A Pavia la presentazione tra parole, musica e danza del volume “La stagione dell’amore” di Enrico Impalà

Franco Battiato è stato un grandissimo cantautore, ricercatore e sperimentatore in ambito musicale, ma anche un uomo dalla profonda spiritualità. Un “mistico contemporaneo, capace di trasformare ogni aspetto della realtà in poesia”: così lo ha definito Enrico Impalà nel suo libro “Battiato – La stagione dell’amore – Quando l’umano si tinge di trascendenza” (TS Edizioni), un viaggio lungo i sentieri dell’anima del musicista siciliano attraverso i testi delle sue canzoni, stralci di interviste, ricordi e testimonianze di amici e collaboratori.

Trentatré brevi capitoli, ognuno introdotto dai versi più significativi composti da Franco, ne ripercorrono la parabola umana ed artistica, con il contributo di tanti personaggi che hanno lavorato con lui e che al suo fianco hanno percorso un tratto di strada e di vita: dal produttore Francesco Messina al giornalista e presentatore Gianluca Verga, a Gianfranco D’Adda, storico batterista e percussionista in tanti album e tour, a Renato Franchi, che con Gianfranco assistette alla presentazione in anteprima di Fetus e Pollution al Teatro La Torre di Rescaldina. E poi le cantanti Nathalie e Andrea Mirò, Gianni Morandi, Eugenio Finardi, Dalia Gaberščik e moltissimi altri.

Il volume è stato presentato l’altra sera, venerdì 3 giugno, nella suggestiva cornice del Piccolo Chiostro San Mauro di Pavia, nell’ambito di un bellissimo evento che ha coinvolto anche Renato Franchi & His Band per la parte musicale: il cantautore ed il suo ensemble hanno reso omaggio al repertorio di Battiato con le loro “suggestioni cosmiche”, interpretandone i brani con l’accompagnamento delle coreografie di Elena Lago, analogamente a come è avvenuto lo scorso sabato 28 maggio al Cineteatro Gloria di Como.

Impalà, scrittore, docente e saggista, ha raccontato la genesi del suo libro dialogando con Luca Crippa, anch’egli scrittore e docente, e con Giuseppe Caffulli, direttore della casa editrice TS. Rievocando la nascita del progetto, l’autore ha ricordato di aver avvertito una forte emozione Il 18 maggio 2021, data della morte di Franco Battiato, a causa della scomparsa della figura di un artista che lo aveva accompagnato per tutta la vita, a partire dal 1981, l’anno de “La voce del padrone”, con le sue canzoni, ma anche con il suo sguardo proteso verso la trascendenza.

Impalà ha definito il musicista un ricercatore della verità ed ha voluto pertanto, a sua volta, ricercarne le radici della spiritualità non soltanto ripercorrendo ed indagando le sue opere, ma anche confrontandosi con chi lo aveva conosciuto. Una sorta di “segno del destino” è stato rappresentato dal fatto che, mentre lo scrittore stava parlando di questo progetto con Paolo Pieretto, cantautore e titolare dello Stand Bike Cafè di Borgarello, autentico crocevia di eventi musicali e culturali dell’area pavese, quest’ultimo gli ha prontamente fornito i numeri telefonici di una serie di artisti che avrebbero potuto essere interpellati in merito ai loro trascorsi con Battiato. Da questa fortunata circostanza ha preso avvio la stesura del libro.

Luca Crippa ha paragonato Battiato a Leonardo Da Vinci partendo da un’affermazione di quest’ultimo: quando l’artista cerca di riprodurre la realtà, la conosce e ne comprende il mistero. Realizzare un’opera d’arte non è un mero esercizio estetico, un’espressione di talento, ma è ricercare la verità, e tutta la produzione di Battiato è stata improntata a questa ricerca. Il cantautore, inoltre, ha avuto la capacità di unire diversi linguaggi, appartenenti a registri e culture differenti, e si è dunque configurato come musicista fruibile da un vastissimo pubblico, a diversi livelli di complessità.

