La mostra personale dell’artista è visitabile fino al 31 marzo a Meda
L’atto artistico come bisogno primordiale dell’essere umano, ma anche come espressione del suo inevitabile cambiamento. L’immaginario simbolico, visionario e onirico di Sara “Shifter” Pellucchi, che incarna questi due principi, sarà in mostra a Meda, fino al prossimo 26 marzo. Un’occasione imperdibile per ammirare la sua produzione completa, che si estende a 360 gradi, tra quadri, fotografie, installazioni, sculture, ma anche libri e oggetti di bigiotteria: una creatività, quella di Shifter, senza confini, se pensiamo che oltre a tutto questo l’artista di Seregno ha ideato anche il sito https://www.artovercovers.com, che si occupa, come è noto, di recensire artwork di dischi e locandine cinematografiche, analizzandone in modo approfondito origine, realizzazione e significato. Presso la Sala Civica Radio della cittadina brianzola, in un bellissimo spazio espositivo su due piani, l’esposizione è stata inaugurata ieri, sabato 18 marzo 2023. Al pianterreno trovano posto l’installazione Cubolà, costituita da variopinte sculture di forma cubica, autentiche “scatole a sorpresa” appoggiate a terra, issate su trampoli o miniaturizzate, e dipinti di grandi dimensioni. Al piano superiore, invece, sono esposte diverse serie di fotografie, tra le quali After Party e Conserve relazionali, ed altri concept in cui la parola, insieme all’immagine, si fa veicolo di significati inediti che l’osservatore può ricostruire, diventando parte integrante del messaggio artistico.

Dialogando con l’architetto Carlo Orsi, Sara ha presentato i suoi lavori, spiegando come l’ispirazione per ciascuno di essi sia nata tra le mura di casa, in cui la fantasia è comunque libera di spaziare e di assumere gli aspetti più svariati. Oggetti e forme non sono rappresentazioni della realtà e non alludono in modo diretto a sentimenti e stati d’animo, ma si muovono nello spazio dei quadri per raccontare percezioni, sensazioni e storie. L’arte di Shifter è volutamente minimale ma vuole esprimere concetti molti più ampi, legati all’intima essenza dell’essere umano, senza utilizzare la provocazione e volutamente evitando contenuti di natura politica e sociale. Questo perché, a suo avviso, l’atto artistico è basato sulla fantasia, che lasciata a briglia sciolta può trasmettere serenità e leggerezza, che sono bisogni intimi e profondi dell’individuo.

Orsi ha poi voluto ribadire la coerenza del lavoro di Shifter, che veicola – sia pure in modo indiretto – domande ineludibili sul senso dell’esistenza, quegli stessi interrogativi che l’essere umano, fin dalle sue origini, si pone. Gli stessi quesiti che i filosofi greci si posero 2500 anni fa, o a ci la nascita della scrittura, 6000 anni fa, tentò di rispondere. Ma anche l’esigenza che i nostri progenitori, 200000 anni orsono, imprimevano nelle loro pitture rupestri, tentando di lasciare traccia del proprio passaggio terreno con le impronte delle loro mani sulle pareti rocciose. L’arte, dunque, ha lo scopo di rendere leggibile ciò che è soltanto intellegibile. La particolarità del lavoro di Sara, secondo l’architetto, è inoltre la sua capacità di destare nello spettatore stupore nei confronti dei misteri dell’universo, senza però suscitare angoscia.

