Un sunto dei miei articoli pubblicati quest’anno su “Art Over Covers”

http://www.artovercovers.com

31 dicembre: tempo di bilanci… ed è tempo dell’ormai tradizionale “riepilogo” degli articoli da me pubblicati su Art Over Covers. Analisi di artwork, per lo più di dischi di musica italiana, “territorio” che sto esplorando sempre più in profondità. Ma anche un’incursione (chi l’avrebbe mai detto?) nella commedia sexy all’italiana, con le locandine di Enzo Sciotti. E da qui alle copertine disegnate da Guido Crepax il passo è breve… Non possono mancare i Beatles, o meglio due dischi solisti di Ringo Starr e George Harrison. E anche due visionari artwork di uno dei miei gruppi preferiti di sempre, i Cure. Ovviamente gli articoli completi sono disponibili ai rispettivi link. Buona (ri)lettura!

Gennaio 2022

Insegnanti, poliziotte, dottoresse: la commedia sexy all’italiana nelle locandine di Enzo Sciotti

‘Il filone, estremamente prolifico tra la seconda metà degli Anni’70 e la prima metà degli Anni’80 aveva, come è noto, tra i suoi interpreti beniamini del pubblico come Lino Banfi ed Alvaro Vitali. Comicità di grana grossa e ammiccanti scene di nudo erano gli stuzzicanti ingredienti di questi prodotti che, in forma quasi seriale, riempivano le sale di tutta Italia e vengono tuttora riproposti in innumerevoli repliche in TV.
Sicuramente un sostanziale contributo al successo di queste pellicole venne fornito proprio dalle locandine di Enzo Sciotti. Esse sono riconoscibili per la presenza di ritratti quasi fotografici dei protagonisti maschili e femminili e per il titolo scritto in caratteri di grandi dimensioni, di notevole impatto. I corpi femminili, in abiti succinti e in pose provocanti, sono protagonisti indiscussi del cartellone, in primo o secondo piano, ed attirano invariabilmente lo sguardo dell’osservatore con allettanti promesse di ciò che poi la vicenda svelerà: i corpi senza veli delle interpreti, che si offrono generosamente agli occhi dello spettatore’.

Non solo Valentina: Crepax a 33 e 45 giri

‘Fu il fratello maggiore di GuidoFranco, produttore discografico e scopritore di talenti, ad introdurlo nel mondo della musica come designer di artwork. Nel 1953 Franco Crepax, che lavorava alla casa discografica “La Voce del Padrone”, commissionò al fratello ventenne, grande appassionato di jazz, la realizzazione della cover di un album del pianista Thomas “Fats” Waller. Prima di allora, sulle copertine dei dischi prodotti in Italia c’era solo l’essenziale: il nome del musicista, il titolo e qualche semplice illustrazione. Guido si ispirò, inizialmente, ai lavori del pittore americano Ben Shawn e a quelli del designer David Stone Martin – probabilmente il più grande autore di copertine di jazz di sempre – per poi elaborare, nel tempo, uno stile proprio, che molto aveva in comune con quello dei suoi lavori come fumettista. Proprio grazie ai suoi artwork, Crepax si fece apprezzare nel mondo del design e divenne grafico pubblicitario, illustratore ed autore delle storie a fumetti che lo hanno reso famoso, creando eroine – come Valentina e Bianca – rimaste nell’immaginario collettivo’.

Febbraio 2022

Rose rosse per te: la copertina di “Stop and Smell the Roses” di Ringo Starr

‘Un Ringo dall’aria sorniona e un po’ ruffiana, con un mazzo di rose rosse in mano, campeggia sulla copertina di “Stop And Smell The Roses”, album pubblicato nel 1981. La carriera solista dell’ex batterista dei Beatles era iniziata nel 1970 con Sentimental Journey (link alla recensione: https://www.artovercovers.com/2021/04/11/there-are-places-ill-remember-sentimental-journey-di-ringo-starr/) e, nel decennio seguente, era proseguita con alterne vicende, tra episodi più significativi (come Ringo del 1973, che raggiunse il secondo posto nelle classifiche statunitensi ed il settimo in quelle britanniche) ed altri trascurabili, ad esempio il poco riuscito “Ringo the 4th” del 1977‘.

