La raccolta poetica di Yoko Ono: istruzioni per la vita e per l’arte

Yoko Ono è sempre stata una figura discussa e i fans dei Beatles hanno preso posizioni contrastanti nei suoi confronti, accusandola di essere una delle principali cause dello scioglimento del gruppo, da una parte, o ritenendola ispiratrice e co-creatrice di molte delle realizzazioni artistiche del Lennon solista. Tra i lavori nati dal sodalizio tra il fondatore del Beatles e l’artista d’avanguardia c’è Imagine, titolo non solo del celeberrimo brano e dell’omonimo album del 1971, ma anche della pellicola coprodotta e interpretata dalla coppia e recentemente riproposta nelle sale cinematografiche.

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La genesi di Imagine è, per ammissione dello stesso Lennon, legata a Grapefruit, raccolta poetica dell’artista giapponese pubblicata per la prima volta nel 1964 e considerata come una pietra miliare dell’arte concettuale, ma anche come diretta fonte di ispirazione per il leggendario brano e per l’intero disco.

Il titolo Grapefruit, pompelmo, venne scelto da Ono poiché ella considerava il frutto come un ibrido tra arancia e limone e quindi un simbolo di se stessa come “ibrido spirituale”. Il volume era originariamente diviso in cinque parti, intitolate Music, Painting, Event, Poetry e Object, le quali contengono oltre 150 “instruction pieces”, vale a dire istruzioni di vario genere pensate per la realizzazione di performances artistiche interattive o virtuali o, semplicemente, per il raggiungimento di una condizione spirituale da parte del lettore.

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La seconda edizione dell’opera venne pubblicata nel 1970 dall’editore newyorchese Simon & Schuster e contiene un’introduzione scritta da John, oltre a delle sezioni aggiuntive, Film, Dance e Architecture, con nuovi “instruction pieces” e altro materiale tra cui la descrizione del celebre Cut Piece, in cui Yoko lascia che membri del pubblico taglino con le forbici i vestiti che indossa.
Il volume è stato tradotto nel 2005 da M. Piumini per Mondadori con il sottotitolo “Istruzioni per l’arte e per la vita” e merita una lettura non solo da parte dagli eventuali beatlesiani “completisti” che si accostano ad esso solo perché è stato scritto dalla moglie di John, ma soprattutto da chi desideri assaporare, meditare, immaginare surreali ed evocative ipotesi di messe in scena che potrebbero avere luogo tanto su un palco quanto nella mente di chi legge.

Merita sicuramente di essere citato “Cloud Piece”: “Imagine the clouds dripping.
Dig a hole in your garden to put them in.” Il testo è riportato sul retrocopertina dell’album Imagine e si pone, dunque, come elemento di ispirazione dell’omonimo brano e dell’artwork del disco, in cui il volto di John viene accostato al cielo azzurro e a una nuvola. Sulla stessa linea, ecco il mini-copione “John Lennon as a young cloud”: “Scene 1) Open and close inside John’s head; Scene 2) Open and close inside other people’s head; Scene 3) Open and close sky.”

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Il tema del cielo e delle nuvole è ricorrente, come quello della neve; gli elementi naturali creano scenari visionari, onirici, sinestesici, come quando un migliaio di soli che splendono nel cielo per un’ora possono diventare un panino al tonno (“Tunafish Sandwich Piece”). Meritano una citazione anche i Tape Pieces, che suggeriscono di registrare “voices of fish on the night on a full moon”, o “the sound of the snow falling”. La natura è presente anche nei City Pieces: “Step in all the puddles in the city”, “Blow hats all over the city” (“Wind Piece”). Alcune istruzioni sono irrealizzabili, come Cough Piece, “Keep coughing a year” e altre cruente, come Blood Piece: “Use your blood to paint. Keep painting until you faint. Keep painting until you die”.

Non tutte le istruzioni invitano ad agire: si legga infatti Sleeping Piece : “Write all the things you want to do. Ask others to do them and sleep until they finish doing them. Sleep as long as you can.”

Vi sono pagine più immediate, altre di difficile comprensione. Si può individuare però una tematica ricorrente: l’opera d’arte in senso “classico” viene superata nel tentativo di rendere la creazione artistica un atto condiviso con il pubblico. Le performances visuali, teatrali, musicali, cinematografiche possono esistere solo nella mente del lettore (“Painting to be constructed in your head”) o possono essere attuate soltanto con il suo contributo (“Touch each other”). Ecco che l’atto artistico diviene partecipato: del resto il volumetto è fatto di istruzioni, di imperativi dichiarativi come“imagine”, “think”, “observe”, o concreti come“put”, “cut”, “build”, “make”, “break”. L’opera, quindi, diviene interattiva e chi ne usufruisce deve aggiungervi qualcosa di suo.

Quando John incontrò Yoko per la prima volta alla Indica Gallery di Londra nel 1966, dopo aver apprezzato “Ceiling Painting/Yes Painting” e aver contribuito con il suo humour all’”Hammer Nail In Piece”, le chiese quando si sarebbero potuti rivedere ad una delle performances teatrali che stavano incuriosendo il pubblico londinese. La risposta di Ono fu porgergli un biglietto con la scritta “Breathe”. In questa parola possiamo riassumere, forse, la sua concezione artistica, fatta di insolite proposte ma anche di gentili inviti a farsi tutt’uno con la natura e con la fantasia: “respira”, “immagina”, “sogna”: “a dream you dream alone is just a dream, but a dream you dream together is reality”.