Raffaele Kohler e la sua Swing Band fanno ballare Milano e tutta l’Italia tra dischi e concerti
La musica – affermazione scontata quanto inconfutabile – è un ingrediente essenziale delle nostre vite. Se poi si tratta di musica da ballo, la sua capacità di liberarci dalle preoccupazioni quotidiane, di farci sorridere e di restituirci ottimismo ed energia positiva si amplifica a dismisura. L’ideale sarebbe poter danzare su una pista, mentre un complesso o un’orchestrina suona melodie romantiche che ci fanno sognare o propone ritmi incalzanti che ci mettono le ali ai piedi. Ma ascoltando un disco, soprattutto se le note sono quelle della tromba di Raffaele Kohler e della sua Swing Band, possiamo ricreare l’atmosfera di una balera anche tra le quattro mura della nostra casa o, se la stagione lo consente, in una festa all’aperto. E fortunatamente l’ensemble meneghino ha pubblicato, nell’ultimo anno, ben due album, “Rondini” e “Una sera in balera”, entrambi distribuiti da IRD.

Il trombettista milanese, infaticabile animatore delle serate all’ombra della “Madunina” con le varie formazioni di cui fa parte insieme all’inseparabile sodale Luciano Macchia al trombone (Ottavo Richter, Slide Pistons, Raffaele Kohler Swing Trio e, last but not least, i sette della Swing Band) non si è fermato neppure durante il periodo della “zona rossa”. Nel marzo dello scorso anno, in un video divenuto virale che lo ritraeva mentre suonava la canzone simbolo del capoluogo lombardo dalla finestra di casa sua, in via Fauché, era diventato l’eroe del lockdown, ricevendo i complimenti persino da Joan Baez.
In seguito, Kohler è stato protagonista di un memorabile concerto con la sua Swing Band presso il Teatro Studio Melato a Milano, il 21 dicembre 2020, evento che è stato trasmesso in streaming.

Il 13 novembre invece, esattamente un anno fa, ha pubblicato l’album “Rondini”, registrato nel periodo in cui non era possibile suonare dal vivo a causa delle restrizioni e del coprifuoco, proprio per allietare i suoi ammiratori che, non potendo scatenarsi nei vortici delle danze in locali come lo Spirit de Milan e in tante altre location meneghine, avevano così l’opportunità di portarsi a casa un po’ di ritmo e melodia sulle note dell’ensemble guidato da Kohler.
L’operazione è stata poi bissata con un secondo disco, “Una sera in balera”, uscito pochi mesi dopo e precisamente il 17 marzo 2021, in occasione del quarantesimo compleanno del trombettista. Nell’intento del musicista, questo album doveva essere benaugurante per la ripartenza della musica dal vivo e delle attività culturali e di intrattenimento. Fortunatamente questo tipo di realtà hanno ripreso a funzionare a pieno ritmo e quindi il “pensiero positivo” di Kohler si è rivelato premonitore e vincente.
Entrambi i lavori si basano su una medesima formula: in essi si alternano pezzi originali a cover di brani celebri, cantati o strumentali. I componenti della band sono, oltre a Kohler e al già citato Macchia, la cantante Gabriella De Mango, i chitarristi Matteo D’Amico e Francesco Moglia, Giovanni Doneda al basso e Stefano Grasso alla batteria.

Alcuni brani, come le title track Rondini e Una sera in balera, sono stati composti dallo stesso Kohler; altri sono stati scritti a quattro mani dal trombettista e dalla De Mango e tra questi ultimi spicca Anteo, ninna nanna swing dedicata al figlio del musicista, di soli tre anni. Tra gli strumentali, O mia bela Madunina, che va a chiudere il primo album, non poteva mancare, sia pur rivisitata in stile New Orleans.
La maggior parte dei pezzi sono affidati alla suadente voce della cantante, ma non mancano alcune interpretazioni degli altri componenti della band: Francesco Moglia ci regala una divertente Me so’ ‘mbriacato di Mannarino, mentre il batterista Grasso propone The Sheik of Araby, uno standard jazz del 1921 noto soprattutto per la versione rock realizzata dai Beatles, reperibile nei Decca Tapes e nell’Anthology e cantata da un giovanissimo George Harrison. Matteo D’Amico si cimenta invece, non senza ironia, con Se stasera sono qui di Luigi Tenco, che molti ricorderanno interpretata da Wilma Goich, ma anche da Mina e Ornella Vanoni.
Omaggi alla milanesità sono pure Innamorati a Milano, scritta da Memo Remigi, e Nustalgia de Milan, un brano in dialetto del 1938. Le canzoni degli anni Quaranta sono diverse, da Fiorellin del prato a Mamma, voglio anch’io la fidanzata di Natalino Otto, entrambe del 1942. Una nota di colore “rosso”, invece, è garantita dalla presenza dell’Internazionale, che apre “Rondini”, e da Fischia il vento, canzone partigiana basata sull’aria popolare sovietica Katiuscia.
L’artwork di entrambi i dischi è firmato da Elisabetta Ferrari, compagna di Kohler, che ha realizzato i disegni, e dal fotografo Alessandro Viganò, autore degli scatti.
Una nota nel booklet interno di Rondini, ad opera di Gianfelice Facchetti, recita: “È Raffaele, va e viene come le rondini, e come le rondini è la sua tromba. Quando suona vuol dire che tutto andrà bene”. Con il suo sorriso contagioso e il potentissimo, inconfondibile squillo del suo strumento, Kohler è stato una figura di ispirazione per gli italiani, e per i milanesi in particolare, durante uno dei periodi più difficili della storia recente, ma è anche colui che, con i suoi dischi e le sue serate, ha restituito a molti la voglia di ballare e di divertirsi.
Potete leggere una recente intervista al musicista qui: