Esce oggi sulle piattaforme digitali il disco del 2010 di Renato Franchi & l’Orchestrina del Suonatore Jones, ispirato all’omonimo volume di poesie di Dario Bertini
Distillare è “un procedimento laborioso e faticoso, con purificazione qualitativa e perdita quantitativa”. È un’operazione che necessita di un’autorizzazione e che, diversamente, era (e potrebbe essere) effettuata illegalmente. Metaforicamente, anche i sentimenti e le emozioni si possono distillare, lasciar decantare, fermentare, evaporare per poi trasformarsi in liriche, canzoni, immagini, ma poi vanno diffusi con consapevolezza dall’autore, per ricevere dai lettori o dai fruitori quel coinvolgimento che rende l’opera d’arte un atto partecipato. È quello che è accaduto alla parola poetica di Dario Bertini, scrittore legnanese (ma di stanza a Pavia) che nel 2009 ha dato alle stampe un volumetto intitolato proprio “Distilleria di contrabbando”. L’autorevole prefazione di Claudio Lolli ribadiva il concetto che l’interpretazione dell’atto poetico è affidata al lettore, come se questi si trovasse di fronte al “punto biforcuto dell’immensa ipsilon della vita”, e che al tempo stesso il “distillare”, vale a dire l’indulgere nella ricerca del senso dell’esistenza, è “oggi ritenuto illegittimo e quindi da nascondere sotto improbabili cappotti, passando da contrabbandieri qualsiasi confine della vita”.
Nelle alchimie che si verificano, a volte misteriosamente, a volte per una serie di fortuite e fortunate circostanze, in quei laboratori che sono gli incontri tra artisti, accade poi che una composizione letteraria, in una sorta di ideale alambicco, incontri una melodia per divenire un brano musicale. Ed è così, come in ogni reazione chimica, che i reagenti – parole e note – modificano la propria struttura originaria per dare origine ad un prodotto diverso, la canzone d’autore. Quando i versi di Bertin si sono accostati alla fantasia e alla chitarra di Renato Franchi, qualche mese dopo la pubblicazione del libro, è nato “Distilleria di contrabbando”, album che, uscito in origine nel 2010 per l’etichetta “Storie di Note”, viene pubblicato oggi su tutte le piattaforme digitali (anche se le copie “fisiche” sono tuttora disponibili) dalla casa discografica “Latlantide”.

