Il ricordo dello studio è associato soprattutto alla realizzazione dell’album di Lucio Battisti “La batteria, il contrabbasso eccetera” (1976)

L’atmosfera familiare e bucolica che regnava negli studi del Mulino di Anzano del Parco emerge nella qualità di alcune delle opere realizzate in loco. Il fotografo e art director Cesare Monti, in un post tratto dal suo blog dell’aprile 2012, evidenzia questo aspetto a proposito della copertina di “Anima Latina” di Lucio Battisti (1974), ambientata nel verde del cascinale. La photo session doveva avere luogo in una situazione che fosse il più possibile conviviale ed amichevole, con un gruppo di bambini festanti in un prato, una sorta di banda musicale improvvisata.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è anima-latina.jpg

L’immagine interna del gatefold (una donna prosperosa circondata da “maschietti” incuriositi) avrebbe dovuto invece possedere una componente “felliniana”:
Come altre volte ci si rivolse ai componenti della Numero Uno, appuntamento al Mulino con figli, nipoti, mamme, zie e nonni per una festa all’aperto: portare con sé di tutto, pentole, padelle strumenti musicali, questo fu il messaggio… riunimmo molti dei figli dei componenti della Numero Uno, convocando anche una modella, Dina, per interpretare l’Anima latina… Scegliemmo i maschi tra i 10 e  i 14 anni per rendere più realistica l’immagine. Volevo raccontare i primi pruriti sessuali, la curiosità per l’altro sesso e il timore, la timidezza. In effetti i ragazzi, ogni volta che Dina faceva svolazzare la gonna, si fermavano a guardare. Quando, sfiancati dalla fatica, s’accasciavano a terra circondando la Dina, gli occhi correvano nella scollatura, e quando si rendevano conto della presenza dei genitori, arrossivano abbassando lo sguardo. Certo sarebbe stato grande documentare una cosa simile ma, me ne accorsi solo dopo mentre facevo la scelta degli scatti “buoni”.
(https://cesaremonti.blogspot.com/2012/04/lucio-battisti-anima-latina.html)

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 22562.jpg

Un altro illustre fotografo, Roberto Masotti, recentemente scomparso e noto per la sua attività per conto di etichette come Cramps e Bla Bla e per i suoi lavori con Battiato, Finardi e gli Area, venne contattato da Claudio Bonivento della Numero Uno per realizzare degli scatti che pubblicizzassero lo studio di registrazione, finalmente allestito nell’estate del 1974.
Esso andava presentato «tramite un occhio più filtrato dalla musica o dalla ben architettata fascinazione sonora del luogo, una specie di sguardo del musicista che abbinasse a quel posto il sogno di esprimersi liberamente e senza condizionamenti». Così il fotografo ricorda la propria esperienza ad Anzano, che definisce «luogo confortevole e rassicurante dove un gruppo di musicisti poteva ritirarsi a provare e a incidere isolandosi da influenze esterne»:
C’era uno scorcio attraverso una finestra del primo piano, sulla campagna, assolutamente idilliaco, che ho fissato in fotografia. Riassumeva la magia del luogo. Lo spazio era stato risolto in modo funzionale e permetteva di avere regia e sala con gabbie e gabbiotti più ristretti per gli strumenti da isolare. Alcune macchine erano all’avanguardia e praticamente in “esclusiva”, dati i costi.
(Francesco Marchetti, Lucio Battisti. Due ragazzi attraversano l’estate, Sperling & Kupfer, 2008)

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è il-mulino-7.jpg
foto dal sito casa.it

Nel 1974 ebbe luogo al Mulino un episodio molto significativo: Battisti rilasciò una lunga intervista a a Renato Marengo, giornalista e produttore, dopo ben cinque anni in cui si era rifiutato di rilasciare dichiarazioni. Marengo era giunto ad Anzano per produrre l’album “Processione sul mare” di Tony Esposito insieme al musicista napoletano e a tutto il suo staff, ma lo studio di registrazione era occupato da Lucio, che stava riascoltando le registrazioni di “Anima Latina“. Dopo una lunga attesa Renato, nel frattempo alquanto spazientito, venne invitato dal cantautore reatino ad ascoltare l’album in anteprima. Il giornalista non era un ammiratore di Battisti, anzi nutriva una certa diffidenza nei suoi confronti e verso la sua produzione musicale a causa del fatto che egli era considerato un simpatizzante di destra. Dovette però ricredersi, innanzitutto perché Lucio si mostrò cordiale ed amichevole, non lo scorbutico personaggio descritto dai media; il nuovo disco, inoltre, gli apparve come un lavoro di grandissimo valore. La permanenza di Marengo al Mulino durò cinque giorni e le sue conversazioni con Battisti presero forma in un’intervista che venne poi pubblicata prima sul periodico Ciao 2001 e, successivamente, in un libro. In quella sede Renato ebbe inoltre modo di chiedere a Lucio se fosse fascista e quest’ultimo rispose di non essere interessato in alcun modo alla politica smentendo così, almeno in parte, le dicerie che circolavano sul suo conto.
Tra i tanti artisti in forza alla Numero Uno c’era anche la band Il Volo, un “supergruppo” composto da Alberto Radius e Mario Lavezzi alle chitarre e voce, Vince Tempera e Gabriele Lorenzi alle tastiere, Bob Callero al basso e Gianni Dall’Aglio alla batteria. La formazione, che aveva accompagnato Battisti nelle registrazioni di “Anima Latina“, realizzò nel 1975 allo studio del Mulino il proprio secondo album, “Essere o non essere? Essere! Essere! Essere!”

