Dopo due anni, è tornata a Ternate la kermesse intitolata alla rivista musicale più longeva d’Italia

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È tornato finalmente, sulle sponde del lago di Comabbio, nello splendido Parco Berrini di Ternate (VA), il Buscadero Day, kermesse musicale estiva che da oltre dieci anni vede avvicendarsi sul palco musicisti italiani e internazionali sotto la “bandiera” della più longeva rivista musicale italiana, Buscadero appunto, da sempre attenta alle sonorità d’oltreoceano.

Dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia, l’attesissima manifestazione si è divisa su due giornate. Nella serata di venerdì 22 luglio ha avuto luogo la presentazione del romanzo La notte arriva sempre di Willy Vlautin, leader della band The Delines, seguita dalle esibizioni live di Andrea Parodi Zabala & Borderlobo, James Maddock e dagli stessi The Delines, al loro primo tour italiano. Sabato, invece, si è svolta la “classica” maratona musicale, giunta alla dodicesima edizione ed articolata su tre palchi: il “Feel Rouge” all’ombra degli alberi secolari, l’”ADMR Radio Stage” al chiuso e infine il “Palco Fondazione” con vista lago, dove hanno avuto luogo gli eventi “clou” delle diverse giornate.

Parallelamente al Buscadero Day, o meglio in simbiosi con esso, si tiene WooDinStock, evento promosso dall’omonima associazione di sostegno alla lotta al Parkinson, che ad oggi ha raccolto più di 60.000 euro di fondi per la ricerca sulla malattia. Altri due appuntamenti della rassegna sono stati quello di giovedì 21 luglio, “Sound of Seattle” con Omar Pedrini, mentre nella giornata odierna (domenica 24 luglio) ci sarà una serata all’insegna della musica italiana che vedrà tra gli ospiti Francesco Baccini e Marco e Marta Ferradini.

Ho avuto modo di partecipare all’intera giornata di sabato e si è trattato del mio primo Buscadero Day vissuto per intero. Il parco Berrini, uno spazio ampio e suggestivo che può ospitare una grande affluenza di pubblico, aveva già ospitato la manifestazione nel 2019. Le edizioni precedenti (ne ricordo in particolare una, nell’ambito della quale avevo assistito al concerto di Suzanne Vega) si tenevano invece a Pusiano, sulle sponde dell’omonimo lago, nel Triangolo Lariano, il “Lake District” lombardo situato tra le province di Como e Lecco.

Brian Mitchell, Max Malavasi, James Maddock, Lucia Comnes

Sul “Feel Rouge Stage” ha aperto la giornata il duo Slide Pistons di Luciano Macchia (trombone) e Raffaele Kohler (tromba) insieme alla violinista statunitense Lucia Comnes (“metà” del duo Open Road, che si è poi esibito in un momento successivo) e, subito dopo, la cantautrice bergamasca Claudia Buzzetti. A seguire, un omaggio all’Irlanda da parte del cantautore di Leicester James Maddock, reduce dal successo della serata precedente, con un set di sole cover di Van Morrison (Woodstock Bridge), Waterboys (A Bang on the Ear) e di altri brani tradizionali scozzesi e irlandesi, come Molly Malone, una delle canzoni-simbolo della città di Dublino. Maddock era accompagnato sul palco dalla stessa Comnes e da Brian Mitchell, straordinario tastierista e fisarmonicista, “partner in crime” che lo ha affiancato negli ultimi tour italiani. Ricordiamo, inoltre, che il songwriter ha composto numerose canzoni a quattro mani proprio con Mike Scott dei Waterboys. Tra i pezzi migliori della setlist di ieri merita una citazione Over The Hill di John Martyn, cantautore britannico che ha firmato uno dei più importanti album inglesi degli anni Settanta, Solid Air (1973), in cui tale brano è incluso. Con un timbro vocale che è stato paragonato a quello di Rod Stewart e Steve Forbert, James Maddock ha al suo attivo diversi album: particolarmente riusciti Insanity vs Humanity (2018) e gli ultimi due, No Time To Cry e Little Bird in the Neighborhood, di sapore intimista e dalle caratteristiche sonorità folk-rock che costituiscono il marchio di fabbrica di questo artista che – non lo nascondo – è uno dei miei preferiti tra gli habitué del Buscadero Day.

Clara Zucchetti, Paolo Ercoli, Rino Garzia

Alle 13 è stata la volta di Andrea Parodi, che non ha bisogno di presentazioni in quanto ideatore e promotore della manifestazione, con i suoi Borderlobo, formazione “trasformista” che per l’occasione comprendeva i fiati di Macchia e Kohler, Riccardo Maccabruni alle tastiere, lo stesso Maddock e Lucia Comnes. Parodi ha proposto alcuni brani dal suo ultimo album Zabala, come Gabriel y Chava Moreno, C’è e E’ solo un fiore. Dopo Parodi è poi salito sul palco uno dei musicisti italiani più apprezzati oltreoceano, che vanta molte prestigiose collaborazioni con numerosi artisti che si sono esibiti in questa maratona, vale a dire Paolo Ercoli. Il polistrumentista si è presentato oggi con il suo trio che comprende la percussionista Clara Zucchetti e il bassista Rino Garzia. Quattro i brani del set: due al mandolino, cioè Why Not, di sua composizione, title track dell’album uscito l’anno scorso, il primo disco di un dobroista italiano pubblicato nel nostro Paese; poi Galway Girl di Steve Earle, nume tutelare di molti musicisti presenti al festival; al dobro, invece, Ercoli ha interpretato due suggestivi brani di Rob Ickes, Central Park e Stanford and Son.

Luca Rovini & Compañeros con Claudia Buzzetti e Marco “Python” Fecchio

A seguire, il pisano Luca Rovini, artista che ha partecipato a diverse edizioni del festival, con i suoi Compañeros, tra i quali spicca il chitarrista, produttore e “brother from another mother” Peter Bonta. Rovini ha eseguito alcuni brani dal suo ultimo album, L’ora del vero, tra i quali la title track, La pioggia vien giù (traduzione di un brano del già citato Steve Earle) e Coi tacchi sporchi; tra gli altri pezzi merita una citazione un’altra cover, Nella pioggia dell’estate, versione italiana di Early Summer Rain di Kevin Welch. Rovini si distingue per il suo sound tipicamente a stelle e strisce che accompagna testi improntati alle tematiche del bisogno di autenticità, del desiderio di libertà, dell’anticonformismo e della ribellione. Il cantautore, impegnato in diverse date live nell’ultimo periodo, ha inoltre annunciato che prossimamente è in arrivo il suo nuovo album.

Beatrice Campisi

Particolarmente apprezzata la “quota rosa” del Buscadero Day, che ha visto avvicendarsi sul Feel Rouge Stage tre cantautrici molto diverse tra loro, ma tutte dotate di grande personalità. In particolare, due giovani artiste siciliane hanno proposto due set molto differenti, ma entrambi rivelatori di grande fascino e talento. Beatrice Campisi, accompagnata da Riccardo Maccabruni, ha interpretato tre brani dal suo ultimo, e bellissimo, album Ombre. Cummaredda, il primo singolo estratto dal disco, narra di un’antica tradizione isolana, quella del battesimo delle bambole che rende le bambine “sorelle d’anima”. Angelo verde è poi un pezzo dal testo e dalle sonorità quasi psichedeliche, mentre Gondole di carta è una ballad sull’inquietudine. Beatrice è dotata di una vocalità di grande intensità e si esprime al meglio nei brani da lei composti in dialetto, che dimostrano un grandissimo attaccamento alle proprie radici, espresso anche nella scelta di interpretare, oltre ai propri pezzi, Cantu e contu di Rosa Balistreri, cantastorie palermitana. L’esibizione di Campisi ha incluso anche una canzone tratta dal precedente album Il gusto dell’ingiusto (2018), vale a dire Filo di fumo: il filo, come ha spiegato la stessa cantautrice, è quel sottile ed impalpabile legame che unisce le persone anche quando un rapporto affettivo si interrompe.  Gran finale, poi, con Luna lunedda, emozionante brano che rimanda ad una omonima filastrocca popolare, in cui tutte le possibilità espressive dell’artista si sono rivelate al meglio. L’ascolto rievoca sapori e profumi di cibi antichi (Supra e tavuli pani cunzatu/ alivi pungiuti, tunnu salatu…/Stu sapuri anticu, stu sapuri di terra,stu sapuri di mari) che sembrano materializzarsi davanti ai nostro occhi e palesarsi al nostro palato e al nostro olfatto, quasi dipingendo un quadro con i colori della lingua siciliana. In esso bambini, anziani, pescatori, credenze religiose e tradizioni danno vita ad uno spaccato di vita d’altri tempi che, per chi non conosce il dialetto, si può soltanto intuire, ma che “arriva” dritto al cuore insieme all’appassionata dichiarazione d’amore dell’artista per la sua terra che “Iu nun mu vogghiu mai scurdari”, come canta Beatrice.

