo del lavoro. Ma quella giacca simboleggia anche l’importanza della figura maschile e del suo appoggio e sostegno… potrebbe infatti ipoteticamente essere stata posata sulle mie spalle da un uomo poco prima dello scatto, come atto di protezione e sostegno nei miei confronti.

Credo che tu voglia anche dire la tua, con la scelta di questa immagine, rispetto al fatto che a volte un gesto naturale come quello dell’allattamento non venga accettato in pubblico…

Il mio intento era quello di “normalizzare” l’atto più naturale del mondo, quello di allattare il proprio figlio, che però a volte, se compiuto in un luogo pubblico, infastidisce o turba alcune persone. Ricordo di aver allattato, anni fa, la mia seconda figlia in centro a Como, su una panchina, e di aver percepito commenti malevoli da parte di alcuni passanti. Mi sembra assurdo che qualcuno possa scandalizzarsi per un gesto tanto dolce quando poi basta andare sui social per vedere ben altro… per questo motivo ho deciso di mettere l’allattamento in primo piano sulla copertina del disco, e se qualcuno troverà da ridire, è un problema suo!

Essere mamma a soli 27 anni di tre bambine conciliando la maternità e la propria dimensione professionale e personale è senza dubbio un compito impegnativo, ma è anche una scelta controcorrente: l’età media delle neomamme, infatti, si sta alzando sempre più, così come il numero dei figli unici, proprio perché molte donne hanno difficoltà a gestire lavoro e famiglia. Cosa commenteresti a questo proposito, alla luce della tua esperienza?

Posso dirti che personalmente ho iniziato ad avvertire il desiderio di diventare madre molto presto. Ho sempre amato profondamente i bambini e già a 16 anni guardavo le mamme e i loro bambini con sguardo sognante. Molte donne però non avvertono la necessità o il desiderio di avere figli o semplicemente hanno altre priorità che reputano più importanti e ovviamente sono ugualmente persone complete e rispettabili. In risposta al fatto che oggi il tasso di natalità si sia notevolmente abbassato, credo che la scelta di diventare genitori sia influenzata da molti fattori…  di carattere psicologico, economico, culturale e biologico. Purtroppo negli ultimi decenni credo che l’aspetto economico abbia prevalso su tutto.  Spesso mi sento dire di essere stata molto coraggiosa ad aver messo al mondo tre figlie. Apprezzo la cosa, ma rispondo sempre che gli atti di grande coraggio per me siano altri e che io non abbia fatto nient’altro che assecondare la mia natura, in base anche alle possibilità che avevo.

Abbiamo già parlato la volta scorsa di come siano stati importanti per te i valori che ti ha trasmesso la tua famiglia di origine. Ora vorrei approfondire con te l’aspetto dell’essere nata da due persone appartenenti a culture differenti, quella italiana e quella africana. Questa condizione comporta indubbiamente una grandissima ricchezza…

Sicuramente è stata una grande fortuna per me confrontarmi con due culture e modi di pensare e vivere la genitorialità tanto diversi. Questo ha fatto sì che io potessi trarre alcuni insegnamenti da entrambe le parti, selezionando quelli che mi fossero più congeniali per vivere la mia maternità o semplicemente gestire la mia vita. Essere figlia delle contaminazioni culturali mi dà anche modo ogni giorno di  guardare la diversità con grande apertura mentale, fascinazione e curiosità, spingendomi sempre ad approfondire e voler imparare.

Passiamo ora dai valori che hai ricevuto a quelli che intendi trasmettere alle tue figlie…

Sono figlia di una donna che come me ha un temperamento molto forte e che non si è mai lasciata abbattere dalle avversità che la vita le ha posto davanti. Mi piacerebbe che anche le mie figlie possano avere un modello di donna forte, libera e indipendente alla quale ispirarsi, per decidere un giorno chi vorranno diventare. Sarò felice di vedere quanto saranno diverse da me ma spero anche che preservino sempre dentro di sé questi valori.

Credo che un altro messaggio che vorresti veicolare con la tua musica e la tua immagine è che, oltre alla necessità di superare i valori tradizionali, è opportuno riconoscere che ogni individuo abbia una componente femminile ed una maschile e che entrambe vadano valorizzate…

Esattamente. Il dualismo dell’individuo è qualcosa che esiste da sempre. È interessante pensare a quanti aspetti spesso quasi contrastanti convivano in ognuno di noi e se è vero che in ogni individuo esista una componente maschile ed una femminile a prescindere dal genere, è pur vero che evidentemente uomo e donna non siano agli estremi opposti come si crede. Una cosa che noto spesso è che alcuni uomini si vergognino di mostrare i propri sentimenti, specialmente la loro sensibilità, cosa che invece andrebbe apprezzata e valorizzata.

Vorrei anche aggiungere che molto spesso alcuni uomini non comprendano la mia volontà di affermazione dell’identità femminile: si pensa che persone come me vogliano imporre l’idea di un predominio della donna sull’uomo o di una “lotta di potere” tra i due sessi, mentre in realtà il mio intento è l’esatto opposto… dovremmo combattere la battaglia per raggiungere la parità di genere e l’uguaglianza dei diritti insieme agli uomini, fianco a fianco. Uomini e donne, dal mio punto di vista, viaggiano su binari paralleli. Peccato che a volte la mia visione o le mie parole siano state fraintese.

Da quando ci siamo sentite l’ultima volta hai raggiunto, come si è detto, altre due tappe fondamentali in ambito professionale e personale, con l’uscita del nuovo disco e la nascita della bambina. Ora quali saranno i tuoi prossimi traguardi?

Sì, devo dire che ho ripreso immediatamente il mio lavoro di cantante performer, vocal coach e modella. Il fatto di essere riuscita in contemporanea a dedicarmi anche ad un nuovo progetto di inediti mi ha davvero gratificata molto. Il processo creativo è qualcosa di prezioso e non sempre semplice. Ho in programma per il futuro imminente di lavorare ad altri album, ma da qualche tempo ho smesso di voler pianificare ogni singola prospettiva futura e sto imparando ad aprirmi a tutto ciò che viene, senza precludermi esperienze anche molto lontane da ciò che sono solita fare. In fin dei conti la cosa più affascinante del futuro è la sua imprevedibilità.

Ancora una volta il confronto con un’artista ed una donna poliedrica e consapevole come Naturelle è stato interessante e stimolante. In attesa di ascoltare Une femme à vivre a partire dal prossimo 26 febbraio, potete seguirla sui suoi profili social e sul suo canale YouTube:

www.naturellemusic.it

https://www.instagram.com/naturellemusic/

https://www.facebook.com/natasha.bargna/

https://www.youtube.com/channel/UCqt6K4oybyuuNW9h6chGhVA/videos