Si è tenuto lo scorso weekend a Rho il contest per cantautrici “Al ritmo delle donne”
La musica come energia che unisce, come una libera espressione di creatività, lontano dal sessismo, dalle discriminazioni e dai pregiudizi. Un contest tutto al femminile per dare spazio al talento dell’altra metà del cielo in ambito musicale si è tenuto sabato 1 e domenica 2 ottobre a Rho, promosso dall’ARCI Adua/ArciCheDonne. L’associazione rhodense è attiva sul territorio da diversi anni per favorire la parità di diritti e combattere la violenza di genere tramite iniziative culturali ed informative che contrastino i diffusi stereotipi nei confronti delle donne in ambito sociale, lavorativo e artistico. Il concorso “Al ritmo delle donne”, nato nel 2019, vuole andare al di là del concetto di tradizionale gara canora, basata su competizione e rivalità, ma si configura come un momento di condivisione di esperienze e di aggregazione, che comporti per le artiste coinvolte un’occasione di confronto, di crescita e magari l’opportunità per una futura cooperazione, come ha spiegato la cantautrice Laura Bonomi, una delle organizzatrici (e finalista all’ultima edizione del concorso “L’Artista che non c’era”).

L’idea di organizzare il contest è nata qualche anno fa, dopo un incontro che ha avuto luogo al Lilith Festival di Genova tra la stessa Bonomi, Paola Cassani di Arci CheDonne, la cofondatrice del festival Cristina Nico e la scrittrice Laura Pescatori. “È emersa l’esigenza di creare sempre più spazi ed occasioni in cui le donne possano avere maggiore visibilità ed esprimere il proprio talento. L’intento è poi quello di creare una rete con altre manifestazioni analoghe, come il Lilith stesso, il Lunatika e l’Onda Rosa Indipendente di Bologna” ha spiegato Laura “in modo da dare vita a delle sinergie artistiche che possano portare a scambi e collaborazioni tra le musiciste e le diverse realtà coinvolte”.

Le numerose partecipanti, provenienti da tutta Italia, sono state selezionate da una prima giuria; le finaliste sono poi state individuate da un secondo gruppo di giurati, mentre la vincitrice è stata proclamata da una rosa di addetti ai lavori comprendente, tra gli altri, Francesco Paracchini, direttore del sito “L’Isola che non c’era/L’Isola della Musica italiana”, Anna Prada, direttrice artistica del Circolone di Legnano, Davide Berardi, cantautore e docente, Adriana Comes, direttrice artistica di “Milano Cantautori” e la cantautrice Miriam Trapassi. Alla semifinale di sabato hanno avuto accesso 11 artiste dai 18 ai 45 anni, provenienti da Milano e provincia, Brescia, Torino, Modena e Firenze. Le musiciste che si sono esibite nell’arco della giornata in piazza San Vittore, a Rho, in stile “busking”, sono Valentina Brozzu, Giuliana, Aria, Sam Delacroix, Alice Isnardi, Marilì, Frensis, Vea, Laura Sirani, Marinella e Chiara White. Durante l’evento ha avuto luogo anche un flash mob a sostegno delle donne iraniane per ricordare Masha Amani, la ragazza uccisa dalla polizia morale islamica per non aver indossato correttamente il velo.

La manifestazione si è poi spostata all’ARCI rhodense nella serata di domenica, che si è aperta con la presentazione del libro “Femita – Femmine rock dello stivale” (Underground Edizioni) da parte dell’autrice Laura Pescatori. La scrittrice ha intervistato, per realizzare questo volume, una serie di figure femminili che hanno fatto la storia della musica italiana, ma anche molte talentuose cantautrici emergenti: per citarne solo alcune, Giovanna Marini, Cristina Donà, Teresa De Sio, Eva Poles, Mara Redeghieri, Cristina Nico, Sabrina Napoleone, Agnese Valle, Jenny Sorrenti, Rita ‘Lilith’ Oberti, Beatrice Campisi, Gabriella Martinelli, Francesca Incudine, AmbraMarie, Erica Mou. Le artiste sono state accomunate sotto l’etichetta “rock” anche se sono esponenti di stili musicali diversi perché, come ha evidenziato l’autrice, il rock non è un genere, ma uno stile di vita. È già in preparazione un secondo volume, che avrà un taglio più narrativo e meno giornalistico.