Un fiore di loto nel giardino dell’anima: “Dark Horse” di George Harrison

“Dark Horse” (1974) viene considerato uno dei lavori meno riusciti nella discografia di George Harrison, anche a causa di problemi vocali (una laringite) che resero la performance canora dell’ex Beatle non eccellente. Si tratta, effettivamente, di un disco di ripiegamento interiore, come è evidente dallo stesso titolo: “dark horse” significa infatti “cavallo ombroso”, ed è una denominazione che, in senso figurato, può riferirsi ad una persona misteriosa, eccessivamente riservata, o a un outsider, o ancora ad un candidato sul quale nessuno sarebbe disposto a scommettere. Si tratta, dunque, di un appellativo autoreferenziale, legato al vissuto dell’artista. La copertina, opera di Tom Wilkes, mostra un enorme fiore di loto di colore rosa all’interno del quale è stata riprodotta l’immagine, tratta da una fotografia del 1956, di una classe del Liverpool Institute,, la scuola frequentata da George. Harrison, all’epoca tredicenne, è raffigurato al centro della fila più in alto, con la faccia tinta di azzurro. Nell’induismo le divinità ed in particolare Krishna, il dio della compassione e dell’amore, hanno il volto di questo colore. Lo stesso nome “Krishna” deriva dal sanscrito kṛṣṇa, che significa “blu”.

Marzo 2022

Il design visionario di Andy Vella in “The Head on the Door” dei Cure

‘Sesto album in studio dei Cure, uscito il 26 agosto 1985, esso rappresenta il disco di maggior successo, fino a quel momento, della formazione guidata da Robert Smith e conquistò non solo prestigiosi riconoscimenti in termini di vendite in Gran Bretagna, in tutta Europa e negli USA, ma entrò persino nella Top 20 italiana. Smith aveva appena concluso la sua esperienza con Siouxie and the Banshees e ne portava con sé le influenze. Anche se permangono ancora atmosfere cupe e a tratti compaiono sperimentazioni dal sound più “pesante”, che ritorneranno in lavori successivi come “Kiss Me Kiss Me Kiss Me”il disco si fa apprezzare per le sonorità più ariose e pop di brani quali “In Between Days” “Close To Me”, da un verso della quale è tratto il titolo dell’LP’.

Il rossetto di Robert Smith sulla copertina di “Kiss Me Kiss Me Kiss Me Kiss Me” dei Cure

‘Pare che il rossetto preferito di Robert fosse la tonalità Ruby Woo del brand MAC, e che negli Anni Ottanta lui tenesse il bastoncino appeso ad una cordicella legata allo specchio del bagno per truccarsi più velocemente ogni volta che ne avesse necessità. Quello che rendeva Smith particolarmente rappresentativo, però, era la noncuranza con cui il colore veniva da lui applicato, uscendo dai contorni ed evidenziando gli angoli delle labbra verso il basso, il che gli conferiva l’aspetto di un “cannibale insoddisfatto”, come si legge in un articolo del New York Times intitolato “The Return Of The Gothic Lip” (2016). In tale articolo, però la marca da lui preferita risulterebbe essere un’altra, e cioè quella firmata da Mary Quant nella variante Crimson Scorcher. Dettagli a parte, la bocca di Robert è sicuramente una delle più famose nella storia della musica inglese, seconda soltanto a quella di Mick Jagger. E non c’è da stupirsi, pertanto, se essa sia stata immortalata sulla copertina di uno degli album di maggior successo dei Cure: “Kiss Me Kiss Me Kiss Me” (1987)’.

Maggio 2022

“Mi perdo e m’innamoro”: il “White Album” di Renato Franchi

‘Al centro di uno spazio completamente bianco compare il manico di una chitarra, una Martin modello DC- 28E, con una rosa rossa appoggiata sopra: questa è l’immagine di copertina, semplice ed evocativa al tempo stesso, di “Mi perdo e m’innamoro”, il ventesimo album della lunghissima carriera di Renato Franchi, pubblicato nel gennaio 2022. Il cantautore ammette che questo artwork, da lui stesso ideato, vuole essere una citazione ed insieme un omaggio al White Album, il celeberrimo “doppio bianco” dei Beatles del 1968. Ma con un contributo personale, vale a dire la presenza di una delle sue fedeli chitarre “beatlesiane” (oltre alla MartinFranchi utilizza abitualmente una Gibson modello J-160E, la stessa che John Lennon imbracciava agli inizi della sua carriera) e la rosa rossa, un simbolo che gli è molto caro’.

