“Ristrutturazioni” è il terzo album della cantautrice romana

Ristrutturare significa rinnovare o restaurare ciò che è possibile preservare, eliminando o scartando ciò che non serve più. Si ristrutturano gli edifici, ma si può ristrutturare anche la propria esistenza. Giorno dopo giorno vivere significa infatti adattarsi ai cambiamenti in atto, in modo resiliente, magari bloccandosi nell’incertezza iniziale, per poi trovare altre soluzioni e vie d’uscita.

E come una costruzione destinata all’uso abitativo si gioca sul contrapporsi di spazi aperti e chiusi, di buio e di luce, lo stesso avviene nel nostro vissuto. Negli ultimi due anni abbiamo sperimentato l’esperienza del confinamento, della reclusione nelle nostre case, misurato la nostra realtà in poche decine di metri quadrati, fatto i conti con l’impossibilità del movimento, del libero spostamento. Abbiamo conosciuto la claustrofobia e provato desiderio di andare oltre i limiti che ci venivano imposti.

Queste tematiche percorrono Ristrutturazioni, il terzo album della cantautrice e clarinettista romana Agnese Valle, pubblicato da Maremmano Records e distribuito da IRD. L’album, pubblicato nell’ottobre 2020, contiene brani già usciti come singoli che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti: Come la punta del mio dito, scritta con Pino Marino, ha vinto il Premio Panseri ed è stata finalista nelle Targhe Tenco; La terra sbatte, dedicata alle tragedie del Bataclan e di Nizza, si è invece aggiudicata il Premio della critica di Amnesty International.

Se nel precedente lavoro Agnese parlava di “allenamento al buonumore”, vale a dire di un atteggiamento di gratitudine e di ottimismo nei confronti della vita che dovrebbe condurci, gradualmente, a mantenere uno stato d’animo positivo costante nei confronti di ciò che accade, in questo nuovo disco l’introspezione di fa più profonda, a volte sofferta, per approdare comunque ad un equilibrio. Così, una volta completata la ristrutturazione del nostro spazio interiore, sarà possibile contemplarlo con soddisfazione ed aprirsi verso l’esterno e verso le possibilità che l’esistenza ci offre.

Così la stessa Valle descrive il contenuto del proprio lavoro:

Ciò che si lascia andare, ciò che invece si trattiene.

Uno sguardo al circostante, la costruzione di un edificio complesso.

Quel che si incontra, l’inciampo

Che spezza il passo e dà nuovo ritmo al lento incedere.

Quel che ero, quella che sono.

Le dodici tracce, nel loro disporsi in sequenza, costituiscono un percorso evolutivo, che parte dal primo brano, Palmo su Palmo, iniziale presa di coscienza della necessità di riprogrammare se stessi, passando attraverso cortocircuiti, crolli, riaperture, viaggi nello spazio e traversate per mare nuotando controcorrente, per poi finalmente imparare a vivere il presente.

L’intensa voce di Agnese canta se stessa e il proprio mondo, senza reticenze, mettendosi in discussione con passione e determinazione. Il suo songwriting si riveste di sonorità differenti a seconda degli episodi della narrazione: Come la punta del mio dito è una ballata in cui si fondono i timbri del clarinetto, del piano, del vibrafono; la spiazzante Cortocircuito ha un piglio rock affidato alla chitarra di Marco Cataldi; la denuncia sociale de Il banchetto dei potenti è stata accostata alla tagliente ironia di Jannacci e De André. Rispetto ai precedenti lavori, il tessuto musicale alterna nuove sonorità elettriche a ricercate architetture sinfoniche. Tra i brani più significativi, Il tonno parla della necessità di andare controcorrente, di rischiare la propria vita pur di rimanere a sé stessi ed i propri ideali. Perfettamente inserita nel concept è poi Ventilazione, cover del brano di Ivano Fossati, idealmente collegata alla precedente Fame d’aria.La narrazione musicale si conclude con Scivola, che esprime la necessità di accettare il presente come – momentaneo – punto di arrivo di questo viaggio introspettivo, di questa osservazione del proprio sé che però lancia sguardi verso la società e le sue lacune.

L’artwork dell’album è particolarmente significativo nel rendere visivamente il medesimo messaggio. Gli scatti sono stati realizzati da Giorgia Tino, mentre la grafica è stata curata da Giulia Valle, sorella di Agnese. L’immagine di copertina vede la musicista seduta su una scala, avvolta in un telo bianco. Bianco è pure lo sfondo: una parete vuota, immacolata, pronta per essere dipinta, una sorta di lavagna candida sulla quale tracciare in libertà il proprio futuro. La scala è un oggetto indispensabile quando si vuole ridipingere una stanza o ristrutturare un edificio, ed Agnese la utilizza come sedia, forse perché si tratta dell’unico elemento disponibile a cui appoggiarsi. Il velo che avvolge la musicista, però, la tiene a distanza dalla realtà, dallo spazio che lo circonda. Per arrivare alla conoscenza di sé e del reale bisognerà squarciare il velo, o semplicemente rimuoverlo; dopo essere scesi nelle profondità del proprio animo, sarà possibile posare lo sguardo sul luogo da ristrutturare ed aprirsi a ciò che c’è intorno.

Le quattro foto della copertina del CD, due interne e due esterne, vogliono costituire, come conferma la stessa Agnese, una sorta di racconto fotografico.

L’immagine del retro è speculare a quella di copertina: uno scatto quasi identico, in cui però Agnese tiene un pennello tra le mani e la stoffa che l’avvolge è sporca di vernice gialla. Al primo momento, riflessivo e meditativo, di progettazione del proprio percorso fa dunque seguito l’azione, e non a caso il colore scelto per dipingere è il giallo, luminoso, allegro e positivo; tuttavia la ristrutturazione non è ancora ultimata, perché il velo avviluppa ancora la figura umana.

All’interno viene raffigurato un momento di apparente paralisi, quello che precede il cambiamento: un vaso di cactus è caduto sulla testa della donna. La scelta di questa pianta non è casuale, perché essa sopravvive anche in assenza d’acqua; Cactus è anche un brano del full-length in cui viene espressa la medesima filosofia. Nonostante Agnese sia riversa a terra, apparentemente tramortita, il cactus punta le proprie braccia verso il cielo. Finalmente, poi, ha luogo il momento della liberazione: ella si è finalmente tolta il velo di dosso ed esso, come una sorta di strascico, viene utilizzato per spazzare via le macerie, trascinandole. Il percorso dell’artista verso nuovi orizzonti può così continuare uscendo dal disco. Perché la “ristrutturazione” non è un punto di arrivo, bensì un punto di partenza per nuovi obiettivi futuri.

Con questo lavoro Agnese Valle si propone sul panorama musicale in modo personale, originale e maturo, lasciando preludere interessanti future evoluzioni della propria carriera. Ho avuto modo di apprezzare il suo talento la scorsa estate a Cantù, in usa serata dedicata agli artisti della Maremmano Records, la sua etichetta, durante la quale si sono esibiti anche Claudio Sanfilippo e Charlie Cinelli. Si trattava della prima tappa del tour dell’artista romana, che è tutt’ora in corso. Informazioni sul sito http://www.agnesevalle.company.site