Natura e malinconia nell’ultimo disco di James Maddock: “Little Bird in the Neighbourhood”

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«Volevo che la copertina del disco evocasse un’atmosfera psichedelica e bucolica, sfruttando l’abilità di Jill Leighton nel disegnare elementi naturali come funghi, fiori, vegetazione. Jill ha svolto un lavoro fantastico, ottenendo un risultato diverso rispetto a quello dei miei CD precedenti, e credo che questo sia positivo. L’album doveva avere, nelle mie intenzioni, una connotazione folk inglese, alla Nick Drake, poi le cose sono andate un po’ diversamente, come spesso accade. Spero che l’artwork sia un corrispettivo del contenuto e alimenti l’immaginazione degli ascoltatori, espandendo la loro esperienza di ascolto in modo “impressionista” e agendo sul loro subconscio».

Queste parole di James Maddock, cantautore inglese trapiantato ormai da vent’anni negli USA e con un seguito di fedeli appassionati in Italia, descrivono efficacemente l’artwork di “Little Bird in the Neighbourhood”, il suo recente album, che sembra uscito dalla fantasia di un grafico degli anni ’60. Il lettering ondeggiante, la corona di fiori che circonda il paesaggio, i colori vivaci e “acidi” del booklet interno hanno un indubbio aspetto vintage. La copertina, a differenza di quelle degli ultimi due dischi, che rappresentano il cantautore di Leicester in un ritratto fotografico, raffigura uno scenario naturale dai tratti psichedelici. Realizzata dall’amica artista e musicista scozzese Jill Leighton, l’immagine sembra voler preannunciare un contenuto che, a detta dello stesso Maddock, si configura come caratterizzato da sonorità più folk. Anche lo scatto che ritrae James nelle ultime pagine del booklet, virato nei toni del marrone, rimanda ad atmosfere rurali d’altri tempi.

Tra la realizzazione dell’album uscito nel 2020 e l’ultimo lavoro sono intercorsi le ondate di pandemia ed i periodi di lockdown, che inevitabilmente hanno lasciato tracce nell’ispirazione di molti artisti. E dunque, se in “No Time To Cry” prevalevano scenari urbani e l’amore era la tematica ricorrente, in “Little Bird” molti brani si ambientano in campagna e narrano storie di solitudine o dal sapore amaro. È un disco che contiene ballate e brani folk-rock in stile irlandese, i cui riferimenti musicali sono Dylan, Springsteen e il primo Van Morrison. Gli stessi titoli evocano spesso atmosfere meditative e il musicista di Leicester appare al suo meglio quando racconta storie come quella The Pride of Ashby de la Zouch, dedicata a un vagabondo campione di freccette e impreziosita dalla presenza di Steve Wickham dei Waterboys al violino. O come quando tratteggia il quadro rurale di altri tempi di Under Milky Wood, accompagnato dal flauto irlandese di Craig Dreyer. Tra gli altri musicisti che arricchiscono il tessuto musicale dell’album spiccano David Immergluck dei Counting Crows con il suo mandolino e l’inseparabile Brian Mitchell, che ha accompagnato Maddock anche nei suoi ultimi tour italiani, alle tastiere e alla fisarmonica.

photo by Roberto Sasso

La title track, per quanto energica e accattivante, narra di pettegolezzi di paese ed il suo protagonista si sente vittima di una situazione senza uscita. È improntata alla solitudine, quasi alla disperazione, tra invocazioni a Gesù e ad altri leader spirituali, Cry Jesus, caratterizzata da un organo che ricorda quello della E Street Band. Si incupisce la tristezza in Coming Sorrow, con immagini autunnali, lo scenario naturale delle foglie cadute a voler simboleggiare le persone scomparse. Segue la ballata Prairie Grave, arricchita dalla slide di Scott Sharrad, che racconta di un giovane migrante, giunto negli Stati Uniti dall’Inghilterra e poi sepolto in un cimitero di campagna. Una storia di rancore e di emarginazione è invece quella narrata in Another Chance, sorretta dal mandolino di Immergluck. This New Thing’s Getting Old e No Dancing sono altri due brani che parlano di frustrazione e di amarezza.

Nonostante la malinconia che pervade i testi, però, le melodie trasmettono nella maggior parte dei brani un senso di calore, quasi a voler compensare, in funzione consolatoria, i sentimenti di smarrimento e di perdita che pervadono le liriche con i timbri del violino, del mandolino, del flauto e degli altri strumenti acustici. Crystal Night, l’ultima traccia, è un brano dal sapore springsteeniano, che citando la “notte dei cristalli” del 1939 parla di intolleranza, razzismo e violenza, e ricorda il Maddock politicamente impegnato di Insanity vs. Humanity. La sorpresa contenuta nell’album è poi una ghost track dedicata a Diego Maradona, un festoso pezzo con elementi di musica latina, inserito a seguito di un progetto realizzato insieme ad Andrea Parodi.

photo by Roberto Sasso

“Little Bird in the Neighbourhood” è un disco “figlio” della pandemia, e per sua stessa ammissione Maddock ha infuso nei testi il senso di solitudine e di isolamento provato nei mesi del lockdown. Le coinvolgenti sonorità folk-rock, insieme al talento degli illustri musicisti ospiti, lo rendono comunque molto gradevole, probabilmente uno dei lavori migliori del cantautore di Leicester. Meritano attenzione, poi, i visionari disegni dell’artista Jill Leighton, degni di Lucy In The Sky With Diamonds: paesaggi onirici, funghi giganti, piante lussureggianti e rose rampicanti, in un caleidoscopio di colori, allargano la coscienza dell’ascoltatore.