Giugno 2022

Suggestioni pittoriche ne “La prigione dei pupazzi” di Gabriele Priolo

‘Spesso un artwork allusivo, di non immediata comprensione, è il necessario correlativo oggettivo di un lavoro discografico complesso e dalle molteplici sfaccettature. È il caso di un album come “La prigione dei pupazzi” di Gabriele Priolo, il cui contenitore e contenuto sono in perfetta armonia: l’immagine raffigurata sulla cover è cromaticamente vivace, raffinata e misurata, così come i brani del disco, per quanto differenti tra loro, costituiscono un percorso musicale articolato ma coerente, quasi geometrico per la cura e l’attenzione delle scelte stilistiche. Il full-length, il quarto pubblicato dall’artista, è uscito l’8 aprile 2022. Ricordiamo che il cantautore genovese ha esordito nel 2014 con “Giuseppe degli spiriti”, un concept basato sul personaggio del conte Cagliostro; l’anno seguente ha pubblicato “Occidente”, ricco di riferimenti letterari, e nel 2018 “Poetry”. Tutti i suoi lavori hanno ricevuto grandi apprezzamenti dalla critica. Da segnalare la scelta del musicista di utilizzare, come copertina di “Occidente”, il quadro di Edvard Munch “Sera sul viale Karl Johan” (1892), a testimonianza della sua grande sensibilità nei confronti dei capolavori della pittura’.

Luglio 2022

La persistenza del ricordo: il tributo a Battiato de “I cancelli della Memoria”

‘Un originale tributo al periodo più sperimentale del musicista, quello dei primi Anni Settanta, risale al primo decennio degli anni Duemila, per la precisione al giugno 2007, e ed è stato concepito da alcuni suoi amici e collaboratori che hanno voluto riportare in vita una parte meno conosciuta al grande pubblico della vastissima produzione dell’artista. L’operazione, denominata I Cancelli della Memoria, ha coinvolto un ensemble di musicisti comprendente i suddetti Gianfranco D’Adda e Mario Dalla Stella, che suonarono nei primi album e tour di Battiato e pertanto si configuravano come autorevoli testimoni dell’epoca, più Paolo Botta alle tastiere, Mauro Galbersanini al basso, Roberta Pagani alla voce e Carlo Cilibrasi alle percussioni’.

Novembre 2022

Una discesa negli anfratti dell’inconscio: la copertina di “Son of Abyss”

‘Quella dell’abisso è un’idea che, in linea con la cosiddetta “estetica del sublime” di cui Edmund Burke fu uno dei maggior teorici (il suo trattato “A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful” è del 1757), esercita sull’individuo attrazione, ma anche terrore. Per il saggista inglese, “sublime” è “tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo”; è “l’orrendo che affascina” (“delightful horror”). La natura, nei suoi aspetti più spaventosi, è fonte del sentimento del sublime perché “produce la più forte emozione che l’animo sia capace di sentire”, un’emozione negativa, non prodotta dalla contemplazione del fatto in sé, ma dalla consapevolezza della distanza incolmabile che separa il soggetto dall’oggetto. Il concetto di abisso rispecchia pienamente queste caratteristiche. Esso è il luogo dell’inconoscibile, inteso come spazio fisico irraggiungibile ma anche – metaforicamente – come discesa negli anfratti più profondi e nascosti dell’anima’.

Dicembre 2022

Similitudini: Bob Dylan, Diaframma, Vanilla Sky

‘Quella di “The Freewhelin’ Bob Dylan”, secondo album del songwriter di Duluth, è una delle copertine più iconiche di sempre. Essa raffigura il musicista sottobraccio alla fidanzata dell’epoca, Suze Rotolo. La foto venne scattata nel febbraio ’63 nel West Village a New York, il quartiere dove la coppia risiedeva. Ventinove anni dopo, il cantautore fiorentino Federico Fiumani, frontman dei Diaframma dopo diversi cambi di formazione, ha scelto di rendere omaggio al mitico artwork ricostruendo la stessa situazione in una via di Firenze per la cover di “Anni luce” , uno degli album più amati della discografia della band (contiene, tra le altre, la bellissima “L’odore delle rose”). La ragazza che lo affianca si chiama Nadia Marini ed è originaria di Cesena‘.