Al dibattito, moderato da Laura Bonomi, hanno preso parte anche Paola Cassano, responsabile dell’ArciChedonne, la cantautrice e operatrice culturale (oltre che madrina della serata) Cristina Nico e Gregory Fusaro di Edizioni Underground?, editore di “FemIta”. Il confronto ha toccato diversi argomenti, con un accento particolare sulla difficoltà che a volte le donne incontrano ad essere riconosciute come soggetti attivi nel panorama musicale a causa del persistere di pregiudizi nei loro confronti. La necessità di organizzare manifestazioni al femminile come “Al ritmo delle donne” nasce pertanto dal fatto, come ha sottolineato Laura Pescatori, che la visibilità delle musiciste è a volte limitata o condizionata da logiche socio-culturali e di mercato; non si tratta, pertanto, di “ghettizzare”, ma di restituire uno spazio alle donne, in un’ottica di rottura degli schemi, fino a quando, in futuro, gli eventi dedicati non saranno forse più necessari.

Cristina Nico ha invece invitato il pubblico a riflettere su alcuni clichés legati alla figura della cantautrice, come la presunta esistenza di tematiche più “adatte” ad essere trattate dalla sensibilità femminile e la necessità imposta dai media alle cantanti di utilizzare linguaggi espressivi “canonici” e tradizionali. Ricordiamo che Cristina è l’organizzatrice, assieme alla collega cantautrice Sabrina Napoleone, del già citato Lilith – Festival della Musica d’Autrice ed è promotrice di varie iniziative aventi l’obiettivo di rendere accessibile a tutte le donne il diritto di fare della propria arte una professione, senza prevaricazioni e sfruttamento economico, come l’etichetta Lilith Label. La musicista ha raccontato la genesi di questo festival, nato dodici anni fa come iniziativa necessaria a promuovere la presenza femminile in ambito musicale a tutti i livelli, non solo sotto l’aspetto artistico, ma anche in qualità di addette ai lavori dietro le quinte.

La parte musicale vera e propria si è aperta con il set della stessa Nico, accompagnata da Stefano Bolchi, che ha cantato quattro brani tratti dai suoi ultimi due album. A seguire si sono esibite le sei cantautrici selezionate, ognuna delle quali ha proposto due pezzi. La prima è stata la torinese Vea, che si è definita “madre di canzoni”; molto intensa e coinvolgente la sua Il cielo di Colapesce, che racconta una storia di mare ambientata in Sicilia. Dopo di lei, Alice Isnardi, giovane torinese con una formazione jazz, Laura Sirani, poetessa e cantautrice bresciana, FrenSis (di origine brasiliana e milanese d’adozione) e la fiorentina Chiara White, con due album all’attivo di cui l’ultimo, “Pandora”, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti (Chiara è stata finalista, lo scorso anno, al premio Bianca D’Aponte e al concorso L’Artista che non c’era). Vincitrice del contest, la milanese Valentina Brozzu, ventitreenne, con alle spalle studi classici (pianoforte) ma con una passione per la chitarra, strumento protagonista della sua scrittura cantautorale.
Un’iniziativa riuscita, con una buona risposta da parte del pubblico ma, soprattutto, con una bella sinergia che si è creata tra le artiste in gara, le organizzatrici e le ospiti. Quando “le donne ce le suonano” (prendo a prestito lo slogan del Lilith Festival) si creano delle “buone vibrazioni” che lasciano presagire sviluppi positivi per il futuro, per un’autentica parità di genere anche nell’ambito delle professioni musicali e per la libera espressione di tutti gli individui.

