… ed anche di più, in modo nettamente superiore alle vostre aspettative, potrete trovarlo nell’ultimo libro di Glauco Cartocci, I Beatles nello spirito del tempo, edito da Amazon KDP e pubblicato esattamente due giorni fa, il 9 novembre 2021.

Non si tratta di una data casuale, bensì del cinquantacinquesimo anniversario della presunta morte di Paul McCartney che, secondo la teoria P.I.D, “Paul Is Dead” , di cui l’autore romano è uno dei massimi esperti in Italia, ebbe luogo il 9 novembre 1966.

Il volume di Cartocci è in realtà una nuova edizione, aggiornata e ampliata, del saggio uscito nel 2016 per i tipi di David and Matthaus. La copertina è stata disegnata dall’autore stesso, che oltre ad essere saggista e romanziere è un architetto, grafico e musicista, come ha raccontato egli stesso in questa recente intervista:

Il sottotitolo del libro è “Come quattro persone divennero quattro personaggi”: l’intento dell’autore, infatti, è quello di analizzare il fenomeno Beatles dalla sua nascita come gruppo musicale al suo divenire un’icona della cultura popolare mondiale e parte integrante dell’immaginario collettivo.

Lo studio è introdotto da una prefazione di Mauro Sposito, fondatore dei Beatbox, la migliore Beatles tribute band italiana, nella quale per anni ha rivestito il ruolo di John Lennon. Chi meglio di un interprete della musica dei Fab Four, che negli anni Duemila ha deciso di riproporre in giro per il mondo il loro repertorio in maniera fedele e impeccabile, poteva infatti dire la sua sull’evoluzione dei Quattro, divenuti, da semplici musicisti, autentici simboli ed archetipi?

The Beatbox @ Bellinzona Beatles Days, 25/07/2014 – photo by Mary Nowhere

Cartocci apre il suo saggio illustrando i fattori del cambiamento nella percezione dei Beatles, dopo il periodo di relativo oblio durato alcuni anni seguito al loro scioglimento. Purtroppo, uno egli eventi che hanno concorso, a detta dell’autore, alla mitizzazione del gruppo e dei suoi componenti è stata la prematura scomparsa di John Lennon nel dicembre 1980. In seguito McCartney inizia a riproporre i successi della band in maniera sempre più frequente nei suoi concerti, mentre Harrison dedica alla parabola dei Beatles due brani, All Those Years Ago e When We Was Fab. Si giunge, poi, alla realizzazione dell’Anthology nel 1995; nel 2000 esce la compilation One e in seguito una serie di elementi, tutti puntualmente citati dall’autore, hanno reso la storia della band un’autentica leggenda, nonostante un’altra drammatica scomparsa, quella di George Harrison nel 2001.

L’autore passa poi ad analizzare il proliferare di prodotti editoriali e mediatici dedicati al quartetto, dagli anni della Beatlemania fino ad oggi. Si parla, pertanto, di cartoni animati, fanzine, programmi televisivi e di film che vedono protagonisti i musicisti di Liverpool, mentre a serie TV, programmi e pellicole (ne esiste una produzione sterminata) in cui essi non sono presenti, ma vengono semplicemente citati o interpretati da altri attori, è dedicato un successivo capitolo del libro, uno dei più ricchi dell’intero saggio.

Molto interessante è la sezione dedicata agli artwork degli album, sia quelli dei Beatles stessi che quelli di coloro che hanno realizzato parodie o hanno reso omaggio a copertine entrate nella storia, come Abbey Road o Sgt. Pepper. Ma non può mancare Revolver, il “Mount Rushmore” del rock, o l’inquietante e censuratissima Butcher Cover. Altrettanto meritevole di una citazione è il capitolo sulla coppia John&Yoko, vero “mito nel mito”.

La sezione “Letteratura” rimanda ad autori internazionali: da Ian McEwan a Murakami Haruki, da Agatha Christie allo stesso Cartocci nei suoi volumi di fiction, sono numerosissimi gli autori che hanno citato i Fab Four o hanno dato alle loro opere titoli ispirati alle loro canzoni (si pensi, ad esempio, al romanzo Norwegian Wood o al racconto Drive My Car di Murakami, grande appassionato di musica occidentale). Si parla anche del poeta britannico Philip Larkin, che nella sua lirica Annus Mirabilis del 1967 cita Please Please Me come forza propulsiva di rinnovamento che portò ad un modo nuovo di intendere i rapport tra uomo e donna.

Nel capitolo “Arte figurativa” trova posto, tra gli altri, il comasco Fabrizio Bellanca, che ha realizzato, con una tecnica di sua invenzione, originali pannelli di alluminio anodizzato raffiguranti i Quattro.

Le sezioni successive analizzano spettacoli teatrali, fumetti e graphic novels, web-toons, fenomeni nati su Internet e curiosità di vario genere, per arrivare poi ai personaggi di contorno facenti parte dell’entourage dei Beatles, ognuno dei quali ha raccontato la loro storia dal proprio punto di vista (tra i tanti, Brian Epstein, George Martin, Pete Best, May Pang, Pauline Sutcliffe, Pattie Boyd, Cynthia Powell, Klaus Voorman sono tutti autori di libri autobiografici, biografici o documentali).

Se il “Beatlesianesimo”, come suggerisce lo stesso Cartocci, è divenuto una sorta di religione, anche lo stesso autore ha un folto stuolo di adepti, vale a dire amici, collaboratori e fedeli lettori, che hanno dato vari contributi alla riedizione del saggio e per questo sono stati menzionati nei ringraziamenti finali. La sottoscritta ha meritato un ringraziamento speciale… ebbene, con questa recensione del suo ultimo lavoro voglio esprimere tutta la mia stima e il mio affetto verso “l’impareggiabile Maestro”, come l’ho soprannominato, e naturalmente vi invito a leggere il suo ultimo libro (ma anche tutti i precedenti!)

Per saperne di più: