Le mie ultime recensioni pubblicate sul sito “L’Isola che non c’era/L’Isola della Musica italiana”
Ecco la seconda “puntata” del repost delle mie recensioni di album usciti nel 2022 sul sito http://www.lisolachenoncera.it/rivista/ .
Mi sono occupata di artisti emergenti come Ibisco, ma anche di “vecchie conoscenze” come i Diaframma, passando per i lavori di musicisti che conosco personalmente e che ho avuto modo di apprezzare più volte dal vivo, come la bravissima Beatrice Campisi. Per gli articoli completi rimando, naturalmente, al sito dell’Isola. Buona (ri)lettura!
Gabriele Priolo, La prigione dei pupazzi

“La prigione dei pupazzi, il recente album di Gabriele Priolo, è un lavoro complesso e articolato, in cui emergono diverse anime – la scrittura cantautorale, il legame con la terra d’origine, il gusto della sperimentazione – e al tempo stesso coerente. Si tratta del quarto full-length dell’artista dopo Giuseppe degli spiriti (2014), scelto dal Club Tenco nell’ambito del contest “Il Tenco Ascolta”, Occidente (2015) e Poetry (2018). I brani che compongono il disco si possono racchiudere in tre ideali capitoli, Ieri, Oggi e Domani, annunciati nei titoli di tre di essi, mentre contenuti e sonorità rimandano a questa scansione temporale, che prende forma in una commistione di differenti modalità espressive. Il progetto si compone di 11 canzoni e tre brevi interludi”.
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http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/la-prigione-dei-pupazzi/
Link alla recensione dell’artwork (dal sito artovercovers.com):
Comandante Spirito & Que Viva Gang Orchestra, Que Viva Gang!

“Il canzoniere dei Gang, come lo ha definito lo stesso Marino Severini, è una grande casa con tante stanze, una per ogni canzone. Que Viva Gang, l’album-tributo alla band marchigiana realizzato da Gianluca Spirito – chitarrista dei Modena City Ramblers – e dalla sua Que Viva Gang Orchestra, racchiude dieci canzoni come altrettante stanze, calde e accoglienti, dove ritrovare parole, note e personaggi familiari. Ma le stanze (la metafora è sempre di Marino, come si legge nelle note di copertina del disco) sono state ridipinte, ristrutturate, ampliate, arricchite di nuove energie e di nuove idee”.
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Ibisco, Nowhere Emilia
“Nowhere Emilia: un titolo che sembra una contraddizione in termini, ma che al tempo stesso prefigura l’idea che il territorio padano possa essere un luogo dove smarrirsi nel nulla della quotidianità per poi ritrovare la propria autenticità. I due elementi sono accostati in un contrasto quasi stridente al primo sguardo ma, proprio perché la peculiarità della lingua inglese è quella di poter giocare con la polisemia delle parole, scomponendole e piegandole a molteplici significati, nowhere può diventare no-where, nessun luogo, ed anche now-here, ora e qui”.
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Beatrice Campisi, Ombre

“Le radici della tradizione e le ali che conducono verso l’orizzonte della contemporaneità e dell’evoluzione del sé: queste due immagini riassumono l’atmosfera che pervade Ombre, il secondo album di Beatrice Campisi uscito in questo inizio di estate. La cantautrice rende omaggio alla sua Sicilia, utilizzando il dialetto come forma espressiva in alcuni brani che rievocano ambienti, paesaggi, usanze e ricordi legati all’isola; altrove si lascia andare a rappresentazioni oniriche, ma tratteggia anche scenari metropolitani, mantenendo una visione lucida e attenta all’attualità che getta uno sguardo anche alla realtà dei meno fortunati”.
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Casa del Vento, Alle corde

“La boxe come metafora della vita: combattere, rischiare, trionfare o finire al tappeto sono situazioni e possibilità di fronte alle quali la quotidianità pone gli individui. Ma anche quando si viene messi alle corde è necessario utilizzare le proprie doti di resilienza, o di resistenza, per trovare una via d’uscita. Questa è la filosofia alla base del nuovo disco della Casa del Vento, intitolato, appunto, Alle corde. Sulla copertina fanno bella mostra di sé un paio di guantoni appartenuti al pugile toscano Sandro Mazinghi (1938-2020), più volte campione italiano, europeo e del mondo nella categoria dei pesi medi”.
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Eugene, Seven Years in Space

“Seven Years in Space è l’emblematico titolo del nuovo album di Eugene, al secolo Eugenio Valente. Artista eclettico, produttore, storico collaboratore di Andy (ex Bluvertigo) e Garbo, che ha accompagnato con le sue tastiere nel corso degli ultimi tour, ed inoltre doppiatore, compositore di colonne sonore e remixer, Valente ha impiegato esattamente sette anni per concepire e realizzare questo nuovo lavoro. Un disco proiettato nel domani, per percorrere spazi inesplorati della galassia a bordo di un’astronave che ci conduce verso mondi alieni ed esperienze futuribili. Ma, al tempo stesso, un percorso a ritroso nel tempo, che ci catapulta negli anni ‘80, in piena era electrowave synth-pop”.
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Davide Dudu Morandi, Vecchio come la luna

“Il 1969 è l’anno in cui il primo uomo ha messo piede sulla superficie lunare, ma è anche l’anno di nascita di Davide ‘Dudu’ Morandi, vocalist dei Modena City Ramblers e dei Dudu Folk Experience. Possiamo dire che il cantante abbia la stessa età del primo contatto con il nostro satellite, dunque Vecchio come la luna è il significativo titolo del suo primo album da solista, concepito due anni fa e realizzato grazie al crowdfunding tramite la piattaforma Produzioni dal basso“.
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Diaframma, Ora

“Ora, il ventunesimo album dei Diaframma, nasce, come ha spiegato lo stesso frontman Federico Fiumani, dall’esigenza di rielaborare il lutto per la scomparsa della madre. Quattro degli otto brani che compongono il lavoro sono pertanto legati a questa tematica, in maniera esplicita o metaforica. In diverse interviste il cantautore ha dichiarato che questo evento, avvenuto a dicembre 2021, non lo ha colto di sorpresa, data l’età avanzata della genitrice (98 anni), tuttavia ha suscitato in lui una serie di considerazioni sui propri rapporti familiari, che sono stati talvolta disfunzionali, e sulle dinamiche relazionali e le loro conseguenze sull’equilibrio degli individui”.
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