Intervista a Laura Pescatori
Laura Pescatori, autrice del libro “FemIta – Femmine rock dello stivale” (ed. Underground?) è, dal 2010, speaker radiofonica su Radio Onda d’Urto di Brescia, per la quale conduce la trasmissione “Rebel Girl” tutte le domeniche pomeriggio, parlando di musica al femminile e spesso mettendo in luce realtà underground e indipendenti. Prima di “FemIta” ha pubblicato “Animalando” (Aracne Edizioni) e “Riot not Quiet – 365 giorni di rock al femminile” (Cinaski Edizioni).
Ciao Laura, sono davvero lieta di conoscerti e di averti incontrata su in questo contesto così significativo. Volevo, innanzitutto, chiederti quanto tempo ha richiesto la stesura del tuo libro e in che modo hai lavorato con le artiste che hai intervistato.
Dall’ideazione al “prodotto finito” sono intercorsi circa due anni. Ho incontrato personalmente molte delle artiste, con altre invece ci sono stati contatti telefonici o uno scambio di mail; ho dovuto adeguarmi ai loro tempi e mettere insieme il tutto con coerenza, quindi si è trattato di un impegno laborioso.

Durante il dibattito si è parlato dello spazio che le donne devono conquistarsi, a volte a fatica, nel panorama musicale per far riconoscere la propria professionalità e credibilità. Ritieni che le iniziative come “Al ritmo delle donne” avranno l’impatto necessario per perseguire questo obiettivo?
Secondo me sì, molte cose si stanno muovendo, e festival come il Lilith, che ha una lunga tradizione, così come altri eventi analoghi, stanno sicuramente “smuovendo le acque”. C’è un interesse crescente verso queste manifestazioni, non solo in termini di riscontro di pubblico, ma anche riguardo alla possibilità di creare delle collaborazioni tra le diverse realtà, le artiste e tutti i soggetti coinvolti. Con Eleonora Tagliafico di Radio Città Aperta e Giulia Massarelli di Lunatika Records io organizzo a Roma il Lady Pink Festival, la cui quarta edizione si è svolta a Roma due settimane fa, in collaborazione con l’etichetta stessa e con l’emittente radiofonica come media partner. In particolare, Lunatika è una realtà discografica che si occupa di produrre progetti artistici al femminile, mentre l’evento si è tenuto al MONK, un locale che riconosce l’importanza della condivisione, tema centrale di questa nuova edizione. L’abbiamo intitolata #miotuonostro per porre in evidenza quanto sia fondamentale creare una rete, una “sorellanza” nel mondo musicale, per limitare le rivalità artistiche e promuovere una crescita non fine a se stessa, bensì collettiva.


A livello di giornalismo e di editoria musicale, ti sembra che le donne abbiano minore spazio rispetto agli uomini?
In realtà no, dato che sempre più donne dirigono gli uffici stampa, scrivono sulle varie testate, lavorano come speaker radiofoniche. Apparentemente le “grandi firme”, i decani del giornalismo musicale italiano sono figure maschili, ma rispetto a dieci anni fa le cose sono cambiate parecchio. Potrei citare, a questo proposito, il libro “She Rocks!” di Alessandra Izzo, in cui si dà voce ad un folto gruppo di autrici.
Una cosa che mi ha sempre colpito è che, quando frequento le fiere del disco, non sono molte le donne che si aggirano tra le bancarelle in cerca di vinili da collezione…
Sì, probabilmente gli acquirenti sono in maggioranza uomini, ma ritengo che in ambito musicale, a tutti i livelli, la componente femminile si stia conquistando sempre più spazio. Io, ovviamente, sono una grande amante del vinile come supporto fonografico.
Grazie, Laura, per la tua disponibilità! Leggerò al più presto “FemIta” e sono in trepidante attesa del secondo volume! A presto!