Il 1975 fu un’annata molto prolifica e, tra i tanti musicisti di passaggio, vide emergere il talento di Ivan Graziani. Due anni prima il musicista abruzzese aveva suonato la chitarra in un disco di Marva Jan Marrow, cantante britannica collaboratrice di Battisti, che aveva inciso la versione inglese de Il nostro caro angelo. Ivan venne poi scritturato come turnista per la Numero Uno. Dopo una breve collaborazione con la PFM, entrò in un gruppo di lavoro che comprendeva anche il batterista Walter Calloni, all’epoca giovanissimo (nato nel 1956, non aveva ancora vent’anni) e diventò il chitarrista in “La chitarra, il contrabbasso eccetera”, in cui suonò la sei corde elettrica e il mandolino, mentre Battisti tenne per sé le parti di acustica.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è antonello-venditti-ullalla-album-2021-vinile-lp2.jpg

Il 10 luglio 1976 a Seveso, cittadina della Brianza milanese a 20 km da Anzano, si verificò la terribile esplosione della ditta ICMESA che creò una nube di diossina, avvelenando il territorio circostante. Lo studio, però, non interruppe l’attività e Antonello Venditti, che aveva deciso di incidere ad Anzano il suo disco “Ullàlla” con gli stessi musicisti di Lucio, scrisse un brano sul disastro, Canzone per Seveso. Anche Mogol volle fare riferimento all’evento inserendo le parole “Brianza velenosa” nel testo di Una giornata uggiosa, quattro anni dopo.
La band del Mulino (che includeva, tra gli altri, Calloni alla batteria, Claudio Maioli alle tastiere e Hugh Bullen al basso) proseguì successivamente la collaborazione con Ivan in un terzetto di album che ne sancirono il successo: “I lupi” (1977), “Pigro” (1978) e “Agnese Dolce Agnese” (1979).
Il batterista milanese fu dunque tra i protagonisti della breve parabola degli studi anzanesi, ma lavorò in seguito anche nella vicina Carimate. Ecco cosa ha dichiarato Walter in esclusiva per noi:
Il Mulino, come il Castello, era davvero un posto unico. Se tra le mura degli Stone Castle Studios si respirava la storia, ad Anzano era possibile, quando non c’era il feeling giusto, interrompere le prove e andare a fare una cavalcata! Il clima era disteso, le tempistiche non erano pressanti, ma si dilatavano. Quanto a Battisti, era una persona molto esigente, era pignolo e amava curare personalmente ogni dettaglio. Faceva arrivare dall’America sofisticate strumentazioni, ma all’epoca le conoscenze non erano sufficienti per sfruttare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie. Si sperimentava molto. L’atmosfera era comunque intima, familiare, rilassata, in una location splendida in mezzo alla natura.

Ivan Graziani e Lucio Battisti fotografati da Cesare Monti (foto dal sito wallofsoundgallery.com)

