Il palco rescaldinese fu utilizzato come sala prove dai big della musica italiana per oltre due decenni

Spesso i piccoli borghi celano luoghi nei quali hanno avuto luogo tappe importanti della storia della musica italiana. È il caso di Carimate, nel cui castello visconteo avevano sede i celebri studi di registrazione Stone Castle Studios, del quale ho avuto già occasione di parlare; di Anzano del Parco, dove si trovava lo studio “Il Mulino”, in cui Lucio Battisti, Loredana Bertè, Gianna Nannini, Ivan Graziani e altri musicisti realizzarono svariati album di successo negli anni Settanta/Ottanta; e, non ultima, Rescaldina, cittadina situata nei pressi di Legnano, dove nel medesimo periodo molti cantautori e gruppi musicali utilizzavano il locale Teatro La Torre come sala prove e spesso offrivano alla popolazione concerti gratuiti come “date zero” dei loro tour. Sul palcoscenico del cineteatro rescaldinese sono così passati, nell’arco di circa due decenni, artisti del calibro di Franco Battiato, Fabrizio De André, PFM, Roberto Vecchioni, Mango, Alice, Garbo, Giuni Russo, Alice, New Trolls, Eugenio Finardi, Stormy Six, Elio e Le Storie Tese, Eros Ramazzotti, Gianluca Grignani.

Anche se numerosi tra i più grandi musicisti italiani trascorsero molto tempo su quel palco, esso non acquisì notorietà e non fu ricordato, nei periodi successivi, per questa peculiarità. Lo testimonia il fatto che in Rete non si trova quasi nulla sull’argomento. Oltre che per questo scopo, lo spazio venne utilizzato dalla comunità, nell’arco di circa cinquant’anni, come sala cinematografica e teatrale; è stato chiuso definitivamente nel 1998, ma tra le sue mura hanno avuto luogo molte interessanti vicende, che cercheremo di rievocare interpellando molti di coloro che ne sono stati protagonisti.

(www.archivio.vicomagistretti.it)

Il cineteatro venne progettato da una delle firme più prestigiose dell’architettura e del design italiano contemporaneo, Vico Magistretti. Egli operò a Rescaldina negli anni Cinquanta realizzando, oltre alla struttura ricreativa, la scuola materna e la chiesa parrocchiale situata nella frazione di Ravello. Il centro polifunzionale “Circensia”, questa la sua denominazione originale, fu costruito tra il 1954 e il 1956. I committenti dell’opera furono le associazioni culturali locali e la ditta Bassetti, la principale realtà produttiva del paese. Come ampiamente descritto nel sito https://archivio.vicomagistretti.it/magistretti/archive/document/IT-FVM-A001-00027, l’edificio era composto da due diversi corpi di fabbrica tra loro perpendicolari. Il primo era a pianta rettangolare ed era situato parallelamente alla strada su cui si affacciava (via Barbara Melzi). Esso ospitava il bar, l’ingresso ed altri locali. Il secondo era invece occupato da una sala cinematografica per 550 persone con una pianta “a doppio imbuto”. I due blocchi erano collegati tra loro da un cortile, con il campo da bocce che fungeva da elemento di giunzione tra le parti. Gli interni del centro ricreativo erano unificati anche dalla presenza di una medesima pavimentazione, in marmette bianche e nere, disegnata da Magistretti stesso. I paramenti murari esterni erano costituiti principalmente da mattoni a vista, alternati a brevi campiture in intonaco bianco. Le strutture che reggevano la copertura del cinema erano costituite da una serie di portali sagomati paralleli in cemento armato. Sotto la copertura trovava posto una serie di gradinate, elemento formale che configurava il progetto come “una sorta di landmark urbano che segnala l’importanza del centro quale luogo di luogo di aggregazione civica” (dal sito archivio.vicomagistretti.it). Attualmente il cineteatro, di proprietà della parrocchia ‘Santi Bernardo e Giuseppe’, non viene utilizzato da oltre 20 anni, nonostante siano state avanzate diverse proposte di riqualificazione. Adiacente ad esso c’è una casa di riposo.

Gli interni del teatro oggi: ingresso, bar, platea

Per ricostruire le vicende più lontane nel tempo di questo storico edificio mi sono affidata alle testimonianze di due musicisti che proprio dalle tavole di qual palco hanno mosso i loro primi passi in campo artistico. Si tratta di Gianfranco D’Adda e di Renato Franchi, dei quali mi sono occupata molte volte sulle pagine virtuali di questo blog. Il primo, fin da bambino appassionato di cinema, spesso si recava nella sala di proiezione del cineteatro a fianco dell’operatore ‘ufficiale’. Dopo essersi dedicato allo studio della batteria, D’Adda entrò nel complesso fondato da Franchi, i New Vox, che tennero il loro primo concerto proprio presso il teatro della cittadina. Era il 1967.