Lungo le pareti del salone è dunque possibile, contemplando le immagini, entrare nell’universo dell’artista: solitudine, isolamento, mistero, gioco, indagine sulle relazioni interpersonali sono alcune delle tematiche evocate dalle diverse opere. Si inizia con Sentinelle, una serie di tre quadri raffiguranti due uccelli che si librano in volo in tre diversi momenti della giornata: l’alba, il pomeriggio, il tramonto. Due gazze dal nero piumaggio riescono ad oltrepassare il limite rappresentato da una coltre di nuvole plumbea e opprimente, a voler simboleggiare il desiderio di evadere dalle costrizioni della quotidianità. Al centro, verso il fondo, alle spalle della già citata installazione Cubolà ci sono Le strade di casa, raffigurazioni riconducibili alla corrente pittorica del Costruttivismo. La forma quadrata è ricorrente nell’arte di Shifter, poiché simboleggia un ‘nido’ dalle mura solide e ospitali, all’interno del quale si può cercare rifugio e protezione, legandosi pertanto al concept delle ‘scatole’, anch’esse basate sulla struttura del tetragono. Lunghi sentieri sospesi in avvolgenti campiture di azzurro cielo fluttuano sull’orizzonte e conducono l’osservatore verso la propria ideale destinazione. Il colore nero del percorso ha una connotazione positiva perché, per quanto il sentiero possa essere impervio, arriva verso la dimora che accoglierà e proteggerà il viandante cosmico. L’orizzonte viene poi infranto da un decoro, una sorta di ‘nuvola’ che rende più verosimile l’immagine.

Sulla destra, uno dei lavori più recenti e originali: la collezione “Self Zero”, composta da 10 esemplari che raffigurano il numero zero. Si parte da un concetto ‘nichilista’ (la cifra, in molte lingue, è detta ‘null’) che si trasforma nel suo opposto: lo zero, infatti, è il numero più importante di tutti, poiché moltiplica per dieci tutti gli altri se accostato ad essi. Questo accade anche nell’universo umano, non solo in quello matematico: quando, infatti, nell’immenso panorama mediatico ci si sente sopraffatti da cifre inarrivabili, è necessario rendersi conto che ciascun soggetto, in una somma o in un multiplo di infinitesimi, contribuisce alla grandezza altrui. ‘Ci vuole mancanza di numero per poter fare numero’, dichiara pertanto Shifter. La cifra nera campeggia su uno sfondo bianco, ma si trasforma continuamente: oggetto di studio, viene disegnata con il compasso; sottoposta ad eccessivo calore o attenzione, si scioglie; può venire ‘contaminata’ da colori o cancellato… Il ‘10’, corrispondente al numero delle tavole della serie, simboleggia anche l’Io, oltre ad essere il ‘numero cosmico’ per eccellenza.

A seguire, la serie False Finestre, in cui, immersa in sfondi di tonalità differenti, una minuscola figura umana si confronta con l’immensità dell’universo, e poi i tre quadri con i soggetti Povero Diavolo, Povero Re, Povero Spettro, che raffigurano personaggi privi di un’autentica fisicità. Essi sono abbozzati, artefatti, come avvolti in un bozzolo dal quale emergono solo con la propria testa, sempre contraddistinta da una peculiarità (la corona per il re, le corna per il diavolo, il cappuccio per lo spettro). La loro solitudine sovrasta un paesaggio notturno. Il ‘povero diavolo’ è, nell’accezione comune, una persona bisognosa ed è il punto di partenza del concept, poiché tre figure (il demone, il sovrano, il fantasma) che nell’immaginario collettivo possiedono notevole forza divengono, alla luce di questo modo di dire, l’incarnazione di un ossimoro, a voler sottolineare la vanità del potere, tanto di quello spirituale che temporale, o di quello che si può esercitare sugli altri individui.

Al piano superiore, nel soppalco, è protagonista la fotografia, che per Sara è un vero e proprio strumento di indagine della realtà, come lo stesso Orsi ha chiarito. La serie di 11 foto After Party ritrae i vari momenti di una festa e gli istanti immediatamente successivi alla sua conclusione, durante i quali può accadere di provare una sottile malinconia: tutte le energie profuse nella realizzazione dell’evento si sono consumate rapidamente, lasciando soltanto un profondo senso di smarrimento. Il party ha inizio con il senso di attesa, di sorpresa e di mistero rappresentato dal pacco-regalo (le scatole sono un elemento ricorrente nell’arte di Shifter). Gli oggetti contenuti al suo interno, giocattoli per la prima infanzia, simboleggiano la gioia della celebrazione. Anche i variopinti palloncini, in modo un po’ stereotipato, contribuiscono alla coreografia, prima librandosi verso il soffitto, poi adagiandosi al suolo, ormai sgonfi, nella consapevolezza che la festa sta terminando, finché non vengono messi in un angolo, avendo cessato la propria funzione. Il bianco di cui un palloncino isolato e la scatola, ormai vuota, si colorano ha un’accezione negativa, con una connotazione di esaurimento, di inutilità, di caducità dell’esistenza.

