Il nuovo romanzo di Heddi Goodrich racconta l’educazione sentimentale di Frida, adolescente statunitense che trascorre un anno in Italia

Una ragazza sedicenne proveniente dagli Stati Uniti, e in particolare da Naperville, Illinois, giunge in Italia per trascorre un anno, per un progetto di scambio interculturale, a Castellammare di Stabia. Siamo negli anni Ottanta. Frida, questo il suo nome (sua madre l’aveva chiamata così in onore di Frida Kahlo) viene ospitata da una famiglia composta da Anita, donna quarantenne, divorziata, volitiva e passionale, e dai suoi figli, Ricky e Umberto.

Vivere in casa della nuova famiglia napoletana e adattarsi al locale stile di vita comporta un vero e proprio shock culturale, tanto diverse sono le abitudini stabiesi rispetto a quelle della famiglia neo-hippy e vegana a cui la ragazza appartiene. Castellammare è terra di contrasti: mare e montagna, bellezza e squallore, benessere e degrado, italiano e dialetto. Frida è poi pervasa da un costante senso di inadeguatezza nei confronti delle coetanee e delle altre figure femminili, e trovarsi isolata, dovendo fare i conti con se stessa e con la nuova situazione, è per lei una grossa sfida. Accettare la propria femminilità, la propria immagine, il proprio corpo è un percorso difficile per la ragazza, che mostra una sensibilità ed una tendenza all’introspezione tipicamente adolescenziale e al tempo stesso non comune. Quello che però rivoluzionerà la sua esistenza è l’incontro con Raffaele, diciottenne che appartiene ad un altro mondo: vive nel centro storico, un quartiere famigerato per le case fatiscenti, distrutte dal terremoto, e la presenza della malavita, e forse egli stesso è un camorrista. Frida è inspiegabilmente attratta da lui, per quanto si senta inizialmente a disagio nei suoi confronti. Il ragazzo la porta a scoprire gli angoli più affascinanti e al tempo stesso più inquietanti di Castellammare (il castello, la residenza di Quisisana, il monte Faito) ma, soprattutto, la guida alla scoperta di sé, dell’amore e del sesso. Non mancano i contrasti e le ombre nel loro rapporto, che diviene col tempo un legame tenace, pur costantemente minacciato dall’inevitabile separazione che li attende alla fine dell’anno di studio in Italia.

La voce narrante di Frida è profonda, introspettiva, inquisitrice, forse più matura dei suoi sedici anni, ma conduce il lettore in maniera graduale ed intrigante nei meandri della sua inquietudine e del suo processo di crescita. Il rapporto con le altre donne, con la propria fisicità, con il cibo, con l’amore e con il dolore vengono descritti dall’autrice in maniera lucida, spietata e affascinante. L’altra protagonista è Anita, donna indipendente e al tempo stesso in cerca di conferme: lasciata da quello che credeva fosse l’uomo della sua vita, Daniele, vive altre storie d’amore tra viscerale passione e necessaria razionalità. È lei l’americana del titolo, condividendo questo appellativo con la stessa Frida: il soprannome le era stato dato da ragazza per il suo anticonformismo e la sua testardaggine, che l’avevano prima portata a sposarsi sfidando le convenzioni sociali e familiari e poi a divorziare, affrontando tutte le difficoltà che essere una madre single nel profondo Sud di trentacinque anni fa poteva comportare. Ed è grazie al confronto con Anita, oltre che alla storia d’amore con Raffaele, che Frida compie, in quest’anno lontano dagli USA, il proprio rito di passaggio verso il mondo degli adulti. I momenti che le due donne trascorrono insieme – dall’acquisto delle ciabatte al mercato, alla scelta dei vestiti per andare a ballare, alle pulizie di casa – si rivestono di inediti significati. Essi diventano per Anita ’occasioni per trasmettere attenzioni e saggezza alla nuova “figlia americana”, mentre per Frida (soprannominata “Fri’”, che suona come free, libera, condizione che raggiungerà solo alla fine della storia) rappresentano strumenti per affacciarsi al mondo interiore della sua “madre adottiva” e per indagare il proprio. È il rapporto tra le due, ancor più della storia d’amore con Raffaele, che promuove l’educazione sentimentale della ragazza, ed è anche, probabilmente, il fulcro di tutta la narrazione.

La vicenda nasce da una analoga esperienza vissuta dall’autrice: Heddi Goodrick, infatti, all’età di sedici anni e nel medesimo periodo in cui si ambienta il romanzo, cioè negli anni Ottanta, ha vissuto l’esperienza di un anno di studio a Castellamare di Stabia e, lontana da casa e dagli affetti, aveva trovato un punto riferimento nella sua nuova famiglia e nella sua “mamma napoletana”, con la quale aveva stabilito un forte legame che dura tuttora. Dopo tale soggiorno in Italia, la scrittrice ha trascorso anche gli anni dell’università a Napoli, vivendo nei Quartieri Spagnoli, e da questa esperienza è nato il suo primo romanzo, intitolato appunto Perduti nei Quartieri Spagnoli.  L’americana è il suo secondo libro ed è stato scritto direttamente in italiano, lingua della quale Heddi, che attualmente vive in Nuova Zelanda, ha una perfetta padronanza. L’italiano è dunque il veicolo naturale della narrazione: una storia simile, non autobiografica ma che comunque risente di un analogo vissuto, non poteva che essere raccontata in questo idioma, quello che l’autrice ha utilizzato per comunicare, pensare e vivere durante quell’esperienza da lei vissuta in giovane età. E proprio la sua prosa cristallina come il mare, saporita come la pasta di Gragnano, colorata di tutte le sfumature del cielo di Napoli è una delle attrattive di questo libro.

Ho avuto modo di assistere, qualche tempo fa, alla presentazione di questo romanzo, edito da Giunti, presso la libreria “Spazio Libri La Cornice” di Cantù. L’incontro è stato organizzato dall’associazione culturale “Le Sfogliatelle”, che si occupa di promuovere la cultura letteraria sul nostro territorio, ed è stato moderato da Alida Paternostro. Ascoltare la voce di Heddi narrare, in perfetto italiano, i propri trascorsi, l’amore per l’Italia, la sua esperienza di scrittrice, è stato davvero emozionante. L’americana è un libro che porta ad interrogarsi sull’essere donna, sulla passione amorosa, sui legami affettivi, sulla bellezza del vivere, sull’incanto della natura e del paesaggio, ma anche sulla realtà del Sud Italia, la criminalità, le case dei terremotati, la mentalità ristretta e la necessità per donne come Anita di conquistarsi un proprio spazio. Una piacevole scoperta e uno dei libri più belli di questo 2021 che sta per terminare.