Renato Franchi e Gianfranco D’Adda

Gianfranco, come abbiamo avuto occasione di raccontare nella tua intervista pubblicata qualche mese fa, il tuo incontro con Franco Battiato avvenne poco dopo il primo concerto dei New Vox, grazie all’impresario Edoardo Guidi che gestiva il gruppo “Cristalli Fragili” di cui facevi parte. In seguito lo stesso Battiato suonò al Teatro La Torre, accompagnato da te e da altri musicisti…

Esattamente. I Cristalli Fragili, che prendevano il nome dal negozio di cristallerie dei miei genitori, erano composti, oltre che da me, dal bassista Gianni Mocchetti, da Riccardo Rolli e Maurizio Valli. Diventammo il gruppo di supporto di Franco e a noi si unì il chitarrista Mario ‘LP’ Dalla Stella. Completava la formazione il tastierista Roberto Cacciapaglia. Con questi musicisti, proprio presso il teatro La Torre, facevamo le prove in vista delle serate che Franco (che abitava a Milano ma trascorreva abitualmente molto tempo a Rescaldina) avrebbe tenuto nei vari locali. In seguito, dopo la sua svolta sperimentale, che ebbe luogo, come è noto, con “Fetus” e “Pollution“, nel 1972 ebbe luogo al La Torre il concerto relativo al tour dell’album “Pollution”.  Posso affermare con orgoglio che questo evento alimentò negli anni successivi l’interesse per questo spazio come punto di riferimento per prove e concerti di tanti gruppi e cantautori, dando il via ad una straordinaria stagione artistica e musicale che ha visto come protagonisti musicisti e band di alto livello.

Un’immagine dal concerto di “Pollution” al Teatro La Torre (foto di Paolo Raimondi)

Il periodo d’oro del Teatro La Torre, dal punto di vista musicale, è sicuramente rappresentato dagli anni Ottanta, in cui come si è detto molti musicisti italiani lo frequentarono per le prove dei loro tour. “Si trattava di una location vantaggiosa, situata a breve distanza da Milano, con un’eccellente acustica” spiega Walter Calloni, batterista che negli anni Settanta/Ottanta ha suonato con i più grandi cantautori e gruppi come Lucio Battisti, PFM, Ivan Graziani, Fabrizio De André. “A pochi chilometri, inoltre (per la precisione a Caronno Pertusella) si trovavano, in quegli anni, la sede della casa discografica EMI e la ditta ‘Milano Service’ di Gigi Belloni, fratello di Ricky dei New Trolls, alla quale band ed artisti si rivolgevano per le loro attrezzature: microfoni, cavi, amplificatori e quant’altro” ricorda il musicista, che al La Torre lavorò nel periodo 1980-82

Walter Calloni con Franz Di Cioccio nel 1980

Walter, con chi hai suonato in quegli anni e come si svolgevano le prove?

Al Teatro La Torre ho provato i tour con la PFM e con Roberto Vecchioni. A differenza di uno studio di registrazione, che poteva essere un crocevia di incontri, il teatro era un luogo dedicato soltanto alle prove, che potevano durare due-tre settimane, a volte anche un mese. I tempi erano molto più distesi rispetto ad oggi, pertanto per la prima settimana ci si incontrava per allestire il palco, ma c’era anche la possibilità di stare insieme e scherzare, mentre dalla seconda settimana in avanti si provava ‘seriamente’. Gli orari potevano variare, ad esempio quando c’era Franco Mussida si stava in teatro mattina e pomeriggio e alla sera si rincasava, mentre con altre formazioni si suonava anche di notte. Terminate le sessioni, che erano a porte chiuse (anche se solitamente qualche abitante del luogo si ‘infiltrava’ per assistere) si concludeva con un concerto gratuito offerto alla popolazione come ‘data zero’ del tour.

Tra i rescaldinesi che ogni tanto ‘sbirciavano’ quello che succedeva durante le prove c’era lo stesso Renato Franchi. Renato, a parte il tuo primo concerto con Gianfranco e i New Vox, che si tenne proprio al La Torre, hai dei ricordi personali legati a questo luogo?

Abitavo a due passi dal teatro, quindi era facile per me assistere al lavoro di parecchi musicisti, anche se a volte rimanevo lì per poco tempo e con discrezione, per evitare di disturbare l’attività e la privacy degli artisti e dei fonici. Da casa mia, alla sera, spesso riuscivo a sentire la musica dei gruppi che stavano provando i loro pezzi. Ricordo quando i New Trolls erano alle prese con le armonie vocali del brano Quella carezza della sera e per il solo ritornello andarono avanti per parecchie ore, dalle 23 alle due di notte, per trovare la perfezione esecutiva delle voci. Una conferma della professionalità e della precisione di questo straordinario gruppo! Mi capitò, inoltre, di essere presente in alcuni momenti delle prove del tour di Fabrizio De André  relative all’album “Crêuza de Mä” con Roberto D’Amico.