Sicuramente uno degli album più emblematici realizzati al Mulino fu il già citato “La batteria, il contrabbasso eccetera” di Lucio Battisti. Le registrazioni ebbero luogo nell’estate 1975 e la pubblicazione avvenne nel febbraio dell’anno seguente. Il disco includeva Ancora tu, che risultò il 45 giri più venduto in Italia quell’anno e fu tradotta anche in lingua spagnola. Il videoclip del brano, diretto da Ruggero Miti per la rubrica Odeon del TG2, rimase inedito fino al 1998. La photo session per la copertina, invece, sempre realizzata nei dintorni del Mulino, ha una rocambolesca storia che il suo autore, il già citato “Caesar” Monti, racconta nel suo blog  (https://cesaremonti.blogspot.com/2013/11/lucio-battisti-la-batteria-il.html) . L’idea era quella di fotografare Lucio mentre correva attraverso una pozzanghera, spruzzando acqua tutt’attorno ed esprimendo energia e vitalità. La location viene individuata dall’art director nei pressi del lago di Alserio:
… lo raggiunsi (Battisti) con Vanda (Vanda Spinello, la moglie di Cesare, ndr.) al Mulino dove stava registrando, andai in perlustrazione e trovai lì vicino in mezzo alla boscaglia una strada sterrata, quello era il luogo adatto. Si decise per il giorno dopo, la sera prima aveva piovuto ed era tutto una pozzanghera, il che rendeva la cosa più interessante ma si stava prosciugando per il sole che si era alzato. Trovai una canna abbastanza lunga per poter annaffiare la strada, rafforzando così le pozze. Lucio si era preparato e, conoscendomi, si era messo sotto i vestiti una muta: sapeva che la giornata sarebbe stata lunga e molto “bagnata”.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è lucio-nel-fango.jpg

La realizzazione degli scatti della corsa nel fango si rivelò però più difficile del previsto e al termine della sessione fotografica il cantautore si ammalò:
Incominciai a scattare ma gli spruzzi non si alzavano abbastanza, decisi allora di rafforzare lanciando dei sassi, eravamo degli incoscienti, io per primo e lui dietro, ad un certo punto fece uno scivolone, arrivando con la testa a pochi centimetri da un masso enorme, si rialzò come se niente fosse e riprese. Di scivoloni ne fece altri ancora, alcuni più rovinosi, ma ogni volta si tirava su dicendo: “Ahò, c’ho er fisico”.
Il giorno dopo gli telefonai per dirgli che le foto andavano bene: mi rispose Grazia
(Grazia Letizia Veronese, consorte di Lucio, ndr.) perché era a letto con la febbre alta.

Monti supervisionò anche le riprese del videoclip di Ancora tu, ma a distanza di anni espresse in proposito un giudizio negativo:
 Lucio, bontà sua, si fidava solo di me, pretese che fossi presente e partecipassi alla sceneggiatura. Incontrai il regista Ruggero Miti, un ragazzo simpaticissimo, e ricostruimmo la storia della copertina. Tutto fu girato in una mattina, poi al pomeriggio si girò un altro video con Lucio che andava in bicicletta, ma non ricordo il titolo del pezzo. Dopo anni, rivedendo quel lavoro, trovai la qualità scadente sia come fotografia che come sceneggiatura. Non si può girare nel tempo di una mezza giornata un filmato da quattro minuti: è sicuramente un documento storico, ma dal livello discutibile. Lucio avrebbe meritato di meglio.

L’allagamento creato a bella posta per il photoshoot di “La batteria, il contrabbasso eccetera” fu però di cattivo auspicio. Nell’ottobre 1976, mentre Ivan Graziani stava registrando ad Anzano “I lupi”, ci fu una tremenda alluvione dovuta alle ingenti piogge e alla conseguente tracimazione di un laghetto nelle vicinanze. Così racconta Gianfranco Salvatore nel volume L’arcobaleno. Storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c’erano (ed. Giunti, 2000):
Ivan Graziani… sentì un gran fragore e aprì la porta dello studio. Non l’avesse mai fatto: furono inondati lui, lo studio, l’intero Mulino. Nel giro di pochi minuti tutti si trovarono immersi nell’acqua fino ai fianchi.
L’inondazione fu equanime. Si portò via, assieme al Mulino, tutti i sogni che avevano fatto lì, ma anche tutte le loro delusioni e i loro dubbi. La vita e la musica sarebbero continuate altrove.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ivan-graziani-i-lupi-album-ristampa-vinile-lp2.jpg

Lucio Battisti aveva iniziato a registrare ad Anzano le basi per “Io, noi, tutti” e, poco dopo, partì per gli Stati Uniti per ultimare la lavorazione del disco. L’avventura brianzola della società “Prato verde” di Mogol-Battisti, titolare dello studio, era finita; quattro anni dopo si interruppe anche il sodalizio artistico tra i due, dopo l’album “Una giornata uggiosa”. Questioni relative alla ripartizione dei diritti sulle canzoni portarono al termine di una fruttuosa collaborazione durata quindici anni.
La stagione del Mulino di Anzano, dunque, fu brevissima. Gli artisti e gli addetti ai lavori che frequentarono la cascina ne serbano, come è evidente dalle loro testimonianze, ricordi positivi e nostalgici. A chi non ha vissuto quell’epoca restano invece, tra i solchi dei vinili, le emozioni e le energie sprigionate da una combinazione di fattori che resero quel periodo della discografia italiana davvero unico e, forse, irripetibile.

Articoli correlati