Consonno, da Las Vegas della Brianza a paese fantasma
A volte, quando i sogni si infrangono, vanno in pezzi, in frantumi. Alcuni di essi, dopo aver preso forma, per qualche ragione vengono abbandonati, distrutti e sepolti dall’incuria e dal degrado. Qualcuno, poi, in punta di piedi, dopo tanto tempo, si aggirerà tra rottami e rovine, cercando di immaginare antichi splendori, ricostruendo nella propria mente luoghi ormai scomparsi, chiedendosi come possa la mano dell’uomo progettare ed edificare e poi con negligenza o sfrenatezza abbattersi sulle opere di qualcun altro.

Sono questi i pensieri che mi sfiorano mentre passeggio per le strade di Consonno, vera e propria città fantasma in provincia di Lecco. Quel che rimane di questo paese, frazione di Olginate, a pochi chilometri dal capoluogo e facilmente raggiungibile da Como e Milano, è circondato da boschi, in un’area molto suggestiva da cui si può ammirare il panorama del Lario e del monte Resegone. Per accedere al nucleo edificato lascio l’auto lungo una strada sterrata e percorro a piedi circa un chilometro. Lungo il percorso solo un isolato muro in cemento con immagini di volti un po’ inquietanti lascia presagire la presenza umana, altrimenti non si può immaginare ciò che attende il visitatore. Poi, spunta la guglia al di sopra di una cupola e allora riconosco il luogo che avevo già visto in fotografia.

Consonno era un borgo di origine medievale che alla fine degli anni Cinquanta venne gradualmente abbandonato dai suoi abitanti, dediti all’agricoltura ma in cerca di un impiego più sicuro in città. Mario Bagno, un imprenditore milanese, decise nel 1962 di acquistare il territorio per costruire una “città dei balocchi”, una sorta di Las Vegas in miniatura tra le colline della Brianza. In pochi anni, demolite le abitazioni preesistenti, sorsero ristoranti, un albergo, un castello medievale e il minareto, un campanile che sormontava un edificio in stile arabeggiante. In seguito vennero aggiunti campi sportivi, un luna park e un piccolo zoo.
C’erano poi una galleria commerciale, una balera con annesso autoscontro e persino un trenino panoramico che permetteva di fare un giro turistico di tutto il borgo. Per qualche anno il paese fu un centro di divertimenti che spesso ospitava nei propri locali personaggi dello spettacolo per serate a tema. Tra gli ambiziosi progetti di Bagno c’era anche quello di un autodromo, che però non fu realizzato.

Le attività edilizie intaccarono l’equilibrio idrogeologico del territorio e nel 1966 le continue piogge che causarono alluvioni e gravi danni in varie parti d’Italia favorirono il movimento di masse di fango che provocarono una frana; dieci anni dopo una seconda frana provocò ulteriori danni. Nonostante i tentativi di Bagno di rilanciare la località, i turisti la abbandonarono, così come gli stessi abitanti.

Negli anni Ottanta la città era ormai spopolata. Bagno morì nel 1995 e l’ultimo edificio, la casa di riposo, venne chiuso nel 2007, decretando la fine del suo sogno. Nell’estate di quell’anno, un rave party di tre giorni, a cui presero parte oltre mille persone, lasciò come conseguenze i primi graffiti ed atti di vandalismo.

Oggi Consonno è un paese disabitato, ma non deserto, visto che la domenica piccole folle di visitatori ne popolano le strade. Giovani, famiglie, anziani, gruppi di bikers: ognuno è mosso da una curiosità o una fascinazione diversa. La solitaria guglia svettante nel cielo, la fatiscente balera, quel che resta del vecchio albergo, e poi le rugginose arcate che promettevano ai turisti di un tempo l’ingresso al “paese più bello del mondo” esercitano insieme attrazione e repulsione.

Da una parte ci si chiede come avrebbe potuto essere, pochi decenni fa, questo luogo, e dall’altra le centinaia di bottiglie di plastica, le pareti ricoperte da graffiti, i rottami a cui sono ridotti gli antichi arredi fanno pensare a coloro che, negli anni, hanno invaso questo spazio, con l’intento di farlo proprio per qualche ora, lasciando i segni del loro passaggio e infierendo su ciò che restava delle vite precedenti.

In tempi recenti le amministrazioni locali hanno tentato di riqualificare l’area ed i proprietari hanno cercato di metterla in vendita senza però riuscirci. Così Consonno, negli ultimi anni, è diventata location per film – tra i quali Figli di Annibale di Davide Ferrario nel 1998 – , set di numerosi videoclip musicali, di diversi spot pubblicitari e persino di una trasmissione di MTV. Non so che cosa mi abbia portato qui, oltre alla curiosità, e devo ammettere che alcuni scorci sono suggestivi tra la decadenza e gli antichi fasti. Terminata la visita ritorno sui miei passi e inevitabilmente il mio pensiero va all’idea che “siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni” e che le nostre opere sono destinate a dissolversi. Restano solo i nostri ricordi e le nostre essenze.

Maybe it was all too much
Too much for a man to take
Everything’s bound to break
Sooner or later, sooner or later
When it all falls, when it all falls down
We’ll be two souls in a Ghost Town.