UNA VISITA ALL’ATELIER DELL’ARTISTA CHE DÁ NUOVA VITA AI VECCHI VINILI

In questo mese di luglio che si sta rivelando ricchissimo di eventi, di incontri e di sorprese, ho avuto modo anche di conoscere Mattia Consonni, artista originario di Meda che, spinto dalla sua passione per la musica e per i dischi in vinile, realizza quadri e installazioni utilizzando i dischi a 33 e 45 giri come “materia prima”. La sua attività nasce dall’incrociarsi di due diverse esigenze, vale a dire esprimere visivamente il suo amore per diversi generi musicali, nel contempo esorcizzando e sublimando lo stress delle incombenze quotidiane.

Negli anni Consonni ha acquisito fama a livello internazionale e infatti ha esposto i suoi dipinti sia in Italia che a Monaco, in Spagna, Svizzera, Austria, Regno Unito e persino in Australia.

Avevo già visto alcuni suoi lavori in una mostra collettiva a Meda, circa un mese fa, e mi ero ripromessa di approfondire ulteriormente la mia conoscenza di questo personaggio e della sua originale e multiforme attività artistica. Così, dopo aver letto un’intervista da lui rilasciata al sito Art Over Covers, al quale collaboro, ho contattato Mattia e sono andata a trovarlo nel suo atelier medese.

(link all’intervista: https://www.artovercovers.com/2021/07/24/musica-per-gli-occhi-larte-a-33-giri-di-mattia-consonni-intervista/ )

Si tratta di un luogo affascinante, che trasuda amore per la musica e per le arti visive, ma anche notevoli attitudini artigianali e organizzative. All’ingresso sono stata “accolta”, oltre che dallo stesso Mattia, da un gorilla di colore bianco, “tatuato” da 45 giri. Questo ed altri animali vengono utilizzati da Consonni per realizzare delle installazioni: uno di essi, la mucca, era esposto a Meda il mese scorso, mentre il coccodrillo ha “soggiornato” per qualche tempo in piazza Duomo a Milano. Ognuno di questi animali ha un nome che evoca un genere musicale, ed ognuno di loro ha una storia che viene narrata dal suo creatore.

Sulla destra il mio sguardo è stato attirato da oltre 700 tele imballate, posizionate su scaffali e pronte per essere esposte o vendute. Ogni quadro porta il titolo di una canzone. Mattia, infatti, quando decide di realizzare un’opera, posa una tela bianca su un tavolo girevole e rievoca nella sua memoria le emozioni in lui suscitate dall’ascolto di un brano musicale. Egli possiede oltre 5000 vinili, quindi ha una ideale “banca dati” di oltre 50000 brani a cui ispirarsi. Sulla tela trovano posto i vinili, interi o tagliati a formare vari soggetti e composizioni, ed il colore, che viene applicato con varie tecniche: con il pennello, con il “dripping” simile a quello di Pollock (ma con una modalità differente, ideata da Consonni stesso) o utilizzando gli stessi dischi come spatola. Nessun’opera è uguale ad un’altra, ma ciò che le accomuna è l’uso di tonalità che trasmettono all’osservatore emozioni diverse, e comunque – almeno a mio avviso – sempre gioiose. “Musica per gli occhi” è infatti il motto dell’artista, che campeggia anche in una scritta al neon al centro dello studio.

Una scalinata porta al soppalco, ma non si tratta di una scala qualunque: su ciascun gradino, infatti, è riportato il verso di una canzone. L’artista apprezza sia la musica italiana che quella internazionale, e infatti le citazioni spaziano da De André ai Pink Floyd, che restano comunque il suo gruppo preferito. Al piano superiore sono presenti altre opere, tra cui una “poltrona musicale”, realizzata riciclando il vaso di espansione di una caldaia, e appesa al muro fa bella mostra di sé una Trabant proveniente dallo Zooropa Tour degli U2, che Mattia ha avuto la fortuna di riuscire ad acquistare. Si tratta di un’automobile iconica, uno dei simboli della DDR, che dopo la caduta del muro di Berlino divenne, da scadente utilitaria, un ricercato oggetto da collezione.

Tra i progetti più originali e memorabili realizzati da Consonni, ricordiamo il “vynil wall”, sempre a Meda, dove la parete esterna della Sala Civica è stata interamente ricoperta da 2371 dischi per omaggiare “The Wall” dei Pink Floyd,  e quello delle “Four Boxes”, vale a dire quattro valigie, contenenti altrettanti quadri raffiguranti la tastiera di un pianoforte, che hanno girato il mondo, ciascuna accompagnata da un diario nel quale chi riceveva la valigia e poi la spediva verso un’altra destinazione teneva traccia dell’evento con foto e testimonianze.

Mattia è una persona brillante e affabile, che affascina chi lo ascolta descrivendo il suo lavoro, le fasi che lo costituiscono e i risultati ottenuti. Ma, soprattutto, riesce a trasmettere sia con le sue parole che con la sua arte la sua grande passione per la musica, dandole vita materialmente in oggetti che veicolano emozioni e sensazioni. Auguro, dunque, il meglio a questo artista e spero di avere al più presto occasione di vedere le sue opere in un contesto più ampio, come la sua futura mostra personale che avrà luogo nei prossimi mesi.

photo by Andrea Rigamonti