Le prove dei New Trolls al Teatro La Torre (foto di Roberto D’Amico)

D’Amico è il bassista che da diversi anni accompagna Renato Franchi nei suoi dischi e nei concerti, nell’attuale formazione che comprende anche Gianfranco D’Adda. Il giovane musicista ebbe modo di assistere a decine di live e di sessioni di prove e conserva nella sua memoria moltissimi aneddoti.

Roberto, so che parlare di questo luogo suscita in te una lunga serie di ricordi…

Il primo episodio di cui vorrei parlare risale all’estate del 1981. In quei giorni una tragedia scosse l’Italia, quella della morte del piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano, il cui tentato salvataggio avvenne in diretta TV, come molti ricorderanno. Una sera mi trovavo in una pizzeria adiacente al teatro. Uscendo di lì, vidi una locandina che annunciava un concerto di Giuni Russo con Alberto Radius. Venni così a sapere che quella sala veniva utilizzata da molti artisti e band per le prove dei loro live.  Qualche settimana dopo fu la volta dei New Trolls, che arrivarono al La Torre per provare i pezzi del tour del disco “FS”. Mancava il bassista, quindi si alternavano in questo ruolo Nico Di Palo e Ricky Belloni. Ebbi anche occasione di documentare l’evento con numerose foto. Ricordo anche Mia Martini, che nel 1983 fece tappa a Rescaldina per provare il concerto dal quale sarebbe stato poi stato registrato l’album dal vivo, composto da cover, “Miei compagni di viaggio”. Era di corporatura minuta, portava scarpette da tennis come una ragazza qualsiasi ma aveva una voce incredibile! Attorno a lei, musicisti straordinari come Ares Tavolazzi, Giulio Capiozzo, Mark Harris

Roberto D’Amico oggi- Mia Martini negli anni ’80

Potremmo dire che in questo periodo la tua passione per la musica ti portò a vivere una serie di vere e proprie avventure… non è così?

Esatto… un altro momento che si è impresso nella mia mente in modo indelebile riguarda la PFM. Ero in auto sulla statale del Sempione una domenica pomeriggio e vidi davanti a me una Volvo ‘station-wagon’ azzurra guidata da Walter Calloni, con a fianco Lucio Fabbri. Decisi di seguirli finché non arrivarono proprio al teatro La Torre! Nei giorni successivi, mentre assistevo alle prove per il tour promozionale dell’album “Performance”, vennero portati in sala degli scatoloni pieni di vinili ed i musicisti (Mussida, Djivas, Calloni, Di Cioccio, Fabbri) si misero a commentare le copertine con grandi apprezzamenti! Una sera, poi, arrivò un TIR carico di casse audio ed io, con degli amici, aiutai Djivas a scaricarle, riempiendo il cineteatro non solo sul palco, ma anche negli spazi laterali e all’ingresso, tanto che qualcuno ironicamente commentò: “Ma avevate un magazzino da svuotare?”

Un altro momento memorabile fu la presenza in teatro di Fabrizio De André…

Sì, era l’estate del 1984 e Faber, con la sua band, rimase per 40 giorni a Rescaldina a provare il tour di “Crêuza de Mä“. La formazione era composta da Mauro Pagani, Mario Arcari, Ellade Bandini, Gilberto Martellieri, Maurizio Preti ed il figlio di Fabrizio, Cristiano. C’erano poi il chitarrista Tony Soranno, che aveva una Fender Stratocaster degli anni ’50, che teneva come una reliquia, ed il bassista Sergio Portaluri. Ricordo un aneddoto con protagonista quest’ultimo: egli si era “permesso” di apportare una variazione all’introduzione del brano Giugno ’73 e Fabrizio lo riprese: “Belìn, lo devi fare uguale al disco perché la gente lo conosce così!” Durante le pause, poi, Cristiano si metteva a suonare tutti gli strumenti e suo padre si spazientiva: “Belìn, quello è capace di suonare pure le noci!”

Hai conosciuto personalmente Fabrizio?

Non proprio, però ho avuto modo di constatare il suo carisma di uomo e di artista, provando soggezione quando lui parlava e guardava le persone negli occhi. Un giorno lui scese dal palco e si rivolse agli spettatori, sedendosi tra di noi e dicendo: “Belìn (come sempre), secondo voi stanno suonando bene i brani?”. Noi, naturalmente, eravamo sorpresi e sbigottiti: tutto ci sembrava eseguito alla perfezione e non potemmo che confermare l’elevato livello della performance. In seguito ci fu il suo concerto a Milano, che ricordo ancora con grande emozione. Quelle di Crêuza de Mä furono tra le ultime prove di un concerto in quella sede, perché i passaggi di artisti e band famose si diradarono notevolmente ed il teatro fu destinato ad altri usi.

Ma tra le tavole ed il sipario del Teatro La Torre ebbero luogo molti altri eventi di rilievo, dei quali parleremo nella seconda ‘puntata’ di questo articolo.