Riccardo Maccabruni e Beatrice Campisi

Il set dei Mandolin Brothers, vale a dire lo stesso Maccabruni insieme a Jimmy Ragazzon e Marco Rovino, ha traghettato gli ascoltatori verso un altro set al femminile, quello di Roberta Finocchiaro, anch’ella giovanissima (è nata nel 1993) cantautrice catanese. Roberta ha all’attivo diversi album, tra i quali il recente Save Life to the Rhythm, registrato a Brooklyn con musicisti di altissimo livello, da cui ha proposto tre brani, tra i quali spiccava la bellissima Hope. Ha inoltre interpretato tre inediti, composti negli ultimi mesi, che faranno parte del suo prossimo disco: One Morning, dedicata al conflitto in Ucraina, Part Of Me e l’ispirata Everybody Needs Somebody to Love. Ricordiamo che la musicista ha partecipato alle edizioni italiane e statunitensi del Light of Day, lo scorso anno ha accompagnato Cristiano Godano nel suo tour solista ed il prossimo 6 agosto aprirà il concerto di Ben Harper al Teatro Greco di Taormina.

Roberta Finocchiaro

Un’altra cantautrice “amica” del Buscadero, Arizona Parker, è invece varesina e si è presentata con la band al completo. Qualche mese fa ho avuto modo di recensire il suo album d’esordio, Confused Songwriter, e di apprezzarla dal vivo in un suo concerto all’Arlecchino Show Bar di Vedano Olona: l’esibizione di ieri, ricca di trascinante energia, ha confermato le mie aspettative. L’incalzante Over Me, la suggestiva Immortality e A Mess of Goodbye, la prima canzone scritta da Arizona, sono tra gli episodi più significativi del disco e in versione live sono ancora più coinvolgenti. Altro brano che rivela le doti compositive e interpretative dell’artista è Black Window, che non esiterei a definire il mio preferito. A seguire, What You Are, pezzo dall’arrangiamento che Arizona ha definito “pinkfloydiano”, e un ottimo inedito, Waltz Of Bad Luck, che lascia presagire che anche l’album in preparazione sarà molto interessante. Nonostante i testi della songwriter esplorino le relazioni umane rivelandone spesso spigoli e criticità, l’ultimo brano si apre alla speranza di rinascita che ogni individuo ha davanti e si intitola, significativamente, Alive Again. Meritano di essere menzionati tutti i musicisti della band, vale a dire Caterina Mascarello al basso, Matteo Giudici alla chitarra, Angelo Corvino alla batteria, Francesca Sala ai cori e Gianfranco Calvi alle tastiere. Ricordiamo che Giorgia Carena (questo il suo vero nome), che è anche fotografa, ha fondato insieme a Corvino una scuola di musica che costituisce uno dei poli didattici più prestigiosi della provincia di Varese.

Arizona Parker

Con il set di Arizona Parker si è conclusa la parte pomeridiana del festival, tuttavia molto altro è avvenuto nel parco di Ternate, perciò rimando i lettori alla successiva parte del report.