“Ironica-mente Donne” è lo spettacolo messo in scena dall’associazione “Samarate Loves Books”a Legnano
Beatrice, Giulietta, Eva sono tre archetipi femminili, tre figure che fanno parte dell’immaginario collettivo e che sono state rappresentate innumerevoli volte nell’arte e nella letteratura. Ma che cosa succederebbe se questi personaggi decidessero di uscire dagli schemi consolidati dalla tradizione e di prendere vita in un contesto differente, mostrando di voler gestire la propria vicenda e la propria femminilità in modo alternativo e dissacrante, senza accettare le convenzioni ed i limiti imposti dal proprio ruolo e, soprattutto, dai propri partner? Da questo interessante presupposto nasce Ironica-mente Donne, il reading teatrale proposto dall’associazione Samarate Loves Books che, in occasione della Giornata internazionale della Donna, è andato in scena lo scorso 8 marzo al Caffè Teatro di Verghiera (VA) ed è stato replicato la sera seguente nella suggestiva cornice della Sala Previati del Castello di Legnano.

Lo spettacolo, patrocinato dal Comune di Legnano, dalla CGIL Ticino-Olona e da Filo Rosa- AUSER, è stato introdotto da Consuelo Sozzi, presidentessa dell’associazione culturale samaratese, come un percorso di riflessioni sul tema della donna e dell’amore, ricco di ironia e impreziosito dagli interventi musicali di Renato Franchi & l’Orchestrina del Suonatore Jones. La serata è stata pensata per valorizzare la figura femminile – che secondo Ferzan Ozpetek è colei che sa fare tutto, ma che al tempo stesso non trova il proprio posto nel mondo – portando nel contempo un po’ di leggerezza e spensieratezza in un momento storico difficile come quello che stiamo vivendo.

Le letture, interpretate dalla stessa Consuelo insieme a Franca Rossetto, Massimo Tunzio ed Enrico Monzini, sono state liberamente tratte dalle pagine di Stefano Benni, Karl Valentin e dello stesso Ozpetek, ma anche da quelle di autori anonimi presenti sul web. Momenti esilaranti si sono alternati ad episodi più riflessivi, anche grazie alla poesia ed alla capacità di analisi della realtà di cui è ricca la canzone d’autore, rappresentata da brani di Pierangelo Bertoli, Massimo Bubola, Fabrizio De André e dello stesso Renato Franchi.

Beatrice, la donna-angelo cantata da Dante nelle poesie stilnoviste della Vita Nova, che nella Divina Commedia assume poi il ruolo allegorico della grazia divina e della teologia rivelata che conduce l’uomo alla salvezza eterna, viene identificata, come è noto, con la giovane fiorentina Beatrice (Bice) Portinari: il poeta narra di averla incontrata quando lei aveva otto anni e lui nove e poi di essersi innamorato di lei a 18 anni. La “vera” Beatrice sposò Simone De’Bardi e morì a soli 24 anni, nel 1290. La Beatrice di Stefano Benni, raccontata in modo brillante e spassoso da Consuelo, è invece una ragazza pratica, concreta, che forse preferirebbe le attenzioni di un aitante calciatore a quelle del “nasuto” e inconcludente poeta con la testa tra le nuvole.

La tredicenne Giulietta Capuleti, immortalata dal Bardo di Stratford nella celeberrima tragedia scritta nel 1593 (il cui titolo originale è The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet) è una figura che il drammaturgo trasse da numerose storie della tradizione relative alla drammatica vicenda dei due rampolli di due famiglie rivali, morti per una serie di circostanze avverse. La Giulietta che ieri sera, con la voce di Franca Rossetto, ha narrato la propria spassosa “versione dei fatti”, è invece una fanciulla dall’inconfondibile accento veneto, senza peli sulla lingua, che vorrebbe fuggire a Cremona per rivendicare la propria libertà, anche se alla fine morirà ugualmente per una sfortunata coincidenza.


La figura biblica di Eva è estremamente complessa, in quanto il fatto che sia stata creata dalla costola di Adamo e che lo abbia condotto a commettere il peccato originale l’ha posta in una condizione archetipica di subordinazione all’uomo e di responsabile dei mali del mondo. Nella divertente interpretazione di Enrico Monzini, Eva è in realtà una donna contemporanea, protagonista di schermaglie e battibecchi con il suo malcapitato uomo. Uno dei momenti più esilaranti dello spettacolo, interpretato dalla coppia Tunzio-Monzini, è stato la rilettura in forma di dialogo del geniale testo di Cara di amo di Elio e le Storie Tese, un susseguirsi di spassosi stereotipi nello scambio di battute tra un maschio insensibile e la sua compagna, presentata come isterica ed instabile. Il monologo finale, tratto da Ferzan Ozpetek, è invece una celebrazione della donna come forza creatrice, protettrice e poliedrica, alla quale però non spesso viene riconosciuto il giusto posto nella società.

In conclusione, un’ulteriore parentesi musicale offerta dall’Orchestrina del Suonatore Jones: Renato Franchi alla chitarra e voce, la bravissima Dan Shim Sara Galasso al violino, Viki Ferrara alla batteria e Gianfranco D’Adda alle percussioni hanno regalato al pubblico una manciata di altri brani, tra i quali spiccano Chi fermerà queste croci di Massimo Bubola, una canzone che tratta il tristemente attuale tema della violenza di genere, La stagione dell’amore di Franco Battiato e Serenata delle distanze dello stesso Franchi.
Spettacoli come questo devono servire ad accorciare le distanze, dopo un lungo periodo di emergenza che ha compromesso lo svolgimento degli eventi culturali e delle relazioni sociali, ma anche a ricordare che l’8 marzo non va solo festeggiato con un mazzo di mimose, bensì riflettendo sull’impegno che milioni di donne, l’altra metà del cielo, profondono nelle attività che svolgono, nelle difficoltà che affrontano e nella bellezza che sanno creare ogni giorno.
