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Il momento in cui capiamo chi vogliamo essere si manifesta, solitamente, quando dall’infanzia transitiamo verso il mondo degli adulti. I sogni, i desideri sul futuro, il divenire consapevoli di ciò che vogliamo essere si affacciano al nostro cuore all’alba dorata dell’adolescenza e risplendono, a volte pallidamente, a volte in modo sfolgorante. Quanto poi essi possano diventare concreti ed autentici dipende da noi. Se ci avviciniamo al mondo in punta di piedi, timorosi di conquistare il nostro spazio, o se lo attraversiamo a grandi passi, a testa alta, sicuri. Dipende da quanto crediamo in noi stessi.

Qualcuno, con fiducia, coerenza, magari a tratti perdendosi lungo altri sentieri, ma poi tornando sui propri passi, persegue i propri obiettivi e giunge dove desiderava. Qualcun altro invece parte, ma non arriva mai. Perde di vista la strada principale e si incammina per un percorso che non è il proprio. Lungo il cammino tenta di convincersi che il tragitto è quello giusto e che anche lì ci sono panorami gradevoli. Ma poi, gradualmente o improvvisamente, si rende conto di essere nel posto sbagliato. Per tornare indietro è troppo tardi, si è andati troppo oltre. Sono stati presi impegni, fatti investimenti, sono stati stabiliti dei legami, assunte responsabilità. Non si può buttare all’aria tutto.

Pur sapendo di essere immersi nell’infinito spazio delle varianti, dove avremmo potuto essere qualsiasi cosa, siamo diventati noi stessi. Fatti di abitudini, vestiti, scarpe, pensieri, parole, gesti, percorsi sempre uguali. Oscilliamo attorno a un centro ma le variazioni sono scarti impercettibili. Ci alziamo ogni mattina pensando che questo giorno faremo la differenza. Vorremmo davvero prenderci le nostre responsabilità e prendere in mano le redini della nostra esistenza, ma ricadiamo nelle solite logiche. Non riusciamo a difenderci dalle quotidiane circostanze che ci imprigionano. Qualcosa, dentro o fuori di noi, fa pressione affinché rimaniamo sempre identici a noi stessi.

Talvolta si sente parlare di qualcuno che ha fatto quello che noi non avremmo il coraggio di fare. Ha spezzato le catene esponendosi davanti al mondo intero con coraggio, convinzione, noncuranza. Perseguendo unicamente i propri interessi in modo egoista, forse, senza tenere conto della sensibilità di alcuno. Ma ha senso paragonarsi a ciò? Non stiamo, noi, forse facendo del nostro meglio, per noi stessi e per gli altri? Eppure ogni giorno la nostra mente è solcata dai medesimi pensieri.

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Che cosa darà senso a questa giornata? Gesti necessari, incombenze ripetute per passare il tempo? Fughe momentanee tra pagine o melodie consolanti? Distrazioni a buon mercato?Ieri abbiamo desiderato di essere diversi oggi. Oggi, circondati dalla medesima realtà, con la volontà paralizzata, cristallizzata nei decenni, ci guardiamo intorno e ci sembra di non trovare via d’uscita. Vorremmo che ogni giornata fosse memorabile, vorremmo avere dei ricordi che ci diano la sensazione di aver vissuto davvero. Ma l’impressione è che questa sarà una giornata come tante altre. Just another day.

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Every day she takes a morning bath, she wets her hair
Wraps a towel around her as she’s heading for the bedroom chair
It’s just another day
Slipping into stockings, stepping into shoes
Dipping in the pocket of her raincoat
It’s just another day…
So sad, so sad
Sometimes she feels so sad
Alone in her apartment she’d dwell
Till the man of her dreams come to break the spell
Ah, stay, don’t stand her up
And he comes and he stays but he leaves the next day
So sad
Sometimes she feels so sad…