Il volume di Bertini, pubblicato dall’editore Cardano di Pavia nel 2009 e diviso in due parti (Promesse sottovoce e Distilleria di contrabbando) è un percorso esplorativo negli anfratti di un’anima e sui sentieri dell’amore e della scoperta di sé, nella consapevolezza della fragilità dell’umana parabola; alcune immagini ricorrenti (la “luce” e i suoi contrari, l’ombra e il buio) ne caratterizzano l’espressione. L’album di Franchi e della sua band (in cui alcuni componenti sono tuttora presenti nella formazione che lo accompagna nei suoi concerti e nei dischi più recenti) attinge parzialmente al patrimonio delle inebrianti parole distillate dall’autore legnanese, affiancando alle sue composizioni originali, recitate da lui stesso, alcuni brani firmati dal cantautore, più un paio di pezzi della migliore tradizione del cantautorato nostrano. Ricordiamo che Dario Bertini, classe 1988, è autore di diverse raccolte poetiche, è presente nel XV Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2020), collabora alla pagina online di Nuovi Argomenti ed organizza nella sua città di adozione, Pavia, numerosi reading ed eventi culturali, tra cui la rassegna mensile “Poesie al tavolino” .
Così il songwriter legnanese ricorda il suo incontro e la nascita della sua collaborazione con il poeta:
A distanza di diversi anni non saprei dire esattamente quando incontrai per la prima volta Dario, ma ricordo come fosse ieri un mio concerto, durato più di due ore, a conclusione del quale si sollevò una richiesta, per me sorprendente e bellissima, urlata a piena voce da un gruppo di ragazzi: “La locomotiva” di Francesco Guccini. Fu dunque per merito di quella locomotiva lanciata “a bomba” contro le ingiustizie che si consolidò un’amicizia, che si trasformò poi in una proficua collaborazione artistica grazie alla nostra sintonia basata sulla musica, la letteratura, la sensibilità verso i temi sociali. Colsi istintivamente che in quel ragazzo c’era dell’autentico talento, quel valore aggiunto posseduto dalle persone che vedono la vita attraverso la poesia.
Franchi tratteggia un ritratto dello scrittore e rievoca alcuni momenti del loro sodalizio:
Bertini è un autore sincero, determinato e intransigente, convinto fermamente di quello che fa con impegno e passione. Ricordo quando una volta lo presentai come ‘Dario, il giovane poeta’ e lui, garbatamente, mi disse di non definirlo così, perché la poesia non ha età. E poi i concerti in cui lo invitavo a salire sul palco a declamare le sue poesie, i suoi reading, accompagnati dalle mie canzoni e dalla mia chitarra, e le memorabili serate a Pavia, città dove poi avvio gli studi universitari. L’occasione di realizzare insieme qualcosa che restasse nel tempo e nello spazio si presentò con la pubblicazione di “Distilleria di contrabbando”.
Così, invece, lo stesso Bertini racconta il suo incontro con il cantautore ed il lavoro realizzato insieme:
L’incontro con Renato Franchi e la sua band (ai tempi Orchestrina del Suonatore Jones) avvenne all’insegna della migliore canzone d’autore italiana: De André, Tenco, Lolli, Ciampi, insomma in un contesto fortemente incentrato sulla parola che incontra la musica. Da sempre affascinato da questa strada polverosa che conduce le parole verso il suono, il canto, la condivisione, raccolsi – con tutto l’entusiasmo e la febbrile incoscienza dei vent’anni – l’invito di Renato a sviluppare un progetto che ampliasse musicalmente quelli che erano i miei primi frutti di scrittura poetica: la raccolta “Distilleria di contrabbando”, appunto. Ricordo l’emozione delle registrazioni, il confronto con i musicisti, la scelta della copertina dell’album realizzata da un grande amico, ottimo grafico e anche lui musicista, Silvano Ancellotti. Non piccola, poi, fu la soddisfazione di ascoltare l’arrangiamento di Renato Franchi, con una sentita partecipazione chitarristica di Joselito Carboni, di “Addio”, una delle prime canzoni da me scritte. “Distilleria di contrabbando” resta per me il punto di inizio di un percorso che, in direzione ostinata e contraria, provo a portare avanti con gratitudine nei confronti di chi ha voluto esserci e ascoltare, a testa bassa, cercando sempre di andare un po’ più in là.

Abbiamo poi chiesto a Renato di descrivere la genesi dei brani del disco.
Addio fu scritta partendo da un testo di Dario dove io costruii con la band un coerente arrangiamento per una storia d’amore con un epilogò triste. Lavorai poi minuziosamente per degli interventi chitarristici che vestissero con il giusto abito le sue letture. Lavandino in fiore ed Epifania ne sono l’esempio: chitarre acustiche, sperimentazione, fingerpicking … ci misi molto cuore e abilità tecnica, e ancora oggi quando le riascolto mi sento pienamente soddisfatto del risultato realizzato, anche perché il recitato di Dario scivola tra le quelle ritmiche e fra le note come l’acqua di un torrente sulla roccia. Ha tutte le carte in regola di Piero Ciampi venne invece scelta come tributo ad un grande cantautore, ma soprattutto era un regalo a Bertini, perché per me lui aveva veramente tutte le carte in regola per essere un artista! E poi I treni a vapore di Ivano Fossati, con la quale aprivamo sempre i nostri concerti, fu una richiesta di Dario, infatti all’interno c’è un suo bellissimo recitato nella parte strumentale che la rende ancor più suggestiva. L’ultima traccia, Distilleria, è un brano sperimentale che pensai per rendere omaggio ai Beatles, realizzando una miscellanea di tutti i brani e dei recitati con un mixing delle registrazioni che si sovrapponevano e con nastri che girano al contrario, come a voler racchiudere in essa il nostro viaggio artistico fatto di musica, canzoni e poesia.

