Scarlet Rivera e Thom Chacon: due straordinari personaggi di cui ho avuto occasione di parlare più volte su questo blog, ma ai quali oggi dedico altro spazio, dato che, in occasione della loro ultima data italiana, lo scorso 24 maggio a Verano Brianza, ho avuto modo di intervistarli. L’altra sera i due artisti hanno reso omaggio a Bob Dylan in un concerto d’eccezione, intitolato Dylan Dreams, in occasione dell’81mo compleanno del songwriter. Scarlet, con il suo mitico violino, ci ha riportati indietro nel tempo al 1975, anno in cui il suo fascino e la sua abilità di musicista “stregarono” il musicista di Duluth che, come è noto, la coinvolse nel suo album Desire e nel tour della Rolling Thunder Review. Thom Chacon, uno dei migliori cantautori della nuova scena americana, definito dalla critica erede di John Mellencamp e Townes Van Zandt, da sempre racconta storie di frontiera, quella tra Stati Uniti e Messico: vicende di immigrazione, di disperazione e speranza.

Scarlet e Thom hanno condiviso spesso il palco in questa tournée appena terminata: hanno partecipato al Townes Van Zandt Festival a Figino Serenza e hanno girato l’Italia da Nord a Sud, dal Trentino alla Puglia, ricevendo una calorosa accoglienza da parte del pubblico. Ma i due artisti sono legati a Dylan, e quindi, anche se indirettamente, tra di loro, per vari motivi: se la collaborazione tra la violinista e il cantautore è ben nota, Chacon è stato l’anno scorso in tour, facendo tappa anche da noi, con Tony Garnier, bassista di Dylan, che ha suonato anche nei suoi album Blood In The Usa (2018) e Marigolds And Ghosts (2021). Thom, inoltre, abita a Durango, Colorado, città immortalata nella celeberrima Romance In Durango, uno dei più amati brani di Desire. E qui il cerchio si chiude…

Entrambi gli artisti, prima di rientrare negli Stati Uniti, hanno promesso di ritornare quanto prima in Italia, un luogo che amano moltissimo. Scarlet era già stata nel nostro Paese negli anni ’90, in tour con Tracy Chapman, ma è stato il 2019 il momento in cui è scoccata la scintilla che l’ha fatta innamorare della nostra terra, alla quale è legata da lontane origini (per metà siciliane e per metà irlandesi). In quell’anno, infatti, Eric Andersen aveva invitato la violinista a raggiungerlo in uno dei suoi concerti italiani. Qui Scarlet aveva incontrato Andrea Parodi e, dopo un paio di settimane, in novembre, aveva suonato con lui e i suoi Borderlobo in un memorabile concerto al pub Amandla di Cermenate (io c’ero!). E l’inconfondibile timbro del suo strumento ha impreziosito Gabriela y Chava Moreno, una delle più belle tracce dell’album Andrea Parodi Zabala, uscito lo scorso anno. Ma ecco che cosa è emerso dalla mia conversazione con Scarlet e Thom.

Scarlet, Thom, è per me una straordinaria opportunità ospitarvi nel mio blog, proprio oggi, il vostro ultimo giorno in Italia… quali sono i più bei ricordi che porterete con voi quando tornerete a casa?
Scarlet: Di tutti i luoghi che ho visitato e di tutte le venues in cui ho suonato non posso citarne uno in particolare… sono moltissimi e sono stati tutti estremamente significativi per me, dal Nord al Sud. Ho apprezzato, in modo particolare, il pubblico, che ha dimostrato moltissimo affetto verso noi musicisti e una grandissima attenzione nei confronti della nostra musica. Pertanto non vedo l’ora di tornare a suonare qui in Italia!
Thom: Sicuramente porterò con me nel cuore tutte le persone che ho conosciuto. Gli italiani sono gentilissimi, affettuosi, ti abbracciano… è stata una fantastica esperienza stare a contatto con loro! Inoltre sono straordinariamente attenti ai testi delle canzoni, il che, per un cantautore, è indubbiamente una soddisfazione. Naturalmente anche lo squisito cibo italiano è qualcosa che ricorderò… e poi tutti i posti che ho visitato… in particolare Napoli, Barletta, gli Appennini. In realtà tutti i luoghi avevano qualcosa di speciale, perché ciò che contraddistingue l’Italia è la straordinaria varietà del paesaggio: ci sono persino delle vallate che mi ricordano quelle del New Mexico. Quando tornerò negli USA suonerò a Santa Fe, dopo di che mi prenderò una pausa dai concerti fino all’autunno, ma il prossimo anno mi piacerebbe ritornare a suonare qui da voi.
Scarlet, prima del tuo ultimo EP appena uscito, intitolato Dylan Dreams, in cui hai interpretato alcuni brani di Bob, avevi pubblicato un altro EP, All Of Me. Come hai avuto occasione di raccontare più volte, ti sei “scoperta” cantante relativamente tardi…
Sono stata una strumentista per tutta la vita e in effetti All Of Me è stato il primo disco in cui ho cantato tutti i brani. All’inizio della carriera non mi sentivo sicura di me come cantante, anche se lo stesso Bob mi aveva chiesto più volte di farlo. Quando poi, finalmente, ho deciso di cimentarmi con la vocalità, la mia performance è stata paragonata a quella di Johnny Cash e dello stesso Dylan in versione femminile e questa definizione, ovviamente, mi ha dato una grande soddisfazione.
Thom, il tuo ultimo album, uscito l’anno scorso, si intitola Marigolds and Ghosts. Mi incuriosisce l’accostamento di queste due immagini: i fiori, che hanno una connotazione positiva, e i fantasmi, che evocano paura e mistero… cosa c’è all’origine del brano che dà il titolo al disco?
L’ispirazione del brano proviene da un mio caro amico, anche lui cantautore, che soffriva di tossicodipendenza e che aveva trascorso un periodo in prigione. Durante la reclusione lui era afflitto da allucinazioni di fantasmi e fiori, così gli ho chiesto di poter usare queste immagini per scrivere una canzone a lui dedicata: “So you disappeared into nothing/sleeping in the car at the river’s edge / you awoke in a fever and a heart of darkness/marigolds and ghosts around your head”.

Scarlet, hai origini irlandesi e hai voluto esprimere questo legame con le tue radici in diversi album di musica celtica. Ti piacerebbe, in futuro, rendere omaggio anche alla Sicilia in un tuo lavoro?
Ci sono moltissime altre cose che vorrei fare, prima… vorrei realizzare un intero album con canzoni di Dylan ed ho in mentre altri progetti… può darsi, prima o poi, che io decida di occuparmi anche di musica tradizionale italiana.
Thom, ho saputo che, oltre alla tua attività come musicista, svolgi anche un altro lavoro, vale a dire accompagni gruppi di turisti a cavallo tra gli stupendi paesaggi del Colorado…
Si, conduco gruppi di persone a cavallo nel territorio di Durango, dove vivo, a metà strada tra le montagne del Colorado e il deserto del New Mexico. Organizzo anche gite anche in barca lungo il fiume, dove insegno ai turisti la tecnica del “fly-fishing” per pescare le trote.
Entrambi i musicisti, dunque, hanno espresso il desiderio di tornare a suonare in Italia al più presto. Speriamo davvero, pertanto, di rivederli in tour il prossimo anno!