Conserve Relazionali si compone invece di sette fotografie che raffigurano vasetti di vetro privi di coperchio, contenenti (tutti tranne uno) vernici dalle differenti tonalità. Il primo contenitore, Invisibile, è vuoto ed esprime il sentirsi privi di scopo e di significato, ma nel contempo aperti a tutte le possibilità. Il secondo, Avvenire, rappresenta il legame tra passato e futuro, evocato dal verde. I giorni e lo scorrere del tempo sono rappresentati visivamente dal colore azzurro e si collegano alla lettera G, che per Shifter è azzurra. ll recipiente con il colore arancione si intitola Rapportarsi (la lettera R è legata a questa tonalità) e i “raggi” di vernice al di fuori di esso rappresentano il tentativo dell’individuo di mettersi in contatto con la propria rete di relazioni. Il vasetto di Fantasticare si rivolge invece verso l’osservatore, a voler alludere alla creatività dell’artista che si libera nel circostante con i vari colori, simili ad un arcobaleno, tra i quali predomina però il viola, connesso alla lettera F. In Soggezione la S è rossa, come la vernice prescelta, ma il vasetto si capovolge in cerca di protezione, correlativo del timore che cerchiamo di nascondere, ma non riusciamo a rinchiudere con un coperchio all’interno di noi stessi. Infine, la lettera T di Temperamento è nera e rappresenta il carattere stesso dell’artista, molto istintivo. Shifter fa sua una affermazione di Alfred Kubin, “Non si può sfuggire al proprio temperamento”, ed il relativo recipiente è pieno fino all’orlo di vernice nera, a voler raffigurare la straripante vitalità di Sara, persona infaticabile sempre impegnata in nuovi progetti (ma anche la sua persona, fedele all’abbigliamento “total black”).

Tra le opere in cui la parola si fonde con l’immagine in un inedito connubio emerge Grande TV. Le 15 immagini, di forma quadrata, riprendono il frame di una pellicola. Su uno sfondo completamente bianco campeggia una frase. La sequenza di parole crea un contesto immaginifico, che la mente dell’osservatore può riformulare, per quanto la situazione sia inverosimile o impossibile: una fontana bianca sul molo un orologio appeso alle ciglia, un tappeto ricamato di spezie… Le suggestioni sinestetiche possono esistere solo nella nostra immaginazione, per la quale nulla è irrealizzabile. Le frasi sono equilibrate perché le loro sonorità creano una sorta di ‘direzione’: la A, ad esempio, può suggerire una freccia che va verso il basso, mentre la O presuppone una chiusura, in una sinestesia tra grafema e suono. Più vocali suggeriscono un frame fonetico più complesso, nella logica di diversificare il movimento articolatorio di quando vengono pronunciate. Il titolo del concept si ispira a quello di una canzone dei White Lies, Big TV.

La parola è protagonista anche nella serie L’Io, in cui le foto ritraggono fogli di carta coperti da scritte di inchiostro nero, piegati in varie fogge. L’essere umano è, per l’artista, una pagina bianca, sulla quale la vita imprime la storia di ciascuno. Questi elementi, così come altre opere di Shifter, sono diventate anche oggetti di bigiotteria, per consentire a chi lo desidera di portare con sé le immagini o i concetti preferiti, in modo che chiunque possa essere fruitore, anche nel proprio quotidiano, di creazioni artistiche che diventano reali solo attraverso la partecipazione attiva di chi le osserva. All’ingresso, infine, sono esposte anche le poesie della serie “Instructions For Life”, ispirate ad alcuni quadri della mostra: https://marynowhere.com/instructions-for-life/

La mostra sarà aperta oggi, domenica 19 marzo 2023, dalle 10 alle 19 con orario continuato, e fino al 31 marzo dalle 10 alle 13 (da lunedì a venerdì), sabato e domenica invece orario continuato dalle 10 alle 19. L’ingresso è libero. Per approfondire la conoscenza dell’arte di Shifter, il suo sito è www.shifter.it.