Tre sono gli interventi poetici recitati da Bertini stesso. Epifania (in una notte d’estate) è una pagina in cui si affaccia improvvisamente il ricordo del riso e dello sguardo della propria donna; i pensieri volano “oltre la soglia del mistero” ed istantanee di un amore forse perduto risvegliano alla consapevolezza, come in un racconto di Joyce, la mente dell’io lirico. Annuncio postumo è una lapidaria presa di coscienza della brevità della vita, al termine della quale tutti gli individui verranno “rovesciati come dopo una passata di compasso, fatti cerchi, perfezione”. Lavandino in fiore si caratterizza per gli interventi chitarristici estremamente affascinanti che sottolineano una serie di sequenze liriche culminanti nel risveglio dell’amata, mentre la scrittura si fa metafora dell’esistenza: “forse la vita ci è divenuta pagina, cancellatura di varianti non accolte, nel torto di rimediare un alibi ad ogni punto non fermato”. Addio è invece affidata all’interpretazione di Franchi e narra della fine di un amore. Qui la malinconica atmosfera è sottolineata dalla chitarra, che piange dolcemente, e dal violino, che in uno struggente assolo annuncia la conclusione di una storia, il profondo rimpianto che essa lascia e l’amarezza della solitudine. Per quanto riguarda le altre composizioni, Filastrocca (che compare nella versione CD ma non in quella digitale) è un brano firmato dallo stesso Franchi, particolarmente suggestivo ed ispirato, già presente con il titolo Filastrocca delle dita fragili nell’EP Canzone per Ion e qui impreziosito da un intervento recitato da Bertin. La canzone evoca la fatica del lavoro, ma anche la necessità di lasciare intatti i propri sogni e la propria fiducia nella vita. Che bel che l’è sta’, scritta e cantata da Viky Ferrara, risveglia le illusioni dell’adolescenza, i sogni e la magia di un tempo perduto, ma anche l’attonito, inspiegabile dolore per la perdita di un amico scomparso a soli quattordici anni. Profumo d’oriente è invece un brano già contenuto nell’album Sogni e tradimenti e tratteggia una sensuale figura femminile, una donna gitana che ammalia con il suo sguardo e risveglia esotiche fantasie.

Lasciamo ora che sia lo stesso Renato Franchi a tracciare un bilancio dell’esperienza, in occasione della pubblicazione del lavoro sulle piattaforme digitali che ne permetterà l’accesso ad un pubblico più ampio:
In questo viaggio artistico, fatto di umanità e passione, mi sono rimaste impresse le parole che chiudono il libro “Distilleria di contrabbando” e che a volte Dario citava alla fine dei nostri concerti: Come Grilli, una poesia breve, un urlo contro l’indifferenza e la rassegnazione, un invito all’impegno, a confrontarsi, a far sentire sempre la propria voce e non spegnere mai i sogni che abbiamo nel cuore: “Il canto della vita ogni giorno si accorcia verso il notturno, solitario vuoto. Meglio stonati, dunque che silenziosi”.
Track List
1. I treni a vapore (Ivano Fossati)
2. Filastrocca (Renato Franchi)
3. Epifania (Dario Bertini/Poesia)
4. Profumo d’oriente (Renato Franchi)
5. Annuncio postumo (Dario Bertini/Poesia)
6. Che bel che l’è stà (Vincenzo Ferrara)
7. Lavandino in fiore (Dario Bertini/Poesia)
8. Addio (Dario Bertini/Renato Franchi)
9. Ha tutte le carte in regola (Piero Ciampi)
10. Distilleria di contrabbando (D. Bertini/R. Franchi)

Renato Franchi – Voce e Chitarre
Marta Franchi – Flauti e Voce
Roberto D’Amico – Basso
Viki Ferrara – Batteria
Carlo Cilibrasi – Percussioni
Giorgio Macchi – Organo Hammond e Tastiere
Joselito Carboni – Chitarre Elettriche
Voce Narrante: Dario Bertini
Casa discografica: Storie di note
Numero di Serie – SDN 072
Anno Pubblicazione: 2010