Impalà ha quindi ricordato come tappa fondamentale dell’evoluzione spirituale di Battiato il suo periodo sperimentale, nei primi anni Settanta, che lo portò ad un immediato successo ma anche ad un grande stress, conducendolo a New York per uno “stacco” durante il quale attraversò una fase depressiva. Come reazione a questo momento, il cantautore iniziò un lungo percorso di ricerca interiore in cui indagò anche il significato della morte e del distacco dalla vita. Si accostò alla meditazione, a religioni e culture differenti. Dedicò anche un documentario, Oltre il Bardo, a questa tematica, in cui diede spazio a diverse figure e punti di vista sull’argomento. Negli ultimi sette anni di vita Franco, provato dalla malattia, fu seguito da un “amico dell’anima”, padre Guidalberto Bormolini, che lo accompagnò a prepararsi al momento del suo transito terreno. Lo scrittore ha avuto modo di incontrarlo e il religioso ha riportato come, poco prima del trapasso, l’artista avesse una luce non comune negli occhi.

Un altro aspetto della spiritualità indagato dal libro è quello del rapporto tra il musicista e la filosofia di G. I. Gurdjeff, definito dallo stesso Franco come colui che aveva creato una sintesi tra il pensiero occidentale e quello orientale, applicando il misticismo alla vita quotidiana. Le dottrine del pensatore, oltre ad influenzarne le scelte di vita, sono riscontrabili anche nei suoi testi, primo fra tutti quello di Centro di gravità permanente, ma anche in quelli in cui è presente il riferimento alla danza, che secondo il filosofo consente il “risveglio” dell’individuo dalla propria inconsapevolezza. Grande spazio viene poi dedicato all’attività del Battiato cineasta, condotta tra risultati alterni e discussi; un intero capitolo, poi, è dedicato al brano La cura, accostato, per la sua profondità e per il suo potere “terapeutico”, al Salmo 30.

Durante la presentazione Impalà ha poi evidenziato come con il sentimento dell’amore “terreno” Battiato avesse un rapporto particolare: il musicista raccontava di non essere in grado di provare amore per un’unica persona, considerando questo tipo di rapporto troppo intenso e totalizzante, perciò non ricercò nella sua vita una relazione esclusiva, ma si circondò sempre di affetti e amici con i quali mantenne legami intimi e privilegiati. In conclusione, Crippa ha dato lettura del testo della canzone che dà il titolo al libro, La stagione dell’amore, che è stata poi interpretata con grande intensità espressiva da Renato Franchi e dai suoi musicisti: Dan Shim Sara Galasso al violino, Umberto De Paolis al violoncello, Roberto Nassini alla fisarmonica, Joselito Carboni alla chitarra elettrica e al basso, Gianni Colombo al pianoforte ed organo Hammond, Viki Ferrara alla batteria e l’immancabile Gianfranco D’Adda alle percussioni.

Dopo la suggestiva coreografia di Elena Lago sulle note de L’ombra della luce, intrisa di drammaticità, la band ha quindi proposto una serie di brani scelti tra i più significativi del cantautore, dal primo successo pop È l’amore a Up Patriots To Arms, Prospettiva Nevskij, Bandiera bianca, L’animale, E ti vengo a cercare, L’era del cinghiale bianco, La cura ed altri, più due brani del proprio repertorio (Angeli nel vento e Incanto) per poi concludere con la coinvolgente Centro di gravità permanente.

La conferenza ed il concerto hanno raggiunto momenti molto toccanti, e se lo stesso Franco ebbe modo di avere numerose esperienze mistiche durante la sua vita, la rievocazione della sua figura in parole e in musica ha prodotto negli spettatori grande partecipazione emotiva e, a tratti, commozione. “Non si finirà mai di conoscere Battiato” ha affermato in chiusura l’autore, poiché l’opera di questo artista si potrebbe ripercorrere ed approfondire all’infinito, così come infinito è stato il suo amore per la verità e profonda è stata la sua indagine spirituale.